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2009-02-14

Talenti.......da Nazionale: la seconda puntata dedicata ai difensori centrali


Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, pronti o quasi per l’azzurro della Nazionale. Dopo la prima puntata dedicata ai portieri (candidati Iezzo, Abbiati, Marchetti e Curci) la nostra inchiesta fa tappa oggi in una delle zone più scottanti del campo: il centro della difesa.
L’evoluzione dell’arte del difendere ha stravolto completamente i compiti e i requisiti dei difensori. La retroguardia più affidabile rimane quella a 4, con due terzini “di spinta” e due difensori centrali. Nel calcio moderno il terzino è chiamato spesso a partecipare alla manovra offensiva e tocca i centrali di difesa toppare le falle dei laterali. Ma non solo. Chi gioca in messo alla difesa dev’essere il prototipo dell’atleta perfetto: alto, forte fisicamente, agile, caparbio, bravo nel colpo di testa, intelligente nell’anticipo, veloce, abile sia nella marcatura a zona che in quella a uomo. A tutto ciò vanno aggiunte caratteristiche nuove che il calcio moderno chiede necessariamente ai difensori centrali, come la capacità di sfornare lanci a lunga gittata per innescare l’azione dalle retrovie o l’abilità nei calci piazzati.
Si spiega da sola, dunque, la difficoltà sempre maggiore nel trovare calciatori che possano vantare un così ampio ventaglio di qualità. Chi eccelle in alcune, falla in altre e viceversa. Chi ha buoni difensori in rosa se li tiene ben stretti, più degli attaccanti, perché è molto più difficile rimpiazzarli. Le grandi squadre spendono cifre folli per assicurarsi centrali all’altezza e ciò spiega anche perché i capitani “storici” del passato e del presente sono quasi sempre difensori e raramente attaccanti (Puyol, Baresi, Scirea, Maldini, Beckenbauer solo per fare degli esempi).
Nella nostra nazionale la situazione non è certo rosea. Per un astro che nasce (Chiellini) ne cadono a grappoli (Cannavaro, Nesta, Materazzi) e il centro della difesa azzurra langue di rinforzi all’altezza.
Ma scandagliando la Serie A si fanno delle scoperte molto interessanti. Una delle più interessanti porta il nome di Daniele Portanova. Dopo 5 stagioni da protagonista con la maglia del Siena, il difensore romano merita di diritto la citazione in questa sede. Daniele non è più un giovinetto (ha compiuto 30 anni il 17 dicembre) ma le sue qualità lo rendono pronto per il salto in una compagine blasonata. Difensore alto e possente ma non irruento né falloso, sa lanciare benissimo gli attaccanti grazie ad un innato talento nelle verticalizzazioni. In Toscana lotta per la salvezza ma il buon momento della squadra di Giampaolo ha messo ancora di più in luce la sua solidità in area di rigore. Auguri.
Quando la squadra gira bene, si sa, anche le qualità dei singoli vengono valorizzate. Se poi il buon momento coincide con uno stato di forma ottimale, con prestazioni superlative e con un buon livello di continuità allora si attira più facilmente l’attenzione degli osservatori. È il caso di Matteo Ferrari, 29enne difensore del Genoa. “Scappato” dalla Roma, dove in due anni non è mai riuscito a strappare una maglia da titolare fisso, in estate sembrava certo il passaggio all’Inter che voleva acquistarlo non perché ne avesse bisogno ma piuttosto perché Matteo è un prodotto del vivaio nerazzurro e sarebbe tornato comodo per la lista Champions. Fortunatamente per lui (e anche per noi) il giocatore italo-algerino ha rifiutato una panchina milionaria per sudarsi il campionato nel Genoa, vera rivelazione di questo 2008-2009. Al contrario di Portanova lancia poco (e male) ma ha mezzi fisici incredibili e una buona intelligenza tattica, che unita ad un discreto senso dell’anticipo lo rende un vero “dominante” in area di rigore. Un altro da tenere d’occhio.
Situazione analoga quella di Thomas Manfredini. Il riccioluto stopper dell’Atalanta sta vivendo una delle migliori (se non la migliore) stagione della sua carriera. Classe ’80, sembrava dover rimanere nel buio della mediocrità calcistica dopo la pesante squalifica (3 mesi) inflittagli nel 2007 dalla Commissione Disciplinare. Ma grazie alla fiducia della società orobica e del tecnico, Thomas è riuscito a cucirsi un posto da titolare inamovibile nello scacchiere bergamasco, al punto da diventare appetito di molte squadre italiane e non. Marcatore molto veloce, non è il classico “roccioso” ma piuttosto un difensore moderno, agile, bravissimo con la palla tra i piedi e soprattutto (cosa veramente inusuale) abile sui calci da fermo. Se riuscirà a chiudere la stagione mantenendosi su questi standard la chiamata in azzurro non ci sorprenderebbe per niente.
Come detto, la nostra inchiesta non tiene conto dei limiti d’età, sia in eccesso che in difetto, ma dopo aver citato difensori prossimi allo soglia dei trent’anni, chiudiamo con una segnalazione in prospettiva, che porta il nome di Fabiano Santacroce. Il 22enne difensore del Napoli è una delle grandi intuizioni di Pierpaolo Marino, insieme a Lavezzi e Hamsik. Strappato al Brescia nel gennaio del 2008, vanta già una convocazione in ottobre, a cui però non ha fatto seguito un effettivo impiego sul campo. Si tratta di uno stopper vecchia maniera, sul precedente modello di Ferrari. Poco mobile ma discretamente veloce, gioca prevalentemente d’anticipo per sopperire alle lacune nell’uno contro uno. L’imponenza fisica e l’abilità nel colpo di testa ne fanno un guardiano dell’area piccola. Se riuscirà in poco tempo a limare la foga e l’irruenza che lo contraddistinguono e a diminuire il numero dei cartellini può sperare senz’altro in un futuro più che roseo, anzi……………azzurro.
Insomma i nomi interessanti per rincalzare la nostra difesa non mancano, tenendo conto che qui ne abbiamo citati solo alcuni, i più meritevoli. Ma l’indagine sui difensori non si ferma. Nel prossimo appuntamento tratteremo la materia veramente scottante dei terzini. In Italia ne nascono di buoni? Se si perché le grandi squadre preferiscono affidare le fasce laterali ad esterni stranieri? Scopritelo insieme a noi, tra 15 giorni.
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