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2009-09-05

Marco De Marchi - L'imperatore della difesa


L'imperatore della difesa - Qualcuno dice che una volta finiti, certi rapporti non dovrebbero più ricominciare. E’ la solita, vecchia, storia delle minestre riscaldate: si può dire quello che si vuole, ma il gusto e il sapore non saranno mai più come quelli dell’originale. E poi ci sono coppie che si possono anche allontanare per qualche tempo, ma poi sono destinate a tornare insieme perché solo insieme sanno creare quel mix vincente. E alla faccia della minestra riscaldata, il gusto e il sapore sono poi ancora più buoni. Anzi, solo insieme sono così buoni. La carriera di Marco De Marchi parte non troppo lontano da casa: lui, milanese doc, ancora giovanissimo comincia tra Como e Ospitaletto. Ed è seguendo mister Maifredi che De Marchi arriva, nel 1987, sotto le due torri. A dirla proprio tutta, l’esperienza in rossoblu non inizia nel migliore dei modi: appena una manciata di partite e un brutto infortunio al ginocchio lo terrà fuori per gran parte della stagione. Sarà però la stagione della promozione dalla B alla A ed è proprio con il Bologna nella massima serie che, nel 1990, De Marchi e i rossoblu si salutano. Si tratta di un semplice arrivederci della durata di tre anni, quando basta per far respirare a De Marchi l’aria di Torino (sponda Juve) e di Roma. Sono in effetti gli anni in cui il suo palmares si arricchisce della Coppa Uefa colorata di bianconero, ma nulla sarà come era a Bologna. Come era con il Bologna. Il ritorno in terra emiliana è datato 1993. De Marchi aveva lasciato il Bologna in serie A e lo ritrova in C1: roba che si può spiegare solo come una grande dimostrazione d’affetto. Non sarà proprio buona la prima, visto che in C1 il Bologna ci resta ancora per una stagione dopo lo stop nei play off, ma il proseguo della storia è di quelli che fa vacillare il partito del “no ai ritorni”: due promozioni, prima la B e poi la A, e se si aggiunge il fatto che in quelle stagioni De Marchi è in campo con i gradi di capitano al braccio, il quadro è completo. Il nuovo, questa volta definitivo, saluto è del 1997: con lui il Bologna era nella massima serie, senza di lui l’ha persa, con lui l’ha ritrovata. Alla fine carriera mancano giusto gli ultimi anni: in Olanda al Vitesse e in Scozia al Dundee. L’addio al calcio, nel 2002, altro non è che l’anticamera all’inizio di una nuova carriera legata sempre al mondo del pallone: quella da procuratore. Saranno anche riscaldate, ma se gli ingredienti sono gli stessi certe minestre sanno essere sempre ottime. O più semplicemente, ci sono coppie che sono nate per stare insieme: De Marchi-Bologna è una di queste.
I Numeri: Marco Antonio De Marchi è nato a Milano l’8 settembre 1966. Altezza: 182 cm. Peso: 74 kg. La carriera: 1984/85: Como (0 presenze, 0 reti); 1985/1987: Ospitaletto (45 presenze, 4 reti); 1987/1990: Bologna (72 presenze, 4 reti); 1990/91: Juventus (17 presenze, 0 reti); 1991/92: Roma (36 presenze, 1 rete); 1992/93: Juventus (18 presenze, 0 reti); 1993/1997: Bologna (100 presenze, 4 reti); 1997/2000: Vitesse (43 presenze, 3 reti); 2000/2002: Dundee (18 presenze, 0 reti). Le partite: Con la maglia rossoblu De Marchi ha giocato in serie A dal 1987 al 1990, poi dalla serie C nuovamente fino alla serie A dal 1993 al 1997. I gol: Le reti messe a segno da De Marchi con il Bologna sono state otto. In campo: Era facile individuarlo. Lui era quello al centro della difesa, quello che ai veri intenditori di calcio piaceva prima per lo stile raffinato, l’eleganza e l’efficacia, e poi per la determinazione e la grinta quando gli anni non sono più quelli da età verde. E che piace anche perché si permette qualche vizietto del gol: pochi, come si conviene ad un difensore, ma importanti. Sua, ad esempio, la firma del sul con cui nel 1993, ai tempi della C1, il Bologna ha battuto la Carrarese. Non era un giorno come gli altri, era il 24 dicembre. E sua anche la rete con cui, il 28 maggio 1989 in terra leccese il Bologna ottiene il pareggio per 1-1 proprio sul finale di partita.
La querelle con il Dundee: Aggressioni, furti, guardie del corpo, permessi per rientrare in Italia negati persino se si tratta di assistere ai funerali dello zio. Non c’è il lieto fine nella storia tra De Marchi (e con lui Patrizio Billio) e la squadra scozzese. L’inizio, in realtà, era anche stato promettente, ma dopo qualche tempo i due giocatori sono stati messi fuori rosa, senza un’apparente motivazione. Nelle loro giornate, allenamenti a parte, o bene che andasse con l’Under 21, a volte da soli, a volte senza pallone, un paio di volte al giorno, Natale compreso. Il caso era finito anche sui banchi del Parlamento e sui tavoli della Fifa. E pensare che doveva essere la squadra degli italiani, con Ivano e Dario Bonetti…
|di Cinzia Saccomanni - Fonte: www.zerocinquantuno.it| - articolo letto 215 volte


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