Crisi Milan: rossoneri senza anima e gioco

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logo MilanContro il Napoli riaffiorano i problemi della scorsa stagione

MILANO – Doveva essere l’anno della rinascita, l’anno del Milan. Un mercato importante aveva acceso l’entusiasmo dei tifosi e a Mihajlovic era stato affidato il compito di riportare la squadra in alto. Negare che la rosa sia più forte di quella dell’anno scorso sarebbe da matti: Bacca e Luiz Adriano non sono Destro e Pazzini, Bertolacci non è Muntari, Kucka non è Essien e Romagnoli è di certo un ottimo difensore. Ma allora come è possibile che il Milan stia continuando ad avere gli stessi problemi dello scorso anno?

Forse perchè il problema più grande non è tattico, ma psicologico. Aver scelto Mihajlovic sembrava un chiaro indizio di voler correggere questa problematica. Arrivato come un sergente di ferro sembrava intenzionato a far risorgere una squadra allo sbando. Le amichevoli estive e le prime giornate avevano dato speranze a tanti tifosi: il Milan aveva dimostrato di avere personalità e voglia di imporre il proprio gioco. Ma il match contro il Napoli ha fatto crollare il castello costruito da Mihajlovic. La squadra è scesa in campo intimorita, insicura e il gol regalato dopo aver perso palla in fase difensiva ne è la prova: la paura di sbagliare ha indotto all’errore. Dopo il gol la reazione è stata troppo timida e la seconda rete ha definitivamente annientato il Milan.

Problemi di testa, dunque. Squadra senza anima, senza personalità. Tutto questo mette in evidenza altre lacune, che per quanto gravi, sono ingigantite dal contorno appena descritto. Il centrocampo è il reparto che ne risente di più, ovviamente. Dopo tutto le partite si vincono e si perdono lì ed è ovvio che senza personalità il centrocampo è il primo a venire sovrastato. Da qui derivano i problemi di difesa e attacco. La coppia Bacca-Adriano, per quanto abbia seminato correndo per tutto il campo, non ha raccolto: nessun pallone potenzialmente pericoloso è stato loro servito. La difesa, senza filtro davanti, si dimostra piena di buchi. Inoltre, se a questo si aggiunge che Mihajlovic vuole sempre che l’azione parta dai centrali difensivi, il quadro è completo: la paura di perdere palla si trasforma in errore. I rinvii dal fondo si trasformano in potenziali occasioni per gli avversari. Prova sono il primo gol preso con il Napoli e l’espulsione di Romagnoli a Genova: serie di passaggi in difesa, pressione avversaria, lancio disperato, palla persa, giocatori mal posizionati e frittata fatta.

Insomma, per risolvere i problemi tattici bisogna prima risolvere quelli mentali. Una squadra che punta al terzo posto non può avere giocatori che hanno paura di avere la palla tra i piedi e non sanno che farsene. Il sergente Mihajlovic deve forse mettere da parte i modi bruschi e infondere alla squadra un po’ più di sicurezza.

[Stefano Bressi – Fonte: www.ilveromilanista.it]