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2009-10-28

Nasce il Milan di Leonardo


E tre! Dopo le rimonte su Roma e Real Madrid, ecco puntuale quella sul Chievo. Il Milan che si è imposto a Verona è stato un bel Milan. Discontinuo e impacciato nel primo tempo. Determinato e arrembante nei secondi 45 minuti. Come da prassi. Come da copione. I motivi di soddisfazione sono molteplici. L’organizzazione di gioco, nel suo complesso, è migliorata. La squadra ha imparato a muoversi attorno a Pirlo con sufficiente disinvoltura. Sa interpretarne le movenze e le geometrie. Sa metabolizzarne le pause. I movimenti senza palla sono stati discreti. Essenziali. Discreto ed efficace è stato il pressing in mezzo al campo prodotto dai nostri centrocampisti sui portatori di palla avversari. Positiva la prestazione di Flamini. Encomiabile quella di Seedorf. La buona riuscita del 4-3-3 dipende anche dalla sua versatilità. Dal suo estro. Mancavano Gattuso e Ambrosini. La squadra ha retto comunque. E bene. Buon segno. Il gioco sulle fasce è cresciuto notevolmente. Vista la prestazione di Antonini, ottima, l’unica cosa che viene spontanea chiedersi è perché mai Luca sia stato tenuto ai margini della formazione titolare per così tanto tempo. Se Antonini è questo, non occorrerà intervenire sul mercato di gennaio alla ricerca di un esterno. Né a destra, né a sinistra. Con Abate e Antonini siamo sufficientemente coperti. A posto. Al centro della difesa abbiamo un Nesta monumentale. Straordinario. Adesso anche goleador. Con Thiago Silva forma una coppia centrale di assoluta affidabilità e sostanza. E’ come se avessero giocato sempre assieme. Erigono un muro difficilmente superabile. Ronaldinho è in progresso continuo. Lotta, sbuffa, si batte e si sbatte. Ha capito che è arrivato il momento di non far rimpiangere Kakà e si comporta di conseguenza. Talune verticalizzazioni rimangono da cineteca. Come i suoi tocchi di palla e le sue rifiniture. A noi sembra pressoché recuperato. Non solo. Siamo convinti che migliorerà ancora. Il suo impegno c’è e si vede. E’ evidente. Come la sua voglia di ben figurare. Altra musica rispetto all’anno scorso.
Huntelaar ci lascia perplessi. Qualche leggero miglioramento rispetto alle esibizioni precedenti, l’abbiamo notato. S’è visto. Ma siamo ancora distanti dall’attaccante che ci vorrebbe e che desidereremmo ammirare. Vero è che la squadra non l’ha ancora metabolizzato a dovere. A sufficienza. Ma è anche vero che lui sta facendo davvero poco per accelerare i meccanismi di comprensione e per farsi conoscere. Troppo timido. Troppo lontano dalla manovra. Troppo distante da Marco Borriello. Marco è straordinario. Ogni volta che entra in campo, si mette la squadra sulle spalle e va. Corre, trascina i compagni in avanti, mette in subbuglio le difese avversarie. Con lui in campo si vince. Con lui in campo qualunque partita la si gioca per vincerla. Con lui in campo possediamo quell’ariete centrale che ci serve come il pane e che e che ci è indispensabile per scardinare le difese, anche le più agguerrite. Anche le più toste. Il gioco di Leonardo ha un senso soltanto se si possiede un centravanti come Borriello. Unitamente a due esterni di spinta di sicuro rendimento. Inutile avere un attaccante di peso se poi non si crossa o si crossa in tribuna. In questo momento ci sentiamo di dire che il centravanti ideale del Milan non può essere che lui, Marco Borriello.
Gioco e schemi di Leonardo stanno venendo a galla. Il lavoro comincia a dare i primi frutti. A Verona abbiamo visto per larghi tratti quel 4-3-3 modificabile in 4-4-2 a seconda delle partite e delle circostanze che tanto sta a cuore a Leo. Segno inconfutabile che la squadra sta crescendo e si sta amalgamando attorno a questo basilare concetto. Attorno al suo allenatore. Segno inconfutabile che i meccanismi tanto proclamati dal mister si stanno oleando a dovere e stanno consentendo alla squadra di crescere e amalgamarsi con essi. Consentiteci una riflessione su Dida. Dopo l’ormai tristemente famoso petardo che lo colpì in occasione di quel derby di Champions League, la nostra stima nei suoi confronti è calata vertiginosamente. E’ come se in quel momento si fosse rotto un incantesimo: da grande, grandissimo portiere a bidone. A brocco. A ombra di se stesso. Dalle stelle alle stalle. Troppe papere, troppe, indecisioni, troppi punti buttati via. Troppe partite perse. A Verona Nelson ha salvato il risultato con una parta d’ altri tempi. Da altro Dida. Bisogna rendergliene atto. Così come bisogna riconoscere i progressi, notevoli, di Oddo. Ha scommesso su se stesso. Sta avendo ragione. Tanto di cappello. A Verona è nato un Milan che speriamo possa durare nel tempo. Milanello rimane un cantiere aperto e questo è innegabile. Solo se hai una squadra e una intelaiatura valida puoi pensare di inserire, poco per volata, giovani di sicuro talento. Di prospettiva. Aspettiamo di vedere all’opera Albertazzi, che l’infortunio di Onyewu e la lunga convalescenza di Bonera potrebbero lanciare in prima squadra prima del previsto. Ma anche Di Gennaro, Zigoni, Verdi, Strasser. Senza dimenticare Paloschi, Astori, Darmian. In giro a farsi le ossa con un occhio alla casa madre. Il progetto Milan ci affascina. Ci intriga. Verte sui giovani. Cominciamo ad apprezzarlo. Grande Galliani: e se avesse ragione lui?
|di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 161 volte


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