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2010-05-17

L'Inter, splendido esempio di Gestalt


Quant’è dura essere interisti. Ma quante soddisfazioni sa regalare allo stesso tempo. Inutile nasconderlo, fino a qualche anno fa ne abbiamo ingoiati di rospi amarissimi e forse questo ci ha temprati, nella passione calcistica ma anche nella vita. Nonostante ciò, un pomeriggio come quello del 16 maggio 2010 riesce a farci tribolare all'estremo, riportando alla mente paure di anni prima, il terrore di farsi superare a pochi metri dal traguardo. È già successo, perché non dovrebbe accadere di nuovo. Ma la fede di un interista va oltre i precedenti e le delusioni, è sempre viva, si lascia trascinare dagli eventi e non è in grado di vivere con freddezza determinate situazioni. In tal senso, l’esperienza serve a poco. Ho vissuto il 5 maggio, ho temuto in quel di Parma nel 2008 e oggi non sono stato di certo tranquillo, soprattutto durante l’intervallo. La Roma vince a Verona facilmente, l’Inter non supera la retroguardia del Siena. Certo, penso tra me e me, ci sono ancora 45 minuti e le occasioni non sono mancate. Nulla fa presagire che il golletto non possa arrivare. Eppure il tifoso, non solo quello nerazzurro (ma soprattuto lui), fatica a essere ottimista in questi frangenti.
Ora sono ancora elettrizzato per il trionfo, ma non nego che fino alla rete risolutrice del Principe ho temuto il peggio. In questo momento, con una lucidità che si sta facendo strada nella mia mente (mi serve per scrivere questo editoriale…), penso che la sofferenza è anche piacevole, quando alla fine tutto volge al meglio. Il problema è il ‘durante’. So che i tifosi della Roma hanno sperato a lungo di conquistare questo scudetto, soprattutto dopo il sorpasso cancellato dalla doppietta di Pazzini, ma anche fino alla rete di Milito. Umanamente potrei anche dispiacermi per loro, ma calcisticamente, fede nerazzurra alla mano, penso che sia giusto che alla fine, a festeggiare, sia stata l’Inter. Mi riferisco al modo in cui si sono comportati nella Capitale, scatenando putiferi e sollevando polvere al fine di distrarci dall’obiettivo; ma penso anche alla finale di Coppa Italia, in cui la superiorità nerazzurra è stata palese, degno preambolo al fotofinish del campionato. Dopo Milan e Juventus, situazioni ormai da mesi assodate, anche ai giallorossi possiamo gridare ‘Zeru Tituli’, mentre noi ci godiamo il secondo di questa straordinaria stagione. Esaltante, c’è poco da aggiungere.
La Coppa Italia era solo un antipasto, questo scudetto vale molto di più, perché arrivato al termine di un campionato intenso, con tanti colpi di scena e mai scevro di polemiche. Tutto spazzato via, tutto un lontano ricordo. Quello che resta oggi è il tricolore, che rimarrà sulle maglie nerazzurre anche la prossima stagione, alla faccia di chi ce lo voleva sottrarre perché stufo del predominio quinquennale dell’Inter. Costoro sono pregati di ripassare tra un anno e riprovarci. Ora sono 18, anche il Milan è alle nostre spalle. So bene che nelle prossime settimane qualcuno tenterà di riportarci a quota 17, perché sul campo non è stato in grado di giocarsela alla pari. Meglio provarci dunque in altre sedi, dunque. Nessuno ci può togliere però questo scudetto, conquistato con il sudore della fronte, con l’impegno e la forza di volontà di una squadra zeppa di campioni, uniti in un gruppo vincente.
Come sostiene la Gestalt, il tutto è più della somma delle singole parti. E l’Inter ne è un esempio lapalissiano. Ora godiamoci questo secondo titulo, meritatissimo, e pretendiamo a ragione i complimenti di tutti, perché sarebbero giusti. So bene che non arriveranno, perché nel calcio italiano il veleno è duro a sparire. Ma poco importa. Sabato ci aspetta l’ultimo impegno, l’ultimo colpo di reni per entrare nella leggenda. In palio il trofeo più ambito, più prezioso, in grado di far impallidire, a livello di prestigio, persino questo sudatissimo tricolore. Aspettiamoci i soliti gufi sul trespolo, tra sei giorni saranno ancora più numerosi. Ma chissenefrega, la loro invidia è la nostra forza.
|di Fabio Costantino - Fonte: www.fcinternews.it| - articolo letto 187 volte


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