Perdere così, fa rabbia. E non accadeva così dal 29 Ottobre 2004. Tre anni fa, una serie fa: Catania – Bari 0-1. (facendo eccezione per Catania - Cagliari). Coincide tutto, o quasi. A partire dal risultato, continuando col:
Goal a bruciapelo, ed annesso svarione difensivo. Allora fu Bianco, oggi chi può saperlo? Mutu stacca solo soletto in area di rigore, un blocco in area si dice, poco importa, dopo 4 minuti dal fischio d’inizio la Fiorentina, reduce dalla Coppa Uefa, con Liverani e Pasqual in tribuna e Gobbi in panchina (gli uomini più temuti da Baldini, ndr), si ritrova in vantaggio. Nel calcio si chiama “fiammata iniziale”, protagonista? Quella squadra che parte a razzo per poi spegnersi con l’andare dei minuti. Il goal, in questi casi, o arriva subito o non arriva. più Andò male al Catania, a San Siro, Julio Cesar deviò in angolo il diagonale di Izco. Va bene alla Fioretina, che dopo la rete, ordinatamente arretra. Pazzini chi lo vede? Santana arranca. Mutu unica fonte di vitalità, mai raddoppiato, solo Sardo su di lui. Inutili i fischi, durante, ingenerosi, quelli al termine. Impotenza offensiva, ed annessi cori dalla curva.
A quei tempi si cantava: “E facci un goal, e Pantanelli facci un goal”. Il motivetto è lo stesso, a cambiare è il soggetto: “E facci un goal, e Direttore facci un goal”. Tutto come ampiamente previsto proprio dal direttore Lo Monaco che, già nel corso degli allenamenti antecedenti la sfida contro l’Inter, dipingeva un quadro con simili tinte in caso di duplice sconfitta. I tifosi, costretti ancora senza striscioni per lungaggini società-questura, questura società, lamentano un attacco troppo “leggero”, e così il coro di allora “Ma come c... giocate, non si capisce”, eccolo trasformato in “Ma quando c... segniamo?” o alternativamente “Ma quando c... vinciamo?”. Perché? Perché in fondo il Catania gioca, Martinez non fa veder palla a Balzaretti, inventa, stupisce, ed avrebbe anche l’occasione di andare a segno, se solo quel tacco di Spinesi avesse avuto più forza., o se Mascara avesse piazzato quel tiro di testa anziché schiacciarlo, o se il pallonetto di Tedesco, o se tutti quei cross.... Se, ma, forse, i dubbi sono proprio là, in quella che i catanesi etichettano da sempre come “amalgama”, l’intesa di gioco, il trovarsi anche al buio, imbeccare il compagno senza neanche guardare dove sia, così: non fortuna, amalgama. Bisognerà lavorarci su, e molto. A prescindere da Colucci, a prescindere da chiunque altro (presente o assente, ndr). Perché da solo, in mezzo a tre avversari, Spinesi può davvero poco, pur con tutta la sua buona volontà. Gli scambi con Mascara falliscono uno dopo l’altro, troppo leziosi, Martinez nemmeno riesce ad inquadrarlo. La partita sua, e dei tifosi, si riduce così ad una logorante attesa di un qualcosa che non arriva mai, e quando di colpo “un’occasione!” la forza di crederci fino in fondo se l’è portata via il tempo. Espulsione nel momento di maggior pressione. Di Fresi, nemmeno il ricordo. Di Baiocco, quanta rabbia. Perde la testa, ancora una volta, gli errori di sempre. Non pensa, minimamente, a quella squadra che crede in lui, che lo vede come una guida. Anzi, la abbandona, sceglie di abbandonarla in 10. Proprio quando Baldini torna al 4-2-3-1, inserendo Babù sulla sinistra. Obiettivo pareggio, con la Fiorentina spompata non un volo pindarico, ma una concreta possibilità, Baiocco non la pensa così. Vargas è involato verso l’area avversaria, Baiocco si avvicina all’arbitro, in corsa, l’ennesima protesta, l’ennesimo insulto, rosso diretto. E giù ancora proteste. Recidivo. L’unica parola, da rivolgere in mondovisione è: Scusatemi!
Tenere la Fiorentina in scacco per oltre 45 minuti, quella che cambia Pazzini con Vieri, Montolivo con Pazienza etc.., non è certo facile, né da tutti. Con o senza Coppa Uefa a giocar in proprio favore. Un dato, questo, che dovrebbe indurre tutto l’ambiente ad una sana riflessione sul cosa sia più opportuno fare, adesso, su come sia più logico comportarsi, adesso. Lasciamo i nostri sfoghi nervosi, umani e comprensibili, lontano dall’ambiente della squadra. Ogni cosa a suo tempo, e nella difficoltà di oggi, l’unico distinguo col passato, è l’assoluta fiducia da garantire ad un collettivo che lavora, unito, per rendere ogni singolo tifoso ancor più orgoglioso di quella squadra che porta stampata in ogni pensiero. C’è da restare compatti, c’è da dare l’esempio, c’è da farsi coraggio, l’un con l’altro, e crede, fortissimamente credere nei mezzi di questo Catania. Perdere così fa male. Non facciamocene altro, noi stessi. L'anno scorso dopo Cagliari, 0-1, venne Empoli...|di Marco Di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com|. - articolo letto 99 volte