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2009-06-14

Buffon: "Kakà e Ronaldo? Ci vuole più moralità"


Fermate la corsa senza fine del calcio verso spese plurimilionarie, perchè lo richiede la crisi mondiale: lo dice Gigi Buffon portiere della Juve e della Nazionale, rispondendo a quanto detto da Sepp Blatter, presidente Fifa, a proposito del trasferimento di Cristiano Ronaldo al Real Madrid per 93 milioni di euro. «Sono contento dell'oculatezza delle società italiane - ha spiegato Buffon -: è vero, fui pagato anche io 100 miliardi di lire, ma nella vita ci si veste secondo l'occasione: quelli erano giorni di benessere. Ora c'è la crisi». «Il calcio si gioca la domenica, poi nel resto della settimana vai in giro e vedi le difficoltà della gente - ha detto ancora il portiere campione del mondo -. Confesso che mi sento a disagio. Ci vuole un briciolo di moralità in tutto. Cifre del genere sono sconsiderate». «I tifosi del Real saranno al settimo cielo - ha concluso Buffon - ma tutti gli altri penseranno che siamo solo uomini, non extraterresti».
Continuando a parlare del mercato bianconero, fa comunque piacere vedere tanti elementi della squadra arrivare in Nazionale. «Mi piace la Juve 'indigena'- dice con un sorriso- abbiamo sempre avuto questa caratteristica e sarebbe bello riuscire a mantenerla per quello che rappresenta la Juve in Italia. Gli stranieri a volte arrivano da noi e non lo sanno, credo sia un male. Avere così tanti ragazzi della Juve in Nazionale non può che fare piacere». «Questo Sudafrica dice che c'è un futuro per tutti». Gigi Buffon è concentrato sulla Confederations Cup, ma confessa anche di avvertire tutto il fascino di un momento storico, tra la competizione che comincia domani e il mondiale del 2010. «Non so se potrò seguire Sudafrica-Iraq di domani - ha aggiunto l'azzurro - ma è bellissimo cosa rappresenterà per questo paese dopo quello che è stato fino a 20 anni fa e in considerazione di quello che è oggi. Vuol dire che c'è un futuro per tutti». Buffon lo ha detto pensando anche alla possibile presenza di Nelson Mandela domani in tribuna a Ellis Park: l'ex Presidente (che nel 1996 in Coppa d'Africa non si perse neppure una partita dal vivo dei 'Bafana Bafana', di cui in tribuna d'onore indossava la maglia n. 9) è atteso, con il dubbio delle sue condizioni di salute: «È un personaggio che ha fatto la storia, ha cambiato una nazione e non solo il Sudafrica. Il suo è un messaggio trasversale che ha cambiato la nostra società e il modo di intendere le cose».
Il Brasile più dell'Italia. E con la Spagna l'Italia se la può giocare. Gianluigi Buffon, alle prese con i bilanci alla vigilia della Confederations Cup, toglie alla Nazionale la corona di favorita del torneo: in Sudafrica bisognerà stare attenti ai verdeoro di Dunga. «Da quando siamo diventati campioni del mondo- racconta il portiere azzurro- sono ormai passati tre anni. Subito dopo il trionfo di Berlino saremmo stati favoriti, ora c'è grande equilibrio anche se il Brasile forse può avere qualcosa in più per la quantità e la qualità dei propri talenti». E poi ci sono i campioni d'Europa della Spagna. «Ce la giochiamo con loro, per me questo torneo vale molto, giocano le migliori squadre di ogni continente e poi quando indossi la maglia della Nazionale devi portarla più in alto possibile». Innegabile che la Confederations Cup serva come test in vista del Mondiale che si giocherà sempre in Sudafrica il prossimo anno. Il lavoro portato avanti in questi giorni da Lippi e dagli azzurri è proprio finalizzato allo sviluppo e alla crescita del gruppo. «C'è un progetto di mantenimento di un gruppo importante, con l'inserimento graduale di alcuni giovani che sono già certezze. Da qui a un anno, al Mondiale, probabilmente ci sarà qualche altro ragazzo pronto per la Nazionale. Il calcio italiano sforna sempre calciatori che possano sostituire anche grandi campioni. Dipende dal caso specifico, ma non resteremmo a dispetto dei santi». La prossima Coppa del Mondo tornerà a essere giocata in un altro continente come nel 2002, anno della sfortunata spedizione in Giappione e Corea del Sud. Un fattore di disturbo, dopo il trionfo di Berlino? «Analogie con il Mondiale deludente giocato in Giappone e in Corea non ce ne sono: quello era un gruppo diverso.
Qui in altura la velocità di gioco è superiore, ma è un elemento che ci sarà per noi come per gli altri e non deve diventare un alibi. Essere venuti qui un anno prima potrebbe esserci di aiuto». E magari un successo riporterebbe fiducia nel calcio italiano, indebolito da insuccessi, trasferimenti milionari e perdite eccellenti come nel caso di Kakà. «Sì, servirebbe. Se dopo tre anni dal trionfo mondiale siamo a questi livelli, se non l'avessimo fatto dove saremmo? Un po' ambasciatori ci sentiamo: qualche giovane merita fiducia e spetta a noi capovolgere la situazione. Dovremmo avere indicazioni importanti, mi auguro di potere vincere perchè al di là di quella che può essere una competizione ancora non all'altezza degli Europei e dei Mondiali, potere riuscire a risalire sul tetto del mondo ci darebbe continuità di risultati e le certezze che stiamo attendendo».
|Redazione Juventus News - Fonte: www.juventusnews.tk| - articolo letto 176 volte


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