L’Astana, squadra dell’ultimo vincitore del Tour de France Alberto Contador, aveva iscritto il proprio nome tra i concorrenti alla Corsa Rosa soltanto negli ultimi giorni utili, in quanto gli organizzatori della Grande Boucle le avevano negato la presenza perché in odore di illecito sportivo. PARTENZA IN SORDINA - Quindi il corridore iberico era arrivato in questo Giro in condizioni fisiche non ideali per accaparrarsi una corsa di tale caratura, ed il suo obiettivo assai rinunciatario era quello di fare sì una buona figura ma soprattutto, cosa più consona alla propria condizione, accumulare esperienza visti i “soli” 25 anni d’età. In effetti Contador sin dall’inizio era apparso leggermente opaco, anche se non di certo nello stato pietoso che lui aveva preventivato. LA CRESCITA - Poi col passare dei giorni, con l’arrivo delle prime asperità, Contador si è mostrato sempre più in forma, e quando alla 15^ tappa (con arrivo al Passo Fedaia) conquisterà la maglia rosa saranno in pochi a denotare meraviglia. Lo spagnolo, pur senza strafare, era riuscito a impadronirsi del simbolo del primato in virtù di un’ammirabile regolarità, per una supremazia che non sarà quasi mai messa in pericolo, malgrado qualche sporadico attacco non avente però la necessaria baldanza per scalzare il vincitore dell’ultima Corsa Gialla. SOLO RICCO' COME RIVALE - Gli avversari che hanno cercato invano di metterlo in crisi non vantavano di certo chissà quale blasone, e l’unico che ha rischiato di rovinargli la festa, Riccardo Riccò, è apparso ancora acerbo per il grande passo, specie nelle crono, specialità nelle quali dovrà migliorarsi non poco se vorrà in futuro abbracciare la gloria in queste corse a tappe. Un pò come la rivelazione assoluta di questo giro, quell’Emanuele Sella -prima d’ora un corridore di media caratura- che se non fosse stato per qualche disavventura di troppo sarebbe almeno salito sul podio di Milano. Tuttavia le sue 3 affermazioni ottenute nelle tappe più “temibili”, ci consegnano un ciclista avente le carte in regola per issarsi sull’Olimpo degli Dei. Ad un corridore sull’altare se ne contrappone un altro sulla polvere, Danilo Di Luca. OPACO DI LUCA - L’anno precedente l’abruzzese, pur non essendo deputato per le grandi arrampicate, era riuscito a trionfare non senza sorpresa. Quest’anno quel successo appare destinato a restare una traccia nella sua carriera comunque di tutto rispetto. Oggi più che mai ha dimostrato di non essere adatto per le grandi salite, e nemmeno per le gare contro il tempo, insomma tutte peculiarità che di certo non ne fanno un ciclista consono ai grandi giri. TORNANO GLI STRANIERI DOPO 12 ANNI - Il Giro d’Italia dopo 12 anni termina dunque in mani straniere, ma non è detto che sia un male. Anzi il successo di Contador restituisce un certo valore ad una corsa che ultimamente stava pagando sin troppo la concorrenza col Tour. - articolo letto 182 volte