Benvenuti nella Storia.
Del Calcio. Di Quelli che potranno dire, io c’ero.
Il crepuscolo degli “Dei” o presunti tali. E’ il Milan, il numero uno del Mondo.
Né Milan due, né tre, né quattro. E’ il Milan.
Una serata indimenticabile, per giocatori e tifosi. Di “Clamoroso, al Massimino”, c’è poco o nulla per chi assiste e vive la partita. Solo leggendo il tabellone della Coppa Italia, senza conoscerne la trama, tra qualche anno, i giovani tifosi potranno avere un sobbalzo. Stupirsi dell’impresa che oggi ci appare sì storica, ma allo stesso tempo “comprensibile”.
La prima vittoria a San Siro, nella gara d’andata. Al ritorno, la prima qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia in 62 anni di Storia Rossazzurra. Un sogno dipanatosi senza “miracoli”, calcolato fin nei minimi particolari, per il quale s’è sudato e sofferto. Fino a far apparire questo successo, la logica ricompensa ad anni di lavoro duro, silenzioso e mal ripagato.
E quella squadra che 15 anni fa ripartiva dall’Eccellenza, prende il Milan, gliene fa due all’andata, uno al ritorno, e lo manda a casa insieme ai suoi 18 trofei con l’unica soddisfazione d’aver visto la meraviglia che è l’Etna innevata, contro il mare ed il sole di Sicilia. Fotografare, affrancare e scrivere “Tanti Saluti da Catania”.
A distanza di tre giorni. Un altro pareggio, ma che stavolta vale una vittoria. Catania che rasenta la perfezione. Baldini ci crede alla qualificazione e mette dentro un undici agguerrito, mai più usare la parola titolare, dove alcuni volti noti deludono, ed alcune new entry esaltano e si esaltano.
Sfortunato l’avvio, Spinesi ruba il tempo a Digao, nei secoli “Il fratello di... Kakà”, e scocca un bolide fin troppo perfetto da posizione defilata, superato Kalac è la traversa a dire di no, e come un flipper rigetta fuori dalla linea di porta l’urlo dei 20.000 ed oltre sostenitori rossazzurri, presenti in gran numero finanche all’interno del settore ospiti.
L’appuntamento è solo rimandato. Mascara dalla bandierina, chiama Vargas allo schema. Pallone morbido sui trenta metri, che scende, scende, Vargas lo inquadra, lo colpisce, al volo, è un fendente che taglia l’intera muraglia umana davanti all’area rossonera e s’insacca alle spalle di Kalac, là dove solo la rete può fermarne la corsa. Boato, quello sì clamoroso.
Non rischia mai il Catania, preciso in copertura, volitivo in fase offensiva. Cafù ed Oddo non passano sulla sinistra, il gioco si sposta allora a destra, ma anche là Favalli e Gourcuff bussando trovano occupato. Edusei si fa in tre, per coprire alle sbadataggini di Baiocco e Tedesco, e se un “Puma” in campo c’è... non è certo Emerson.
Dopo il vantaggio Baldini applica la tattica del controllo, blocco e ripartenze veloci sulle fasce. Il Milan vive di folate sporadiche, costretto per lo più al tiro da lontano. Pirlo mette i brividi da fuori area, Bizzarri dice no, la parata di presentazione, preludio di miracoli a breve scadenza.
Si va al riposo e Baldini capisce subito che Edusei può far prodigi ma non miracoli. Dentro Izco, la mossa chiave della gara, irrobustire il centrocampo senza perdere in propulsione offensiva. Il Milan è costretto a rincorrere, in ogni senso. A poco vale per Ancelotti passare sin da inizio ripresa al più spregiudicato 4-4-2, preferendo metter fuori Pirlo per insistere sulle fasce con l’aggiunta di Bonera.
I rossoneri guadagnano terreno, restando carenti in idee. Così se il primo è a marchio Vargas, nel secondo ci pensa Bizzarri a strappare applausi e consensi. Ben lontano dal portiere con la sciolina sui guantoni di inizio stagione. Non sbaglia nulla impeccabile. Si arrende solo al 68’ sull’unico svarione difensivo concesso dagli etnei, un fuorigioco malriuscito sul quale Paloschi, servito a centro area, è tutto libero di mettere dentro. Il piccolo segna, per la seconda volta, mentre il grande si dispera, una, due volte. Bizzarri è sempre là, a scombinarne i piani di Gilardino. Due parate miracolose, istinto allo stato puro, due palloni scacciati via dalla porta, come sbattessero contro un muro. A tu per tu, prima, girata al buio poi. Niente da fare, Bizzarri è il lumicino che tiene in vita il Catania.
A nulla può nemmeno la direzione monocorde di Ayroldi, che nel finale riesce addirittura ad ammonire Spinesi, che cade sul corpo di Edusei (già a terra in area), per simulazione. Faccia tosta od incompetenza, ma non chiamatela sudditanza, qualcosa di innato c’è in lui.
L’espulsione diretta, con cui manda anzitempo negli spogliatoi Sottil poco dopo il pareggio del Milan, è talmente sfacciata che si trova costretto a rimediare spedendo Gattuso a fargli compagnia, e così “Ringhio” dopo non esser riuscito a far la differenza in campo, fallisce anche nel mantenere quella numerica. Un successo.
La miccia innescata prosegue, senza sosta, fino a deflagrare, dopo 4 minuti di recupero.
Vittoria in stile Catania, e sembra quasi tutto nella norma. Ché qualunque casacca indossi, l’avversario tale resta. Anche se oggi, ad uscire a capo chino non era più il Catanzaro, ma il Milan.
Pur sempre un avversario, come il prossimo, l’Udinese di Marino. E se i tifosi cantano “Tutti a Roma”, è lecito e gradevole volteggiare nel dubbio, Roma prossima di Campionato, o Roma 24 Maggio, Finale di Coppa Italia?
Con questo Catania, tutto è possibile - articolo letto 700 volte