C'erano i tempi in cui a Cagliari vigeva la legge del Cellino mangia allenatori, presidente vulcanico che spendeva poco sul mercato ma finiva per regalare lauti ingaggi ad allenatori che magari dopo poche giornate si ritrovavano a ricevere il benservito del patron, e dunque a guadagnarsi la pagnotta comodamente seduti sul divano di casa. Il modus agendi del presidente non trovava per questo un grande riscontro nei risultati. Dopo anni di B in cui, seppur con una rosa sempre all'altezza della promozione, proprio l'alternanza di allenatori aveva costretto al purgatorio prolungato i rossoblù, una volta tornato nella massima serie il Cagliari ha studiato da grande. Prima le salvezze firmate Zola, Esposito, ma sopratutto Suazo, arrivate con i vari Arrigoni, Sonetti, Giampaolo. Poi la svolta, con lo stesso tecnico di Giulianova, quando si decise di rinnovare la squadra. Di lì la nascita del progetto, andato perdendosi nella sua fase iniziale, e mirabilmente recuperato da Ballardini prima ed Allegri poi. Ora, con il tecnico livornese, le idee della società e dello staff tecnico sembrano andare oltre le più rosee previsioni. Mercato attento, oculato, frutto del lavoro congiunto di allenatore e presidente che, senza strafare, stanno mettendo a poco a poco tutte le pedine apposto nel loro scacchiere, andando a scovare giovani promettentissimi e allo stesso tempo psicologicamente maturi per affrontare a testa alta un campionato di Serie A. Tutti con una prerogativa indispensabile: la qualità, elemento imprescindibile per poter interpretare al meglio il calcio di Allegri.
Così, con estrema serenità e sicurezza nelle proprie scelte, ci si è concessi il "lusso" di rinunciare a giocatori esperti e dal sicuro rendimento come Fini e Bianco, per sostituirli con Dessena e Marzoratti, rispettivamente classe '87 e '86. Dieci anni e più di differenza con i loro predecessori. Giovani affamati di successo e vogliosi di crescere sul campo. E sopratutto patrimonio della società, che acquisendo del tutto o in parte i loro cartellini, ha mostrato una fiducia nei loro mezzi che verrà premiata oltre che con il rendimento sul campo, anche con la valorizzazione, in termini economici, del loro costo sul mercato.
Il campionato è appena cominciato, ma i 19 punti raccolti in 12 giornate sono già un riconoscimento della bontà delle scelte societarie. Il cui segreto, guarda caso, sta proprio dietro la rinnovata considerazione dei rapporti interni. Forse mai come in questo momento c'è stato un asse d'intesa come quello che esiste fra Allegri, Cellino e il dg Marroccu, un trio che, di comune accordo, lavora sul mercato con idee comuni e con un progetto definito da rispettare. Un progetto che vuole portare a Cagliari giocatori giovani e di qualità, che possano ben inserirsi nella logica di gruppo dello spogliatoio rossoblù mantenendo sempre un profilo basso, e che possano allo stesso modo entrare a far parte del progetto tecnico-tattico dell'allenatore. Il tutto potendo contare su un nucleo storico di campioni tanto sul campo quanto fuori da questo, quali Lopez, Conti, Agostini, Biondini, Parola e Jeda, a cui si aggiunge il nuovo arrivato Barone, un esempio per tutti di esperienza e professionalità. Giocatori dal sicuro rendimento e sopratutto uomini-squadra come pochi, con un ruolo determinante nel favorire l'inserimento dei nuovi arrivati. Marzoratti, Dessena, Astori, Lazzari hanno dimostrato sul campo le loro qualità, e continueranno a farlo proseguendo nel loro processo di crescita tecnico e umano. Brkljiaca, Sivakov, Ragatzu lo faranno quando i tempi saranno maturi. Nenè, fiore all'occhiello e investimento vero del mercato di Cellino, ha già fatto capire che potenzialmente non dovrebbe avere problemi a rimpiazzare, anche in termini di gol, l'ex Acquafresca. Andando fra l'altro a formare con Jeda una coppia d'attacco brasiliana che è fonte certa di qualità, e che si inserisce nella tradizione seguita negli ultimi anni sopratutto dalle squadre dell'est europeo, una su tutte lo Shakhtar Donetsk, che, pur senza riuscire ad acquistare i Kakà, i Robinho, i Nilmar, stanno attingendo dalle infinite risorse del calcio brasiliano dei talenti che innalzano inevitabilmente il tasso tecnico delle proprie squadre.
C'è abbastanza per poter dire che a Cagliari il tempo dell'improvvisazione è passato. La maturazione di Cellino, unita al feeling creatosi con l'allenatore livornese, ha reso possibile la crescita e l'esplicazione del progetto. Senza fare voli pindarici, la squadra sta provando, con umiltà e fame, a migliorare la sua fascia d'appartenenza nel massimo campionato italiano. La stagione attuale potrebbe rivelare sorprese ancora maggiori di quella passata, anche se la caratura tecnica delle avversarie è di assoluto rilievo, e dunque ogni punto si dovrà guadagnare con la profusione dell'impegno massimo, che si giochi contro il Bologna piuttosto che contro il Milan, o ancora contro il Livorno così come contro la Fiorentina. Lo sguardo dei tifosi, e di quanti seguono con simpatia i rossoblù, deve però proiettarsi nel futuro, e animarsi con la speranza che coloro che stanno facendo grande il Cagliari oggi, possano rimanere in Sardegna domani. Questione che passa attraverso tanti temi, dalla possibiltà di costruire uno stadio di proprietà della società, alla diversa spartizione dei diritti televisi che prenderà corpo dalla classifica finale di questo campionato. Ma sopratutto, l'elemento cardine della crescita del Cagliari, potrebbe rivelarsi il suo tecnico, vero motore di questo nuovo corso. Le sirene per lui suoneranno da diverse direzioni a fine stagione. Riuscire a resistere, e rimanere ancora in Sardegna, sarebbe per il Cagliari un'assicurazione sul rendimento e sulla crescita di una squadra che lo segue fedelmente, ha una fiducia incondizionata in lui, e sembra essere nata per mettere in pratica il suo credo calcistico. |di Niccolò Schirru - Fonte: www.tuttocagliari.net| - articolo letto 141 volte