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2009-09-14

Catania cosa fare? Servono supporto e fiducia


L'analisi di questa gara parte da uno sguardo alla classifica, dove sono ancora ben 10 le squadre racchiuse in soli 3 punti , il raggio di una vittoria. Questo dato è significativo e dimostra come tre giornate vogliano ancora dir poco, molto poco sugli equilibri futuri della serie A. Andando alla gara, i 90' di Udine racchiudono in maniera esatta tutti i pregi ed i difetti dell'attuale Catania, perfetto in chiave tattica ma assolutamente smarrito quando attaccato con veemenza e convinzione dall'avversario. Si assiste così alla riedizione della partita già vista a Parma ma con pregi e difetti ingranditi a misura macroscopica. Migliora vistosamente il rendimento nella prima frazione di gioco. Dopo un'iniziale fase di studio il Catania non aspetta gli affondi dell'Udinese per reagire su contropiede ma, col buon Carboni a centrocampo, prende in mano gli equilibri della gara e comincia a macinare gioco , come visto poche volte in quattro anni di serie A. Schemi precisi, intesa tra i reparti, ritmi elevati. Il goal del Catania, per quanto fortunoso, è perciò assolutamente meritato quanto poi mal conservato nei minuti seguenti, con la squadra che arretra quasi pensando di poter contenere per 80' le offensive dell'Udinese. Puntuale arriva il pareggio. Avvisaglia, con prima crepa , del pericolo crollo che, sottovalutato, si verificherà puntuale e devastante al ritorno dagli spogliatoi. A questo primo schiaffo morale il Catania riesce comunque a reagire, stando bene in campo e riprendendo il discorso tattico interrotto dopo l'iniziale vantaggio. Non a caso arriva il secondo di vantaggio e si rischierebbe anche di andar sull'1-3 se solo Morimoto sgomitasse con più convinzione dentro l'area. Appunto, gli etnei non arretrano più ma cedono qualcosa in avanti, dove appaiono meno convinti e quasi appagati, intendendo bloccare il gioco a centrocampo e riuscendovi. E così per la terza partita sulle tre giocate il Catania chiude il primo tempo con un risultato utile e con buoni responsi dall'attacco, nuovamente a rete, stavolta per ben due volte, come non accadeva dal derby in casa del Palermo.
Basta tirare una linea equivalente all'intervallo per notare come, concludendo le gare al 45' il Catania avrebbe 5 punti in classifica , trovandosi in perfetta media inglese, e nel computo delle reti ne avrebbe subite 3 e segnate 4 . Numeri importanti, giustificati da prestazioni altrettanto soddisfacenti che hanno contribuito ad alimentare le aspettative dei tifosi per la seconda frazione di gioco e, come conseguenza al disastro dei secondi 45', ad acuirne la delusione fino a farle assumere i contorni del “tradimento inopinato” delle speranze prima alimentate.
Ad immaginare uguale risultato finale ma con prestazioni invertite tra i due tempi, l'impressione finale dei tifosi sarebbe stata certo di delusione , però probabilmente a tinte molto meno fosche di quelle attuali e con speranze di rivalsa pulsanti, motivate da un ricordo più vivo del lato buono che non di quello negativo. L'esempio lampante arriva da Bergamo, dove l'Atalanta, passata in svantaggio nel secondo tempo nonostante la superiorità numerica, con un forcing finale di 10' s'è guadagnata gli applausi della sua gente, per nulla impaurita dalla quota zero alla quale anche i bergamaschi restano relegati.
Ed invece, nella ripresa, il Catania sprofonda, portando giù con sé le speranze dei tifosi. Tre partite, zero punti, il parziale del secondo tempo dice anche zero reti messe dentro contro le cinque subite. La squadra che doveva esser al top della forma per l'inizio del campionato si ritrova ancora una volta senza benzina al rientro dagli spogliatoi, si inizia in apnea ed in apnea si termina. Accade tutto il peggio immaginabile, Di Natale (uno scricciolo) viene lascia libero di saltare di testa ed alla seconda occasione colpisce, il rigore inventato da Bergonzi non fa altro che aggiungere, alla crisi d'ossigeno anche quella mentale che sorreggeva orami da sola le difese del Catania, inesistente in fase offensiva, con zero tiri in porta a significare l'affanno che, complice la freschezza del neo-entrato Pepe , manda alla rovina quanto di buono costruito nel primo tempo, tre reti che una dopo l'altra portano sempre più a fondo il Catania, e sempre più giù l'umore dei tifosi.
Due le strade, demoralizzarsi per quanto di negativo emerso nel secondo tempo, ma a cosa servirebbe dopo sole tre giornate e con 10 squadre in 3 punti? Oppure esser fiduciosi che quel che di buono è emerso non rappresenta un limite ma la possibilità di migliorare, riuscendo a riproporre le stesse alchimie anche nella seconda metà di gioco.
Perché non si può creare alcunché dal nulla ma il Catania, anche se solo nel primo tempo, ha dimostrato di avere, in concreto, il talento e le possibilità di bissare per i restanti 45' quanto mostrato nei primi 45'. Da cosa dipenderà il concretizzarsi di questa possibilità? Da un miglioramento collettivo dal punto di vista atletico, e questo dipenderà dallo staff tecnico; dal pieno recupero di elementi attualmente deludenti od a mezzo servizio come Silvestre, Delvecchio, Biagianti e Martinez, e questo dipenderà dai giocatori; dal mantenere e rafforzare la convinzione nei propri mezzi , senza compatirsi né affliggersi, sarebbe inutilmente ed ulteriormente penalizzante, e questo dipenderà dalla dirigenza, ma soprattutto dai tifosi e dal modo col quale seguiranno il Catania in settimana e l'accoglieranno domenica prossima, al ritorno tra le mura amiche, contro la Lazio.
Ed allora proprio i tifosi, che avranno il compito di sostenere il morale della squadra, non possono permettersi adesso attimi di sconforto . Dipende dalla squadra, dipende dalla dirigenza, dipende dal tecnico, dipende dalla stampa e dipende dai tifosi; dipende da tutti se risorgere o restare nell'ombra.
Cosa vogliamo fare?
|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 139 volte


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