Sabrina Orlandi, nasce in Piemonte ma fin da piccola si trasferisce con la famiglia in Romagna, a Cesena, poi a Bologna, città che l'adotta. Da sempre si occupa di calcio e precisamente del Bologna FC. Conduce su è-tv "Il pallone nel 7" (lunedi alle 21) e su Radio Nettuno "Lui e Lei" (mercoledi, ore 18), con Gianfranco Civolani. Ormai è a tutti gli effetti una tifosa rossoblu.
Iniziamo dalle notizie positive. Domenica Marco Di Vaio è tornato al gol, eguagliando il suo record stagionale di 20 reti e raggiungendo Ibrahimovic in cima alla classifica dei capocannonieri. Segno che il Bologna ha il suo uomo-salvezza, che è a lui che deve tornare ad aggrapparsi?
Certamente sì, il Bologna ha il suo uomo-salvezza. Di Vaio è sesto nella classifica della Scarpa d’Oro insieme a Ibrahimovic e Messi, un grande tra i grandi, e con i suoi 20 gol sui 34 segnati complessivamente dal Bologna, incide per il 58%. Un dato positivo che stride con la situazione attuale del Bologna e con il cammino travagliato della squadra. Ma Di Vaio può essere l’uomo salvezza, sia per i suoi gol che per la sua serietà e la sua determinazione in allenamento e durante le partite. Lui poi è uno che non ama rimarcare i propri meriti personali e soffre perché a questi suoi risultati positivi non corrisponde un momento positivo della squadra. Come uomo salvezza, su tutti, c’è Di Vaio, sia per le reti che per il tipo di persona che è: i compagni dovrebbero prenderlo ad esempio.
Per contro c’è una difesa che continua a prendere gol. Che idea ti sei fatta della retroguardia rossoblu, in che cosa difetta?
Che non ci sia un alto tasso di qualità è sotto gli occhi di tutti, anche se comunque da metà classifica in giù non è che le altre squadre abbiano chissà quale difesa. Non si tratta solo di qualità, ma di chimica, di movimenti, di sincronismi. La cosa preoccupante è che se non c’è riuscito Mihajlovic a migliorare la situazione, lui che è stato un grande difensore e che curava la fase difensiva in maniera quasi morbosa, vuol dire che effettivamente i giocatori non si integrano. Il problema, al di là dei clamorosi errori individuali che tutti abbiamo visto come ad esempio quelli di Terzi e Belleri contro il Palermo o Antonioli sul quarto gol subìto dal Siena, è che subentra la sfiducia, quella sensazione psicologica per cui ogni volta che gli avversari attaccano si pensa di subire gol. La difesa, purtroppo, è sempre stato un problema. Questo, però, più che il momento di rimarcare gli errori è il momento di esaltare gli aspetti positivi.
La società ha dunque ragione quando dice che oggi come oggi sarebbe un delitto non crederci?
Ritengo giusto il comunicato della società. I processi li stiamo per certi versi facendo tutti, perché è giusto analizzare certe situazioni. Ma è anche vero che aumentare il sentimento di pessimismo, entrare nella spirale disfattista non serve a nessuno. Se c’è una chance è giusto sfruttarla fino in fondo.
E le chance sembrano esserci. Il Bologna è in crisi, ma Lecce e Torino non stanno meglio e la Reggina, che pure sembra in ripresa, ha comunque tre punti in meno…
Direi che se fino a due settimane fa poteva essere una gara a due tra Torino e Bologna, a questo punto sia invece un ‘tutti contro tutti’. La Reggina ha la prossima contro la Juve, col risultato quindi che sembra già segnato, ma poi ha un calendario abbordabile e se poi vince lo scontro diretto col Bologna, è lì. Lo stesso Lecce ha la possibilità di risollevarsi. Non ce n’è una che sta sensibilmente meglio delle altre, visto anche che il Torino arriva dalla batosta subita dal Milan. Direi che tra queste quattro squadre è un ‘tutti contro tutti’ per quella che alla fine resterà in A: dipenderà dal calendario, dalle motivazioni.
Da qui alla fine il Bologna giocherà quattro partite su sei in casa e si tratta di scontri diretti per la salvezza. Proprio al Dall’Ara i rossoblu sembrano però soffrire particolarmente. Come si può trasformare il calendario in un vantaggio concreto?
Grazie al pubblico. Domenica arriverà il Genoa, che ha ambizioni da Champions, ma poi ci saranno Lecce e Reggina. In casa il Bologna ha sinora trovato più difficoltà perché è la squadra che gioca in casa che deve fare la partita mentre fuori non è chiamata ad impostare e può sfruttare le occasioni che si vengono a creare. Il pubblico, i tifosi possono dunque essere il fattore positivo in più, sostenendo la squadra.
Secondo te l’esperimento del 3-5-2 può considerarsi già concluso? E’ ipotizzabile un ritorno al 4-5-1 già dalla prossima partita?
Difficile dirlo con esattezza oggi, ad ancora diversi giorni dalla partita. Appena arrivato Papadopulo ha detto che riteneva la difesa a tre adatta anche a maggiore protezione della porta. Certo domenica il nuovo allenatore ha visto tutti i limiti della squadra e qualche correttivo lo potrebbe fare e credo anche abbia capito che Di Vaio rende meglio quando agisce da solo là davanti. I problemi sono comunque emersi sia con la difesa a quattro che a tre. Per domenica potrebbe esserci anche qualche recupero, visto anche che comunque, col Palermo, Belleri ha giocato fuori ruolo. I tre potrebbero, eventualmente, essere Castellini, Moras e Terzi.
Da domani la squadra sarà in ritiro. Pensi che possa essere utile?
Penso di sì, c’è la possibilità di stare insieme, confrontarsi. Papadopulo potrà conoscere ancora meglio i giocatori dal punto di vista caratteriale, capire a chi si può affidare, chi ha il carisma e la personalità giusti. Conosce bene tutti per quanto riguarda le caratteristiche tecniche, ma può aver bisogno di conoscere meglio l’aspetto caratteriale. In questo senso il ritiro magari non farà la differenza, ma può essere positivo. |di Cinzia Saccomanni - Fonte: www.zerocinquantuno.it| - articolo letto 807 volte