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2008-06-03

Biografia Calciatori da Leggenda: Puskas


La prima fase della leggenda di Puskas si dipana nella mitica Honved di Budapest. Fin dal principio il suo bagaglio tecnico si rivela immenso.
Il giovane Ferenc, inserito nella squadra dell’esercito, diventa subito sottotenente.
La sua carriera, anche militare, è fulminea. Puskas, senza mai entrare in una caserma, senza mai imbracciare un fucile, sale tutti i gradi: capitano, maggiore e infine colonnello.
Nella Honved è il numero uno assoluto (357 caps 354 reti nel Kispest e nell’Honvéd dal 43 al 56).
Un autentico fuoriclasse con l’aggiunta di un naturale carisma che lo consacra capo dello spogliatoio. Puskas, usando il solo piede sinistro, riesce a colpire il pallone con un’incredibile potenza e precisione.
E’ il cervello del gruppo, un playmaker e rifinitore fantastico.
Con la Honved, a partire dal 1950, vince quattro campionati, le sue imprese superano tutti i confini. gira il mondo, le tournée della strepitosa squadra magiara toccano tutti i Paesi, raggiungono il Sudamerica. In Brasile applaudono i suoi colpi e i suoi numeri di “bomber inesorabile e scintillante, capace di fare la differenza in campo”.
Fa la differenza anche nell’Ungheria, la nazionale più forte d’Europa all’inizio degli anni Cinquanta. Puskas diventa il leader e il capitano.
Quel team gioca in modo rivoluzionario, con uno schieramento d’attacco formato dal trio Kocsis, Hidegkuti e Puskas. Kocsis e Puskas sono le forze propulsive della squadra, rispettivamente mezz'ala di destra e di sinistra, ma in realtà i due giocatori più avanzati, mentre il centravanti Hidegkuti parte da dietro ed è bravo a lanciarsi in profondità negli spazi.
Nel 1952 guida la nazionale del suo Paese all’oro olimpico di Helsinki battendo in finale (2-0) la Jugoslavia. Gli ungheresi giocano un calcio magico e infrangono il mito dell’Inghilterra, travolta 6-3 in casa, nel tempio di Wembley.
Puskas segna due gol, mentre il suo partner, Nandor Hidegkuti, realizza una tripletta.
Sei mesi dopo l’Inghilterra riceve la seconda lezione, quando l’Ungheria la travolge nella rivincita: 7-1. In quella nazionale, che insegna al mondo intero una nuova concezione tattica del calcio, Puskas segna 83 gol in 84 partite.
Nei Mondiali del 1954 arrivano in finale: giocano contro la Germania Ovest. Puskas, nonostante un infortunio, scende in campo: è una scommessa, a quei tempi non si possono sostituire giocatori durante l’incontro.
Due gol lampo in soli otto minuti fanno pensare alla goleada. Gli ungheresi invece perdono Puskas, per il problema alla caviglia, e sono battuti (3-2) dai tedeschi. Una vittoria strana, visto che dopo quel 3-2 molti tedeschi furono colpiti da malori misteriosi.
Gli albori del doping
E’ quella la prima sconfitta subita dall’Ungheria in quattro anni. Nell’ottobre 1956, allo scoppio della rivoluzione ungherese, da Budapest rimbalza una tragica notizia: "Il colonnello Ferenc Puskas è rimasto ucciso mentre combatteva nelle strade della città".
Il grande campione è invece con la propria squadra, l’Honved, in Spagna, per una serie di amichevoli. All’accompagnatore del club arriva un telegramma che ordina a tutti di rientrare entro il 10 novembre.
La maggioranza dei giocatori, capeggiata da Ferenc, si oppone. Puskas, assieme ad altri campioni, decide di non tornare in patria, scegliendo così la via dell’esilio.
Intanto Puskas mette su casa a Bordighera in Liguria, e attende con pazienza che trascorrano i 2 anni di sospensione imposti dai regolamenti della Fifa. Dopodiché, nel volgere degli anni ’50, a circa 30 anni d’età, quando si pensava fosse sul viale del tramonto, passa al Real Madrid, scrivendo pagine memorabili della storia calcistica di tutti i tempi, insieme ad un collettivo proponente degli assi inimitabili, come Di Stefano, Gento, Santamaria, Kopa, Rial, tanto per menzionarne alcuni.
D’altra parte se l’icona di Puskas è divenuta così immensa lo deve proprio a certi compagni del genere… Puskas con la camiseta blanca gioca 372 partite, segna 324 reti (media gol 0,87). E' ancora l'unico calciatore a segnare 4 reti in una finale di Coppa dei Campioni.
Quel 18 maggio 1960, a Glasgow, il Real travolge 7-3 l'Eintracht. Puskas cala il poker.
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