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2009-05-26

Catania: Unità d'Intenti, dopo Zenga, Aprire un ciclo tecnico


Si viene, si va, e se non si muore per un addio d'amore men che meno, conseguenze talmente drastiche, possono accompagnarsi ad un addio sportivo , specie quando i risultati del “ progetto - Catania” dicono: Una Promozione, 4 stagioni consecutive in A, un giocatore in Nazionale U20, uno in U21, un altro nella nazionale maggiore, record di vittorie interne e punti in A, costruzione di un centro sportivo da 20mln di euro e, prima ancora, d'un r osa giovanile e di una prima squadra azzerate all'indomani dell'addio di Gaucci, senza dimenticare i conti economici finalmente in attivo; ecco, ben si comprende come, portando il solco tracciato a questi frutti: guai a chi esce dal seminato, ed allora,
Fa bene il Catania, coerente a tale linea di pensiero e condotta comportamentale, a lasciar andare qualunque tesserato non sia profondamente partecipe e convinto del progetto che s'intende realizzare ai piedi dell'Etna.
Tuttavia, preso atto e dato alla società merito di ciò, quel che emerge evidente, all'addio di Zenga , è la strana coincidenza che, ormai come fosse routine, vede ogni tecnico vincente (ed amato) sulla panchina del Catania, salutare pubblico e società per andar altrove a cercare fortune, stimoli, od ambienti diversi, non appena, dal bozzolo d'allenatore emergente , esca fuori l'allenatore stimato e conteso da grandi club di serie A. Ora, al di là delle considerazioni circostanziali sulle ragioni di tali epiloghi, che finirebbero inevitabilmente con l'essere travisate in sterili accuse, rivolte all'una od all'altra parte, quello su cui val la pena spendere qualche riflessione, costruttiva , non riguarda certo il passato bensì il futuro, il dopo-Zenga.
Scelta societaria, dacché la rotta del Catania è tracciata dal tandem Lo Monaco - Pulvirenti, è stata sempre quella di puntare su allenatori giovani , perché d'animo umile , ed emergenti , perché fermamente determinati a dimostrare il proprio spessore nel calcio che conta. Valori, questi, in esatta corrispondenza con quelli tenuti dalla società, nella pianificazione degli obiettivi stagionali , e ricercati dalla stessa nella scelta dei giocatori , che siano prima di tutto uomini, sui quali porre le basi per il raggiungimento di tali obiettivi.
Crescere, e crescere insieme. È stato avviato un ciclo di crescita , societaria , che sta dando i suoi frutti, con la realizzazione del centro sportivo, d'un settore giovanile competitivo, con la lecita ambizione ad ospitare la nazionale al Massimino; è stato avviato un ciclo di crescita dell'organico , con giovani talenti consacratisi nel calcio che conta, Vargas, Silvestre, Biagianti, Morimoto, con giocatori maturi che hanno toccato l'apice della loro carriera, Mascara, Caserta,De Zerbi, Stovini, Baiocco, Bizzarri, ed altri, giovanissimi, Sciacca, Llama, Falconieri, che promettono grandi soddisfazioni a breve termine; l'unico ciclo di crescita mancante , od interrotto per cause di forza maggiore, è quello tecnico; prendere un allenatore, giovane ed emergente come da volontà societaria, farlo crescere insieme alla squadra ed avviare, provando , una volta raggiunta la maturità, a trattenerlo ; senza perciò venir meno alla logica, e fruttuosa coerenza della quale, questa società, fa bandiera.
Il Dare / avere di cui tanto si fa parola, dovrebbe intendersi come una corda che, per portare buoni frutti, deve star sempre tesa , avendo cura, però, di stabilire un rapporto di reciprocità ai due capi: una volta mollare, e dall'altra tirare, una volta tirare, e dall'altra mollare. Non sintomi di debolezza o prepotenza, a seconda dei casi, dall'una o dall'altra parte, ma segni di collaborazione , di quel “do ut des”, dare per avere, che entro certi limiti non solo è accettabile, e deve essere accettato, ma è alla base d'ogni collaborazione in cui, tra i soggetti, si stabilisca un rapporto d'unità d'intenti , sia anche poi in regime di disparità di ruoli.
Un passo indietro ci porta a ricordare come il Catania di Marino , dopo aver ottenuto la promozione in A l'anno precedente, viaggiava a gonfie vele nelle zone alte della classifica prima d'esser smontato da un girone di ritorno pieno di stadi vuoti e paure; un piccolo ciclo tecnico che, con soli due anni di continuità, riuscì a tirar fuori dal materiale umano fornito dalla società un rendimento superiore al 100%, dove evidentemente, questo plusvalore , derivava da alchimie nate col tempo dentro lo spogliatoio.
Ed è forse questo precedente, a spiegar con chiarezza, il perché, tanto al Catania di Baldini (costruito per una Salvezza comoda, ed uscito dalla mischia solo a 5' dalla fine del torneo) quanto al Catania di Zenga (costruito come squadra di medio-alta classifica tanto da sentire, in un determinato momento della stagione e per libere dichiarazioni di squadra e dirigenti, l'obbligo morale di provare qualcosa in più dell'obiettivo Salvezza), siano mancati quei punti, pochi punti , ma punti chiave, in grado di magnificare oltre ogni ragionevole previsione annate che, potendo dire tanto, hanno sempre detto non più del giusto , che è pur vero, in una realtà come Catania, vuol già dir tanto .
Sia chiaro, non si pretende che una società come il Catania si presenti ai nastri di partenza del campionato dichiarandosi apertamente il lotta per l'Europa , follie, ci si auspica solo che, tanto da parte della società, che da parte del nuovo tecnico, ci sia unità d'intenti nel sottoscrivere un progetto pluriennale che possa scandire un ciclo di crescita costante per l'ambiente tutto, inducendolo così ad agire, nel presente , badando all'effetto che le sue azioni avranno non più nell'immediato, ma nel futuro , il che, sociologicamente parlando, corrisponde al passaggio dalla gioventù alla piena maturità . Non importa poi, dove, questa squadra arriverà; sarà più interessante vedere come, arriverà, ovunque arriverà; perché certo un campionato dipende non solo dalla propria, di forza, ma anche da quella degli avversari; l'unico obbligo che il Catania ha, sarà, ora e sempre, quello di dar il massimo in campo e, se possibile , più del massimo ; anche se, come detto, questo plusvalore, non lo si trova per strada come un quadrifoglio, ma va progettato, e costruito, con tanti sacrifici, dall'una e dall'altra parte; poi si sa, quando si perde unità d'intenti , e non c'è modo né volontà per ricostituirla, dopo non aver lasciato alcunché d'intentato allora, allora sì, tanto meglio dirsi addio, col sorriso sulle labbra, è interessere e bene reciproco, prima che la corda si spezzi.
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 215 volte


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