Doveva essere la conferma di ciò che si era visto contro il Napoli. Beh, a vedere il risultato, non lo è stato.
Ma quella del match odierno deve essere un’analisi più approfondita, che guarda al collettivo, al gioco, alle occasioni. Quest’ultime non sono mancate, il Catania ne ha avute parecchie, fin dal primo tempo, Biagianti e Spinesi gli uomini più pericolosi: entrambi poco concreti tanto da far mangiare le mani ai propri tifosi, chiedere al numero 24 etneo sul colpo di testa parato da Agliardi, tirato però centrale.
Attribuire la sconfitta alla sfortuna, al fato e a una sorte che è nuovamente girata sarebbe ridicolo, sminuirebbe sia la prova dei rossazzurri che quella degli avversari, significherebbe non ammettere e non lavorare sugli errori commessi, anche perché è inutile negare che ci sono stati.
Il Catania scende in campo determinato, lottando su ogni pallone, lasciando tuttavia l’iniziativa agli avversari, frutto di uno schema ad una sola punta (Spinesi), e quattro, a tratti cinque, centrocampisti. Riassumere in numeri (4-4-2, 4-5-1, ecc) il modo di giocare dei rossazzurri diventa impossibile, il modulo varia da minuto a minuto, a tratti all’interno di poche azioni: Edusei si ritrova spesso davanti alla difesa, un po’ alla Pirlo, mancando tuttavia in fase d’impostazione, causa l’imprecisione. Vargas è la brutta copia di quello visto appena sei giorni fa: non cambia la posizione, la possibilità di spingere c’è, lui lo fa solo nella fase iniziale del match, poi si spegne.
La fase offensiva è comunque mobile, Izco e Biagianti i più imprevedibili. Il primo corre a perdifiato, senza mai fermarsi, conquistando un’infinità di palloni. L’altro, reduce da un periodo non felice per le condizioni fisiche non ottimali, si fa spesso vedere in avanti, cercando più volte la conclusione, riuscendo a rendersi pericoloso in ben due occasioni nel giro di altrettanti minuti: al 18’ del primo tempo grande scambio Tedesco - Vargas, palla a Biagianti che, in area, manca l'aggancio; passa un minuto e il rossazzurro fallisce un’altra opportunità, calciando alto sopra la traversa un pallone ricevuto da Spinesi, anch’egli mobile lì in avanti a lottare contro la difesa palermitana, non così forte, anzi al contrario, apparsa più che vulnerabile.
A fare la differenza è l’episodio, una punizione allo scadere realizzata alla perfezione, e in modo imparabile, da Miccoli. Palle inattive sulle quali si dovrà lavorare parecchio, tante sono quelle pericolose in area rossazzurra, fallite sia per l’imprecisione degli attaccanti rosanero, Amauri su tutti, sia per le chiusure tempestive, ma in extremis, dei vari Terlizzi e Stovini, ritornati entrambi sui ritmi alti di inizio stagione, quando, a far la differenza, era la solidità difensiva.
Arriva dunque l’ennesima sconfitta in trasferta, diversa per molti aspetti dalle altre. Serve concentrarsi, continuare un lavoro ben svolto in questi dieci giorni di gestione Zenga. |di Fabio Alibrio - Fonte: www.mondocatania.com|. - articolo letto 137 volte