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2008-10-06

Carlo Petrini a VN: ''SLA: assurda la tesi dei pesticidi''


Il pm Raffaele Guariniello sta indagando sulla possibilità che il contatto con i pesticidi dei campi di calcio, unito alla predisposizione genetica, possa essere una delle possibili concause della sclerosi laterale amiotrofica nel calcio.
Al riguardo abbiamo sentito Carlo Petrini, ex attaccante ed ora affermato scrittore: “Non credo assolutamente nel fatto che i pesticidi siano fra le possibili concause della SLA fra gli ex calciatori. Se così fosse migliaia di contadini ed addetti ai campi da gioco dovrebbero essere afflitti da questa terribile malattia e non mi sembra, almeno a mia insaputa, che siano in corso delle indagini epidemiologiche al riguardo. Quando leggo, proprio su violanews tra l’altro, che le probabilità di contrarre la SLA fra ex calciatori è superiore di 25 volte rispetto alla media nazionale penso che si debba indagare in un’altra direzione ben precisa.
Bisogna partire dal fatto che Borgonovo, ed altri ragazzi, non hanno svolto altre professioni se non quella del calciatore e come tale le indagini dovrebbero essere indirizzate in quel determinato settore. Proprio per questo motivo non concordo assolutamente con chi esclude le responsabilità del mondo del calcio a priori. Ritengo anche inutile nascondersi nel momento in cui una malattia così ti colpisce. Borgonovo ha trovato la forza, ma dopo tre anni.
Essere malati non è un delitto, anzi sono proprio questi ragazzi più sfortunati che dovrebbero raccontare le loro esperienze nella speranza che la medicina e la ricerca possano nel più breve tempo possibile trovare le giuste contromisure per arrestare quello che è considerato il male del secolo.
Ho letto l’intervista di Gil (Gianluca De Ponti, ndr) sul Guerino e sono completamente d’accordo con lui quando sostiene che, pur non avendo le prove, negli anni settenta molti giocatori siano stati dopati a loro insaputa. La sua meraviglia, sul fatto che nessuno apra gli occhi su quello che è successo nel calcio negli anni settanta, è la mia. Sono queste le cose di cui dovremmo parlare con l’obiettivo di fare chiarezza su quello che succedeva negli spogliatoi in quegli anni (e forse adesso) con l’obiettivo di rendere i giovani d’oggi più coscienti in grado di poter distinguere i dottori ed i medici veri dagli sciacalli che hanno seminato morte e disgrazie in nome del calcio.
Chiudo riprendendo le parole dell’amico Gil «Abbiamo il dovere di stare vicini ai giovani che cominciano ora col calcio, spiegando loro di stare attenti, di non fidarsi e di non prendere niente: a 20 anni non ci pensi, ma poi la vita ti presenta il conto»”.
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