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2009-02-06

Milan: noi ci crediamo!


Ecco 10 buoni motivi per credere nell'impresa "Scudetto".
Adesso si entra nel vivo: il Milan non può più sbagliare, la rincorsa all'Inter dev'essere martellante e senza errori, anche per tenere dietro la Juventus che fa sempre comodo. I tifosi rossoneri sono sulle spine per Beckham (rimane o deve tornare in America?) ma soprattutto vogliono capire se davvero questo Mlan è diventato una macchina forte e affidabile o se devono aspettarsi qualche altra defaillance stile Palermo. Proviamo a dare la risposta? Sì, il Milan è 'cresciuto'. Ecco 10 motivi per credere nell'impresa (è consigliabile, per scaramanzia, toccare ferro).
1. Entusiasmo crescente - Nelle ultime settimane il morale in casa Milan è salito vertiginosamente: merito dei risultati positivi, certo, della bella novità Beckham, dell'allegria e dei gol di Pato, senza dimenticarsi del gesto d'amore di Kakà: tutti questi elementi hanno cementato il gruppo e dato grande carica a tutto l'ambiente, che psicologicamente è più forte che mai. Non che prima qualcuno remasse nella direzione sbagliata, però certamente ora la squadra è davvero coesa, ottimista e conscia di avere grandi potenzialità.
2. Finali in crescendo - E' consuetudine del Milan degli ultimi anni: prima parte di stagione con qualche stento e poi rincorsona nella seconda metà. Se negli anni passati la 'seconda parte in crescendo' veniva concentrata nella scalata europea - obbiettivo peraltro fallito l'anno scorso, ma i riflessi positivi della rimonta si sono visti, in parte, in campionato - adesso non potrà che essere il campionato il campo di battaglia ove concentrare tutte le forze per il conseguimento di un traguardo atteso ormai dal 2004.
3. Corsi e ricorsi storici - E' venuto in mente a molti, vedendo l'inzuccata di Ambro contro la Lazio: il ricordo del suo sigillo scudetto in quell'Olimpico, cinque anni fa. E allora via con i remake: da Pato che ricorda lo Shevchenko dei tempi aurei a Bologna-Milan 1-4 come prima giornata del girone di ritorno, stessa situazione del tricolore 1999; da Abbiati che vola tra i pali, determinante come in quel titolo di dieci anni fa, a chissà quante altre analogie con qualche trionfo del passato. L'auspicio è che la cabala possa, a volte, tramutarsi in realtà!
4. Un attaccante sontuoso - Patinho è migliorato e cresciuto in maniera vertiginosa negli ultimi tempi: l'anno scorso il suo impatto era stato fragoroso e i suoi nove gol pesanti; nonostante quel fastidioso infortunio era sembrato sempre quel folletto scoppiettante. Quest'anno è partito più a rilento, con qualche golletto tra settembre e ottobre; poi a novembre la definitiva esplosione, enfatizzata dalle doppiette a Udinese e Roma (dopo la sosta) e consacrata dalla perla alla Fiorentina. Il papero ora è più concreto e segna come un vero bomber, oltre a non accantonare virtuosismi e guizzi d'autore. E' lui il cannone principale di questo Milan.
5. Beckham coi fiocchi - E' stato scritto e detto un'infinità di volte: l'ingresso del campione inglese nel campionato italiano ha dato una scossa notevole al Milan. Vero. Beckham con il suo ordine tattico, i cambi di gioco chirurgici e la tempra da leone è diventato, in sole 5 partite, un uomo chiave per la squadra. Le news dell'ultima ora parlano di larghe possibilità che David rimanga al Milan: proprio in questi giorni i suoi legali sono impegnati a trattare con i Galaxy, proprietari del suo cartellino. Galliani, che domenica notte sembrava molto ottimista, non si sbilancia. Se Beckham rimane è un acquisto incredibile e inaspettato (degno di precedenti come Cudicini e Cafu, dati per arrugginiti e invece ancora fenomenali); se andrà via avrà comunque dato una spinta vigorosa all'ambiente.
6. Fiducia nel mister - Mister Ancelotti dà fiducia: basta guardarlo in azione sulla panchina del Diavolo per avere un senso di sicurezza. Per sentirsi 'a casa'. Chi l'avrebbe mai detto, in quell'inverno 2001 in cui sostituì l'Imperatore Terim, che 8 anni dopo sarebbe stato ancora lì, con 400 panchine rossonere in bacheca e 8 trofei speciali regalati alla storia della società? Comandante dal cuore d'oro, Ancelotti sa cosa vuol dire condurre il Milan al trionfo: e il sentore è che anche questa volta non sbaglierà. Non solo i sentimenti parlano per lui: ha messo da parte - momentaneamente - Sheva, Inzaghi e Ronaldinho in funzione di un modulo (e di un Pato) che rende tantissimo; ha dato fiducia al suo pupillo Seedorf (che nell'ultimo scorcio è apparso in crescita e sta cancellando la prima parte di stagione opaca); ha creato un centrocampo solido, ordinato e geometrico con Pirlo e Beckham ben sincronizzati. Se l'è cavata quando la difesa era a pezzi, ora che è recuperato anche Bonera può solo andare meglio. Un grande mister.
7. Attributi da vincenti - Rispetto, ad esempio, alla Juventus, il Milan può vantare una serie di campioni molto più esperti e quindi carismatici, già rodati ai successi. Non è un vantaggio da poco. Seppure strepitosi e pimpanti, i giovani bianconeri restano un'incognita che rischia di scoppiare, come, ad esempio, si è visto nelle due gare di fila contro Udinese e Cagliari. Più difficile la sfida con l'Inter, ma in casa nerazzurra potrebbero influire in negativo le convinzioni di essere i più forti, di avere già vinto, o semplicemente di essere squadra 'che dà fastidio'.
8. Stimoli da calendario - La difficoltà di un calendario che vede il Milan opposto, nelle ultime giornate, a squadre come Fiorentina e Roma (tra le altre) potrebbe essere motivo di ottimismo per alcuni e pessimismo per altri: in casa Milan, abituati a vedere i Ragazzi esaltarsi nelle notti da brivido, propendiamo per la prima ipotesi. E' più facile vedere il Milan scivolare con la Cavese che non con il Real Madrid. La storia lo insegna.
9. Una formula collaudata - Il bel Milan degli ultimi tempi si è trovato a brillare attorno al modulo con Kakà e Seedorf in appoggio a Pirlo: come già ripetuto, l'innesto di Beckham ha dato ulteriore smalto e robustezza all'apparato di gioco, che ora sembra perfetto. Nei primi mesi della stagione, anche con questa strategia, spesso il gioco sembrava casuale, abbandonato a sè stesso, a lanci senza capo né coda e a discese futili dei terzini. Ora invece tutto funziona alla meraviglia: le sovrapposizioni degli esterni, i cross al centro, il possesso di palla curato e delizioso, gli attacchi più decisi ai fortini avversari. Senza un sistema di gioco non si poteva andare da nessuna parte, ora che il Milan ha ritrovato la sua personalità diventa letale.
10. Cuore rossonero - Sarà una tesi forzata, potrebbe sembrare un motivo riempitivo e invece non è così. Sarà fondamentale il cuore rossonero. Quello dei tifosi che cantano per la squadra, quello di Abbiati a volare tra i pali decisivo come da ragazzino. Quello del Capitano, alla ricerca dell'ultimo brivido di una carriera leggendaria. Quello di Andreino Pirlo e Clarence Seedorf, i filosofi del pallone, e quello di Rino Gattuso che tornerà tardi ma sta accumulando una voglia di mangiare il campo da fare paura. Il cuore rossonero di Ricky Kakà, che già ha fatto etica e che ora aspetta la ricompensa dal campo. Il cuoricino rossonero di Pato, che non è più quello esibito dopo i primi gol (i gossip dicono si sia mollato con la fidanzatina) ma quello che pulsa nel petto di un fuoriclasse che, ne siamo certi, farà tanta strada con le strisce rossonere. Il cuore rossonero di tutti i Ragazzi, compresi l'immortale SuperPippo Inzaghi, che soffre dalla panchina, o come il più agitato Adriano Galliani. Lo scudetto si deciderà sul filo dei nervi e sarà, probabilmente, anche una faccenda di cuore.
|di Rino Gissi - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 232 volte


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