2014: un anno di Bari

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logo_lega_serie_bLe fasi principali di un anno ricco di fatti

BARI – ll 2014 del Bari è stato un anno pazzesco. Decidere di ripercorrerlo è come sedersi sulle montagne russe e poi lasciarsi trascinare dalle emozioni degli eventi, dal cuore in gola, dalla dimensione persuasiva dell’incertezza. Un protagonista su tutti, Gianluca Paparesta. E una data iscritta nel firmamento biancorosso, il 20 maggio, giorno della decisiva asta d’acquisto del club. Sul campo una cavalcata irripetibile. Fuori: campagne social, selfie, migliaia di scritte pro-Bari, feste in città. #ComprateLaBari è diventato fenomeno cult anche fuori dalla Puglia. Imitato da piazze in comune situazione d’affanno; applaudito, avallato e diffuso da gente comune e vip, baresi e non solo. I play-off del Bari sono stati invece materia di libri e di film in uscita, di ringraziamenti in Comune, di un grande sogno e di qualche lacrima finale, di delusione, ma senza rimpianto. Riavvolgiamo il nastro.

La Bari a gennaio è una squadra senza soldi, stoicamente tenuta a galla dal profilo pane e salame di Guido Angelozzi, destinata a salutare dal suo interno il suo irrefrenabile club manager, in rotta con la proprietà, e pronto a scalare posizioni dall’esterno. Paparesta muove le coscienze lasciando, con un sogno mai annullato nel cassetto, il suo posto in società. Attacca l’immobilismo dei superstiti, e lancia la volata. Angelozzi nel frattempo chiude il mercato con acquisti low-cost: due su tutti, Nadarevic e Cani, si riveleranno assai preziosi nell’economia della stagione. Eppure, l’inizio del girone di ritorno non sembra confortante. Il Bari della strana coppia Alberti e Zavettieri, perde quattro delle prime sei gare dell’anno. Crescono gli impulsi attorno alla società, viene pignorato il cartellino di Galano.

É Marzo quando i Matarrese decidono di gettare la spugna, inchiodati da un’intera città. L’ultra centenaria storia biancorossa finisce in gestione fallimentare, nelle mani appassionate e tifose di un professore, Gianvito Giannelli, e di un commercialista, Marcello Danisi. La squadra come d’incanto inizia a vincere: il pubblico, ottenuto il fallimento, si rianima e torna a calcare massiciamente gli spalti del San Nicola. Vanno ko nell’ordine Lanciano, Avellino e Trapani. É il 6 aprile quando il Bari regala una prova di forza strepitosa, rifilando tre reti alla corazzata Empoli, in odore di Serie A. Il Tribunale di Bari fissa intanto il primo incanto d’asta. É Paparesta l’uomo dei sogni sul quale puntare.

Il 20 aprile Bari si ferma davanti ad un’aula giudiziaria. L’offerta c’è, ma non è valida. L’appuntamento è rimandato di una settimana. Il tempo stringe, e gli acquirenti indugiano, anche la seconda asta si rivela un flop totale. Si decide tutto alla terza, il prezzo d’acquisto cala bruscamente, è l’ultima occasione per salvare il Bari. I calciatori scattano foto ispirando il moto del web. Torna in scena pure Montemurro, è lui questa volta il favorito in tandem con Rosati. Poi, il 20 maggio, il colpo di scena: si presentano addirittura in 4, compreso il misterioso Cipollone, il campano Izzo e l’ormai inatteso Paparesta, appena in tempo per consegnare la sua offerta.

“Cipollone-Paparesta-Cipollone-Paparesta…”, è la storia di un duello infinito di rilanci declamato dal giudice De Simone in una mattinata afosa. Prima di pranzo il boato e la fumata bianca: Paparesta ha vinto la sua battaglia, smentendo gli scettici, una rincorsa pazzesca. Cifra d’acquisto 4.8 milioni, a fine mese la firma dal notaio. La neonata si chiamerà Football Club Bari 1908E in campo? I biancorossi sono una furia ma rischiano di compromettere tutto perdendo alla penultima giornata lo scontro diretto per i play-off contro lo Spezia. Serve un miracolo all’ultima giornata, in casa contro il Novara. La squadra va persino sotto, poi si rialza. L’albanese Cani prima sale in cielo e impatta di testa, poi allunga il piedone e segna il sorpasso. A Polenta e Beltrame il compito di mettere in ghiacco la partita e promuovere il Bari agli spareggi di giugno. Un traguardo meritato.

La città sembra impazzita, scomoda i maxi-schermi, calca le vie centrali e si infiamma per l’incoraggiante blitz di Crotone. Poi la corsa si arresta, definitivamente. I biancorossi perdono l’approdo in A nella gara d’andata della semifinale col Latina, al San Nicola la grande beffa è firmata proprio dall’ex Ristovski. Al ritorno i pontini rischiano ma non crollano, il Bari è fuori, in un misto di lacrime e applausi. Il resto è storia recente: Paparesta dispensa fiducia. Promette la A, sceglie a luglio Mangia e Antonelli, e conduce un mercato da protagonista. Torna dalla squalifica anche Caputo. I risultati però non arrivano, il Bari si spegne, macina sconfitte, cambia allenatore. A novembre il nome nuovo è Nicola ma il disco non cambia. Il finale d’anno è amaro in campo, e tinto di giallo fuori. Dov’è finito il diesse? Progetto tecnico in discussione, domande e ribaltoni alle porte. La Bari conclude l’anno con l’incertezza di quando l’aveva iniziato.

[Daniel Giangaspero –