La Lazio ce l’ha fatta. La Lazio è in finale. Una serata trionfale una squadra d’applaudire uno spettacolo che i tifosi biancocelesti dimenticheranno difficilmente. Missione compiuta dunque e con non poche difficoltà. Serviva l’impresa ed il carattere da grande. Rossi e i suoi l’hanno tirato fuori ed hanno vinto. Un bagno di folla dai colori del cielo, che spiccano nel tiepido Olimpico di Torino per regalare agli eroi di Delio un pezzo di cielo Romano e l’effige amica dell’aquila laziale. Quattromila, forse cinque o addirittura di più. Un fiume intero di persone partite dalla capitale con un sogno in testa e poche speranze per realizzarlo. La finale di coppa il 13 maggio quale chimera da raggiungere per giocarsi un titolo che manca da cinque anni dalla bacheca di Formello. Un trofeo spesso dimenticato e sottovalutato, ma a cui alla fine della competizione nessuno vuole mai rinunciare. La Juve si ferma e cede il passo ad una Lazio cinica e tosta che si è giocata la semifinale in maniera perfetta e senza sbavature. Ha vinto Rossi, ha vinto il suo lavoro, ha vinto l’orgoglio della Lazio, la classe dei suoi talenti e l’amore dei suoi tifosi. Parte subito forte la Lazio che al 5’ mette i brividi alla Juve. Lichtsteiner aziona i motori lungo l’out di destra e giunto sul fondo crossa in area. Il lancio secco e preciso dell’elvetico manda in tilt la retroguardia bianconera. Marchionni infatti con un sbilenco rinvio regala palla a Rocchi. Capitan Tommaso calcia in porta di prima intenzione, ma la palla deviata dal muro bianconero da solo la sensazione del gol terminando fuori. La squadra biancoceleste è ben disposta in campo. Con il suo quartetto di centrocampo e la poca distanza fra i reparti, la compagine allenata da Rossi blocca a perfezione le fonti di manovra juventine. I due folletti laziali di nome Foggia e Zàrate poi combinano il resto. La manovra di Pasqualino infatti mette in difficoltà i padroni di casa svariando da destra a sinistra. Il talento argentino invece al 19’ fa la barba al palo con una botta terrificante dal limite dell’area uscita di pochissimo. Tre minuti più tardi rispondono i bianconeri, ma il colpo di testa di Iaquinta su cross di Giovinco e la conclusione al volo di Mellberg un attimo dopo spaventano e basta. Per giocare e vincere con la Juventus serve la prova perfetta e non abbassare mai la guardia. Rossi lo sa bene ed è per questo che si arrabbia con Pasquale Foggia quando al 30’ il folletto laziale perde palla sulla trequarti e lancia la ripartenza bianconera. Veloce, fulminea la squadra di Ranieri con pochi tocchi si proietta dalle parti di Muslera. È Trezeguet a provare la botta dal limite dell’area su assist di Iaquinta. Il portierino uruguaiano però si esibisce in tuffo e raccoglie applausi. Non c’è paura da parte della Lazio. È una notte da vivere a pieno, è una notte che vale una stagione e si vede. Rossi incita i suoi, l’Olimpico sventola i colori dell’aquila, il clima si surriscalda e la Lazio affonda le sue lame. La compattezza juventina scricchiola davanti alla miscela esplosiva fatta di estro e concentrazione biancoceleste e al 38’ la Lazio sblocca il risultato. Il vantaggio arriva improvviso e regala meraviglia come ogni capolavoro che si rispetti. L’artista è sempre lo stesso e si chiama Mauro Zàrate. Il pibe d’Haedo sale in cattedra senza paura e lo fa con la solita sfrontatezza e il solito carattere da piccolo fuori classe che lo contraddistingue. Raccoglie palla sulla trequarti da Kolarov, e in un fazzoletto di campo l’argentino si gira e prende la mira. Poi il colpo da maestro telecomandato, finisce proprio dove Zàrate l’aveva indirizzato: lì sotto al sette, dove anche un campione come Buffon non può arrivare. È l’1-0 che per la Juve pesa come un macigno e per la Lazio vale molto più che un’ipoteca. La gara è tirata, in campo si respira un clima da coppa e la squadra allenata da Rossi risponde presente. Il primo tempo cala il sipario, ma nel secondo atto la Lazio torna in campo più decisa che mai. I bianconeri partono forte e Muslera è costretto ad allontanare con i pugni un tiro di Camoranesi, subentrato a Giovinco. Ma la semifinale di Torino si tinge ancora di Lazio e stavolta è Kolarov a trovare, complice anche un pizzico di fortuna, il secondo gol. Il serbo laziale infatti cavalca palla al piede metri su metri sulla trequarti juventina sino ad arrivare a limite dell’area bianconera. Alexandar innesca la sua solita dinamite sul piede sinistro e calcia in porta. La palla carambola sulla schiena di Grygera e la parabola arcuata, che ne scaturisce finisce ancora una volta alle spalle di Buffon. Al silenzio tombale bianconero fa eco l’euforia sfrenata della panchina laziale. Il successo è vicino, la finale pure, il folto pubblico giunto da Roma esplode e i biancocelesti sentono la qualificazione ad un passo. L’Olimpico si tinge dei colori del cielo e lo spicchio di stadio laziale conquista cantando l’intera cornice torinese. Rossi non si fida e prepara i cambi. Dentro Mauri per Foggia e De Silvestri per Brocchi, ma anche Ranieri spedisce nella mischia Del Piero e Nedved per scuotere i suoi. L’orgoglio ferito della vecchia signora allora torna a farsi sentire e la pressione della Juventus monopolizza la manovra per quasi un quarto d’ora. Una prodezza di un immenso Muslera, chiude però la via del gol a Trezeguet, che spedisce in porta da pochi passi su cross di De Ceglie. La Juventus per strappare l’improbabile qualificazione dovrebbe a questo punto segnare quattro reti, ma Del Piero e compagni non mollano. Al 19’ è proprio il capitano bianconero a riaccendere le passioni. Il numero dieci di casa infatti arpiona un pallone in area laziale e brucia Muslera in uscita con un sinistro potente e preciso. Il 2-1 spaventa un po’ gli ospiti che arretrano troppo il baricentro. Dieci minuti più tardi è Nedved a mettere i brividi a Zarate e compagni, quando di testa in area stampa il pallone sul palo alla sinistra del portiere uruguaiano. Piccoli svarioni, poche defaillance che riaccendono la cronaca e nulla più. Questa è una notte tutta biancoceleste, una notte che consacra Rossi e i suoi eroi. È la notte della Lazio che espugna Torino e chiude la sua splendida vittoria fra gli olè di scherno laziali e i fischi di contestazione juventina. La finale attende la Lazio e la Lazio ci sarà. Ora l’annata biancoceleste cambia volto e cambia sapore, non più incolore e non più fallimentare. Una finale a Roma per alzare il secondo trofeo più importante d’Italia e la via per accedere all’Uefa ancora aperta valgono una stagione intera. Complimenti Rossi, complimenti Lazio. Appuntamento a Roma il 13 Maggio per gioire ancora… |di Alessandro Zappulla La Provincia - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 167 volte