Meno male che la partita con l'Udinese era una finale
Livorno - La contestazione a prescindere è più legata, come sappiamo, alle scelte societarie che all’impegno della squadra, che non vogliamo mettere in discussione, non essendo stato presente, chi scrive, alla preparazione settimanale. Però, come fa un giocatore dell’esperienza di Pieri, in una partita cosiddetta decisiva per la salvezza, a farsi anticipare così da Sanchez? Sono gol, questi, che una squadra che lotta per non retrocedere, non può subire dopo 7 minuti contro una squadra che ti è superiore in partenza, sul piano tecnico. E poi il nostro centrocampo. Salvo Moro, che si è battuto su tutti i palloni pur con i limiti che conosciamo, tra Mozart, Pulzetti e il giovane Prutch, veramente facciamo fatica ad esprimere un giudizio. Di sicuro il pressing sul portatore di palla non fa parte del nostro vocabolario e se permetti ai vari Di Natale, Asamoah e Pepe di giocare di prima, sei bello che fritto. Poi c’è il problema di servire gli attaccanti (ma è tutto l’anno che se ne scrive) che per la verità il loro dovere l’hanno fatto, almeno sul piano della mobilità, della personalità, con pure un pizzico di cattiveria che non guasta da parte di Danilevicius. Il risultato non è cambiato. Eppure le cose sono migliorate, e non è un caso, con l’ingresso di Bellucci, uno dei pochi capace di saltare l’uomo e creare superiorità numerica. Resta il fatto che adesso siamo ultimi ribaditi a conferma di una povertà tecnica che in Serie A non ha eguali. Per salvarsi non ne puoi fare a meno, a questo livello, anche se, senza la grinta, si rischia di fare la stagione dell’Udinese, che solo in panchina ha giocatori che il Livorno nemmeno si sogna, ma che ha avuto bisogno di venire al Picchi per vincere la prima gara della stagione. Ora invece che cinque finali abbiamo l’impressione di andare incontro a cinque passerelle. Ma non date la colpa ai giocatori o all’allenatore di turno. O meglio, se siamo ridotti così è per merito di una società che esiste solo sulla carta. Tanto è vero che a premiare il panchinaro Lucarelli per gli oltre cento gol in amaranto, non abbiamo avuto il piacere di applaudire il signor Spinelli, che ha visto bene di lasciare lo stadio con largo anticipo. Bei tempi, quando si facevano immortalare insieme sul green ardenzino. Ma sono cambiati tutti e due, perchè il vero Lucarelli non avrebbe accettato ne’ la panchina ne’ tanto meno la caramella per starci. E se per quello, nemmeno il vero Spinelli, avrebbe rifiutato le dimissioni di Cosmi. Un pessimo declino per chi ci ha fatto sognare, nemmeno tanto tempo fa, nella parte sinistra della classifica di Serie A. |di Raimondo Bongini - Fonte: www.amaranta.it| - articolo letto 170 volte