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2009-03-22

Storia dei Mondiali di Calcio: Il Ritorno della Celeste


Siamo giunti al 1950. L’Europa ed il Mondo intero sono appena usciti con le ossa rotte da un conflitto senza precedenti nella storia dell’umanità.
La Germania Nazista è stata smembrata. L’Italia si lascia alle spalle la dittatura fascista e sta cercando di tornare ad una vita democratica. Quando la nostra Nazione fu invitata gli azzurri tentennarono: il paese era ancora in fase di ricostruzione dopo la fine della guerra: perché i detentori accettassero l'invito probabilmente fu decisiva l'offerta della FIFA, che aveva promesso di pagare alla delegazione azzurra tutte le spese necessarie per la trasferta. Nel complesso i meccanismi delle qualificazioni al mondiale 1950 furono poco chiari: a causa delle precarie condizioni economiche e sociali di molti paesi che ancora portavano le stimmate del conflitto mondiale vi furono numerose defezioni ed esclusioni.
Nel tentativo di correre ai ripari assicurando alla competizione il numero minimo di partecipanti, la FIFA finì per ripescare anche squadre precedentemente eliminate. Poco prima dell'inizio del torneo, l'India fu squalificata perché il regolamento impediva di giocare a piedi nudi, come invece richiesto dagli atleti. Lo strage di Superga (in cui perì il Grande Torino), aveva lasciato pesanti tracce sulla psicologia di tutto il calcio italiano. L'emozione degenerò in psicosi quando la delegazione azzurra si rifiutò di prendere l'aereo per recarsi in Brasile e preferì alla trasvolata oceanica un massacrante viaggio in nave lungo tre settimane.
I calciatori arrivarono in Sud America stanchi e poco allenati, visto che i palloni erano finiti tutti in mare dopo pochi giorni. I nostri esordiscono contro gli svedesi e perderanno 3-2 ed a nulla servirà il pronto riscatto contro il Paraguay che supereremo 2-0. Nel Girone Finale (erano stati aboliti gli scontri diretti) si registra il 7-1 del Brasile (superfavorito per la vittoria finale) sulla Svezia ed il 6-1 della stessa armata a scapito degli spagnoli. Nella partita decisiva per acquisire il titolo, praticamente una Finalissima a tutto tondo, si affrontano Brasile appunto e Uruguay.
I padroni di casa passarono in vantaggio con Friaça all'inizio del secondo tempo ma, quando i giochi sembravano fatti, l'Uruguay prima pareggiò con la sua stella, Schiaffino, e poi passò addirittura in vantaggio con Ghiggia, dando vita a quello che in tutto il mondo è ricordato come il Disastro del Maracanã, O Maracanaço. Fu un dramma per tutto il paese; venne proclamato lutto nazionale e molta gente che aveva scommesso tutti i suoi averi sulla vittoria del Brasile finì in rovina o si suicidò.
La nazionale brasiliana abbandonò persino il vecchio colore delle casacche per passare ad una divisa verde e oro che riprendeva i colori della bandiera nazionale. L'Uruguay invece festeggiò la seconda vittoria in due partecipazioni.
Ecco il tabellino dell’ultimo atto:
Brasile: Barbosa; Augusto, Juvenal, Bauer, Danilo, Bigode, Friaça, Zizinho, Ademir, Jair, Chico. Allenatore: Costa
Uruguay: Máspoli; M. Gonzales, Tejera, Gambetta, Varela, Andrade, Ghiggia, Pérez, Miguez, Schiaffino, Morán- Allenatore: Lopez
Reti: 46' Friaça (BRA), 58' Schiaffino (URU), 61' Ghiggia (URU)
Arbitro: Reader (Inghilterra) Estadio Maracaná, Rio de Janeiro
Spetttatori: 200.000
Classifica marcatori:
9 Ademir (Brasile)
5 Schiaffino (Uruguay) e Zarra (Spagna)
4 Chico (Brasile), Basora (Spagna), Ghiggia e Miguez (Uruguay)
3 Palmer, Sundqvist e Andersson (Svezia)
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