Inter alla canna del Gas. Moratti ha già lanciato l’ultimatum

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I miracoli son roba per allenatori Unti dall’Altissimo. Mister Josè rientra nel riservatissimo club: non ha idee rivoluzionarie, ma sa prendere decisioni a seconda di quel che il destino gli mette tra le mani. Il resto lo fa la dialettica, dono di mammà (la signora Mourinho deve essere una rompiballe micidiale). Mister Giampiero (Gasperini) non è Unto per niente: per arrivare dov’è s’è fatto un mazzo così. Bravo, bene, bis. Quando “arrivi” e non sei Special, però, ti tocca scegliere: 1) Vai dritto per la tua strada come fanno i muli col paraocchi perché sai che puoi farcela da solo. 2) Capisci che a certi livelli – se non ti chiami Sacchi – devi essere meno cocciuto e forse è meglio se rivedi il tuo “credo” pallonaro.

Il “caso Gasperini” racconta la favella di un allenatore che, consapevole, ha fatto e sta facendo di tutto per mettersi nei guai. A Palermo l’allenatore con la zazzera ha scelto di vestire i panni del Tafazzi con la lavagnetta: difesa a tre (contro il parere di patron Moratti e di gran parte dell’opinione pubblica), Pazzini in panchina (contro il parere di patron Moratti e di gran parte dell’opinione pubblica), Sneijder pure (contro il parere di patron Moratti e di gran parte dell’opinione pubblica). Come dire: vinco con le mie idee alla faccia di tutti. Gli è andata male, ma anche in caso di successo avrebbe migliorato di pochissimo la sua posizione di “precario per natura”: in fondo tutti avrebbero aspettato il primo passo falso per rinfacciargli il fatto di essere un fortunello capitato per caso sulla panchina dei campioni del mondo.

Dice: . Facilissimo. L’allenatore saggio deve semplicemente trasformarsi in un gran paraculo e dire “sì” anche se pensa “no”. Soprattutto, il malcapitato deve porsi due semplici domande prima di cominciare. 1) L’Inter deve ringraziare me per aver accettato il posto o sono io che devo ringraziare l’Inter per avermi offerto un’opportunità mostruosa? 2) Io, allenatore provinciale, impongo il lavaggio del cervello a gente che ha vinto tutto come Cambiasso, Zanetti, Sneijder e altri mammasantissimi o è meglio se mi faccio guidare da loro tra le sacre vie di Appiano Gentile, un tempo solcate dal dio Mou?

Ebbene, Gasperini ha scelto di percorrere la strada del lucido suicidio professionale e difficilmente ne uscirà vivo. Si può dire che Moratti è un presidente complicato, che la società Inter attraversa un periodo di crisi, che se prendi un tecnico che adora il 3-4-3 difficilmente cambierà modulo, ma una cosa è sicura: mister Gasperini è stato avvisato, consigliato, guidato verso la via della tranquillità ed invece ha preferito alzare una barriera alta e fastidiosa. Ora, al di là dei risultati, ha solo una chance per salvarsi: fare un passo indietro e reimpostare la squadra nel modo in cui la squadra medesima vuole giocare. Così fece l’Unto Josè e alla fine vinse tutto, così non fece il bisunto Benitez e finì (senza aver troppe colpe, sia chiaro) a strafogarsi di pandori e panettoni fuori dal cancello della Pinetina.

Osservazioni a vanvera su questa prima, bislacca, giornata di serie A. La Juventus è ufficialmente tornata una società vincente. Badate bene: non per il roboante 4-1 che ha steso il Parma (bravissimo Conte – la sua mano si vede eccome -, bravissimi anche i giocatori che hanno già formato un “gruppo” nonostante arrivino da svariate esperienze diverse), la differenza semmai la fanno le dichiarazione pre e post gara dei vari Agnelli, Elkann e dello stesso Conte. . Tutti segnali che evidenziano come la Signora non è più la signorina sbiadita degli ultimi anni, ma ha ritrovato la cattiveria tipica delle matrone che spaventano i bambini. Del resto la regola è sempre la stessa: se sei buono e stai simpatico a tutti significa che sei un perdente, se al contrario rompi le balle e fai la figura del cattivo molto probabilmente sei un vincente. Solo un appunto: è legittimo che i dirigenti bianconeri cerchino giustizia in giro per il globo, ma forse non è il caso di tirare in ballo società avversarie che poco c’entrano con il pressapochismo di coloro che in Italia devono decidere e invece non decidono mai (leggi: palazzo federale).

Ultime sul Milan, impegnato a Barcellona nel campo in cui uscire con un pareggio è già un’impresa. Mancherà Ibra, per qualcuno “strategicamente” infortunato per evitare la sfida da ex: chi la pensa così non conosce Zlatan, uno che giocherebbe anche le partite all’oratorio. L’esordio in campionato del diavolo ha detto che i figliocci di Allegri hanno diversi problemi da risolvere e non riguardano esclusivamente i singoli. La partita pareggiata contro la Lazio ha detto che il vero limite attuale dei rossoneri sta nel rispetto delle distanze tra i reparti. Una squadra allungata amplifica i problemi della difesa e nasconde il vero guaio tattico: il disordine a centrocampo. Manca fiato, mancano idee (quelle che ha Pirlo per capirci). Contro Iniesta, Xavi e fratellastri vari può essere letale.

Pensierino finale. Per Luis Enrique vale il discorso fatto a Gasperini: solo un passo indietro può levarlo dal precipizio. Entrambi farebbero bene a prendere lezioni dal vero personaggio del fine settimana: mister-Mangia, l’allenatore scelto dal patron mangia-mister. Contro ogni pronostico “mangerà” il panettone. Forse…

[Fabrizio Biasin – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]