Milan-Inter è già derby

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Eccoci puntuali all’ultimo editoriale del 2011. Siamo a due settimane dal derby di Milano, ma non c’è bisogno nemmeno di dirlo. Che fosse già derby, ce ne eravamo già accorti dallo spettacolino imbastito sul labiale di Zlatan Ibrahimovic nel secondo tempo di Cagliari-Milan. Ci ha pensato l’orchestrina e sono passati con il piattino, rimasto purtroppo vuoto. A dar fiato all’ipocrisia con le strisce e i colori dei soliti noti, una imprecazione di Ibra, assolutamente la stessa di Corvia nel secondo tempo di Inter-Lecce. Ma di Corvia nessuno ha scritto o bisbigliato, su Ibra invece giù immagini, dalli con le ipotesi più nere e via libera alla questua con la richiesta di due/tre giornate di squalifica. Ennesimo tentativo di sovrapporre le regole mediatiche a quelle del Giudice Sportivo. Spiacenti, nisba, piattino vuoto.

Derby dunque. Per Massimiliano Allegri (“Rinnovo già deciso”, ha dichiarato il presidente Berlusconi e lo confermano anche i più stretti collaboratori del tecnico, si sta discutendo solo di ingaggio), uno strano appuntamento. Da quando l’allenatore toscano guida il Milan, non ha mai affrontato due derby di fila con lo stesso allenatore dall’altra parte. Allegri ha iniziato misurandosi con Benitez (1-0, rigore di Ibra dopo il fallo di Materazzi), passando poi a Leonardo (3-0, reti di Pato, Pato e Cassano) e a Gasperini (2-1, con lo stadio di Pechino quasi interamente rossonero, 26′ titolo dell’era Berlusconi e 17′ sfumato dell’era Moratti), mentre il 15 Gennaio l’appuntamento è con Claudio Ranieri. Che sia il preludio al derby prossimo venturo con Spalletti? Nell’attesa, il derby d’andata è un bel tabù da sfatare per Massimiliano Allegri che, da quando allena il Milan, non ha mai battuto il tecnico romano. In ogni caso Allegri da quando è al Milan ha vinto uno Scudetto e una Supercoppa di Lega. In questa stagione è in testa alla classifica ed è da due mesi (dal 2 Novembre) qualificato agli Ottavi di Champions League. Allegri è il tecnico di una squadra che, negli ultimi 25 anni, ha fatto 8 Finali di Champions League ed è la squadra italiana con il maggior numero di partecipazioni (15) alla Champions stessa da quando la Uefa ha varato il nuovo formato della Coppa dei Campioni.

Pato. Nessuna trattativa e nessuna seria prospettiva di cessione. Ma dovesse mai accadere, ce li vediamo già. Quelli che Pato è sempre rotto, quelli che Pato non incide nelle partite importanti, quelli che Pato gioca solo per la figlia del Presidente, sono pronti a diventare quelli che ma siete matti a cedere uno così giovane con già 60 gol all’attivo, quelli che il Milan se ne pentirà, quelli che Milan guarda Pato quanto è bravo. E’ il giochino dei saltimbanchi della parola. In ogni caso smascherati, con la sua semplicità, da quella bravissima persona e ottimo professionista che risponde al nome di Cesare Prandelli, il C.t. della nostra Nazionale. A domanda su Pirlo pallone d’oro, fatta nel Dicembre 2011 e MAI fatta prima, il buon Cesare ha risposto: “Ma guardate che sono dieci anni che Pirlo è su questi livelli…”. Grandissimo.

Firme autorevoli hanno scritto di recente che il Milan subisce il fascino del cattivo per ragioni di bilancio. Ci sono pochi soldi (ma chi in Italia è competitivo ad alti livelli sul mercato internazionale?) e allora si cerca di risparmiare sfruttando le rotture degli altri. Sarà. Intanto non è una colpa acquistare un giocatore a 24 piuttosto che a 70. Ma la sentenza non tiene conto della voglia di riscatto con cui arriva a Milanello il fuoriclasse reduce da una rottura in un grande Club. La voglia di dimostrare, di avere ragione, di ricollocarsi sul piedistallo, per Ibra e Cassano è stato così. Carlitos Tevez ad esempio ne ha una voglia pazza, nei suoi dialoghi con il Milan dimostra una energia fuori dal comune. Un’onda che sarà difficile da arginare. Se arrivasse, ma la trattativa sarà lunga, dura e complicata, dovrà essere uno stimolo per tutti gli altri attaccanti del Milan. I campioni non reagiscono andando a caccia di fantasmi, ma accettando la sfida. Proprio come ha fatto Antonio Cassano nel mese di Agosto del 2011, per non andare troppo lontano e per non rimanere sul generico.

Riuscirà in questo caso anche Alessandro Matri a vivere come uno grande stimolo l’imminente arrivo di Marco Borriello? La Juventus, infatti, pur avendo precise priorità al centro della difesa e sulla fascia sinistra sempre dietro, punta innanzitutto a rimpinguare il reparto là davanti dove c’è già il tutto esaurito: oltre a Matri e Vucinic, ci sono anche Quagliarella, Del Piero, Iaquinta, Amauri e Toni. Largo, adesso, anche a Borriello. Marco è un ottimo centravanti, un uomo-reparto importante, ma fa assolutamente scopa con Matri. Il bravo Alessandro, serio e continuo (15 gol da Febbraio 2011 a Dicembre 2011, nell’intero anno solare juventino), come la sua estrazione e la sua famiglia, appartiene alla stessa fascia di rendimento di punte come Borriello e Pazzini: colpi, media di 15 gol a stagione, movimenti, qualche acuto e tanta generosità. A cosa serve sovrapporre due attaccanti molto simili fra loro nel mercato di gennaio bianconero, quando manca un difensore centrale e a sinistra gioca fuori ruolo Chiellini.

[Mauro Suma –