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2009-03-22

"Talenti....da Nazionale": la quarta puntata dedicata ai mediani


Si avvicina la pausa primaverile che vedrà la nostra Nazionale impegnata contro l’Irlanda del Trap e con essa continua la grande inchiesta sui nomi nuovi da proporre per il new deal azzurro. Dopo avervi indicato portieri, centrali e terzini eccoci qui nella quarta puntata dedicata ai mediani più interessanti del campionato.
Il fisiologico calo di Ringhio Gattuso, principe dei mediani all’italiana, e i continui passi falsi di tanti promettenti giovani nel giro della nostra selezione (Montolivo, Aquilani) costringeranno Lippi a guardarsi intorno. E quale miglior punto d’inizio della Serie A?
Iniziamo col dire che il ruolo del mediano è molto cambiato nel tempo. I grandi mediani del passato erano guerrieri del centrocampo, macchine da corsa inarrestabili, dal carburante inesauribile. Il loro compito era unicamente di distruzione, marcare la punta più veloce e ingabbiarla in una prigione di muscoli e sudore. Un mediano “di razza” era un difensore aggiunto, che raramente superava la metà campo, preoccupandosi solo di attutire l’onda d’urto avversaria. Di gol, assist, passaggi illuminanti neanche a parlarle. Il mediano era la pietra miliare del centrocampo, una roccia in movimento, al cui rendimento era aggrappata la sicurezza di tutta la squadra.
Con l’evoluzione del gioco e la nascita del calcio totale, non era più possibile continuare a tenere la squadra spaccata in due tronconi, tra chi attaccava e chi difendeva. Così se al centravanti si è cominciato a chiedere di rientrare e correre dietro al suo emulo avversario per i tutti i 90’, anche il mediano ha dovuto aggiungere qualcosa in più al cuore e ai polmoni. Un pizzico di qualità che permettesse il raccordo fra difesa e attacco e desse alla squadra la possibilità di respirare. Non a caso il mediano moderno corre, lotta su tutti i palloni, spezza il gioco avversario ma allo stesso tempo attacca palla al piede, crossa, verticalizza, tira le punizioni ed i rigori, segna di testa e di piede, imposta l’azione.
Il meglio del meglio, in Italia, fino a qualche tempo fa, lo davano Pirlo e Gattuso, che tanto nel Milan che nella Nazionale hanno costruito una cerniera di centrocampo unica al mondo, garantendo qualità e quantità nei giusti dosaggi. Ma ora più che mai alla nostra selezione serve un atleta di nuova generazione, che sappia incarnare le due anime del mediano allo stesso modo.
VIS ATALANTINA - Assomiglia molto ad un mediano d’altri tempi Tiberio Guarente, pedina insostituibile del centrocampo atalantino. Classe ’85, ventiquattro anni ancora da compiere, il centrocampista pisano sta disputando una stagione fantastica. Dopo la trafila nelle giovanile nerazzurre e la parentesi al Verona, segnata da una serie incredibile di gravi infortuni, Tiberio è finalmente riuscito a trovare continuità e minutaggio nell’Atalanta, la squadra che lo ha cresciuto e fatto esordire, togliendosi anche la soddisfazione del primo gol in A, contro il Bologna. Guarente fa delle doti atletiche il proprio biglietto da visita: corsa, resistenza e tenacia si uniscono però ad un buonissimo tiro ed ad un’ottima visione di gioco, che gli permettono di andare al cross con molta facilità. Insomma, un ragazzo da seguire molto da vicino.
UN POSTO RITROVATO - Un’esplosione che ha molti punti in comune con quella vissuta quest’anno da Matteo Brighi. Il mediano riminese ha finalmente dimostrato al grande pubblico il proprio talento, lo stesso che spinse la Juventus a comprarlo dalla C2 e farlo esordire in Serie A accanto a Zidane appena diciottenne. Poi un tour lunghissimo, tra infortuni e incomprensioni di ruolo, che l’hanno portato a Parma, Bologna, Brescia, Verona. Anche l’approdo alla Roma, che lo prese nell’ambito dell’affare Emerson, non è dei migliori. Serviranno tre anni di prestito al Chievo per convincere la società giallorossa a dargli fiducia, promuovendolo titolare, complice anche il cambio di modulo operato da Spalletti a seguito della crisi di risultati. Sicuramente un’alternativa interessante da tenere d’occhio.
UN NUOVO ORIUNDO - Non ci spostiamo da Roma, cambiamo solo sponda. Dall’altra parte del Tevere fioccano i sondaggi da mezza Serie A e da mezza Europa per Cristian Ledesma. Il mediano argentino potrebbe giocare da subito con la maglia della Nazionale azzurra, perché in possesso della cittadinanza, grazie alla moglie italiana. Cristian appartiene a quella antica stirpe, ormai quasi estinta, degli “uomini-ovunque”. Non si ricorda una vittoria significativa della Lazio senza il suo apporto in mezzo al campo, senza la miriade di palloni che riesce a recuperare e a giocare in tutti i 90’. Dopo l’esperienza al Lecce, l’approdo in un contesto ambizioso come quello biancoceleste ha aiutato in misura esponenziale la crescita di Ledesma, un mediano-regista dal carattere moderno che servirebbe alla nostra selezione.
BUON SANGUE NON MENTE - In chiusura, citazione d’obbligo per quella che ormai è una vecchia conoscenza della Serie A. L’ottima annata del Cagliari, a lungo in zona Uefa dopo un disastroso girone d’andata, è da attribuire in gran parte all’altissimo rendimento di Daniele Conti. Nel centrocampista laziale scorre sangue d’autore: come suo padre, che sposò la maglia giallorossa della Roma, anche Daniele ha deciso di legarsi per sempre al Cagliari, dove è un idolo e un simbolo. Forza fisica, intelligenza tattica e un discreto bagaglio tecnico (da antologia il gol all’Olimpico, proprio contro la Lupa) ne fanno un giocatore molto interessante, oltre che un’opzione palpabile per il gran salto in azzurro.
Si chiude qui la quarta puntata di “Talenti….da nazionale”. Rimanete in nostra compagnia perché nella prossima puntata tratteremo in lungo e in largo di trequartisti. Chi sono i maggiori indiziati per una convocazione in Nazionale? Scopritelo insieme a noi, solo su Golmania.
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