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2008-12-09

Milana - Catania: commento tattico


Sarebbe stata comprensibile con un Milan al completo, un Milan che fosse la squadra tra le più forti in Europa e nel mondo; era invece un Milan “vecchietto” , costretto a cambiar modulo adattandolo alla vecchia guardia, mandata in campo a sostituire i pezzi pregiati, tutti acciaccati ad eccezione di Kakà, Pato e Gattuso: fuori Bonera, Pirlo, Ambrosini, Seedorf, Borriello e Nesta.
Una difesa a 5, con queste prerogative, non si spiega. Perché non di 3-5-2, ma di 5-4-1 trattasi , coi due esterni, Sabato e Sardo, volutamente bloccati massimo sulla mediana, non oltre, e si ripete così la trama tattica vista nelle gare precedenti, ad eccezione di quella di Marassi: Fino al goal sono solo 2 gli uomini del Catania che stazionano nella metà campo rossonera (Mascara e Paolucci). Arriva così la quarta sconfitta esterna, ed il goal in trasferta manca da oltre un mese , Mascara, a Siena, su rigore, 4 in totale.
Pochi tiri verso la porta, che arrivano con più frequenza dopo la rete dello svantaggio, o meglio l'autorete; il Milan domina sui cross, sui corner, sul possesso palla, sulle occasioni pericolose, sui passaggi, sui dribbling, il Catania vien fuori solo nei “contrasti” e nei “falli fatti”, ma con una direzione come quella di Gervasoni è un dato da prendere con le molle. Le trame di gioco , lineari ed efficaci, per il Catania si spengono oltrepassata la propria metà campo , quando Mascara ha come unica alternativa il dribbling, il tiro o il passaggio al solo Paolucci. Sovrapposizioni numero 0, passaggi riusciti in fase offensiva 12, pericolosità ridotta al minimo.
Magari per non turbare quanto provato fino al Sabato in allenamento, Zenga ha deciso di non cambiar nulla, pur davanti alle mutate criticità del Milan, che sulle gambe aveva anche l'impegno di Coppa Italia, con tanto di supplementari. Manca la voglia di vincere, ed una reale convinzione, da parte degli etnei, che vincere non sia impossibile davvero. Prevale l'abbandono alla normalità del “perdere in trasferta” , alla quale ormai si è fatta abitudine, e la consolazione di quel tanto di più che si può in casa. Stando così le cose è necessario un rapido “attenti”; Plasmati e Martinez sono mosse ormai intempestive nell'economia di una squadra a trazione posteriore , la sferzata di nuova linfa c'è, ma si perde nella stanchezza generale e nella mediocrità dell'arbitro.
Certo, ironia della sorte, il goal, autogol, matura come la beffa delle beffe. Terlizzi, rischiato titolare nonostante abbia solo due allenamenti sulle gambe (fermo da due settimane), si ferma, in panchina non ci sono più centrali, così si è costretti ad inserire Tedesco, passando alla difesa a 4. Passa nemmeno un minuto, fallo di Tedesco su Pato , punizione e corner, dal corner rete, dove Stovini e Silvestri si aspettavano Terlizzi, che non c'era più, a marcare Kakà. Accade la fatalità, stessa porta dell'autorete, di Terlizzi, contro l'Inter.
Bene Bizzarri, evidente, altrettanto bene Carboni , che chiude e cerca di far ripartire la squadra ( recordman per palloni recuperati ), alzando non di poco il suo raggio d'azione, spingendo più avanti Ledesma, operoso ma in difficoltà quando non assistito sulle fasce, come al Meazza. Mascara resta il faro , ogni occasione pericolosa passa da una sua giocata, singola o per la squadra. Ipotizzare una gara così impostata, a Firenze? Impraticabile. Rispolverare le due punte la prima alternativa da vagliare.
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