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2009-04-13

Storia del Tour De France: da Armstrong che addormenta il tour, al tour assegnato a tavolino


2001 NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE TOUR DE FRANCE
Tutto come da copione: Armstrong vince il 3° Tour consecutivo senza che vi siano dei veri avversari a contrastarlo. Lo strapotere del texano è totale, sia in salita che a cronometro. L’Italia, orfana di Cipollini e Pantani, non vincerà manco mezza tappa.
2002 E’ ANCORA LUI!
Armstrong addormenta il Tour, ma questa non è più una notizia. L’Italia vince 1 sola tappa con Frigo.
2003 EGUAGLIATI MERCKX & COMPANY
Ancora Armstrong! Il texano della US POSTAL centra l’agognata cinquina, precedendo Ullrich di 1’01’’, per una vittoria finalmente sudata. Armstrong eguaglia dei mostri sacri del pedale, Merckx in primis, arrivando a 5 Tour di seguito, impresa riuscita solo ad Indurain. L’Italia vince 5 tappe, 1 con Simoni e 4 con Petacchi, forse il più grande velocista di sempre, malgrado la iella che lo ha bersagliato sinora, 2009. Il corridore spezzino ad oggi non ha più vinto 1 tappa alla Gran Boucle, vuoi per infortunio, vuoi per doping (ammesso che il salbutamolo sia tale)…Per il 3° anno consecutivo gli organizzatori non inviteranno Cipollini, neo iridato.
2004 6 LEGGENDARIO!
Armstrong è ancora senza rivali e così si accaparra in tranquillità il 6° Tour di seguito, primo uomo a riuscirci, lasciandosi alle spalle mostri come Merckx ed Hinault. Ivan Basso (ITA) sarà 3° a 6’40’’. Gli azzurri inoltre vinceranno 2 tappe, con Pozzato e Basso stesso.
2005 LASCIARE IN GLORIA
Armstrong come annunciato cala il 7bello e si ritira dalle corse. La sua scelta non ha precedenti nel Mondo del ciclismo: lasciare il professionismo con la maglia gialla di trionfatore del TOUR DE FRANCE. Suona a dir poco strano pensare che non vedremo più in sella alla bicicletta un extraterrestre finora, all’età di 33 anni, mai domo, nonostante abbia sostenuto tantissimi sacrifici alle spalle volti a sbriciolare il precedente e superbo record, stabilito da autentici colossi delle due ruote e considerato per anni un’utopia, consistente nel vincere più di 5 Tour. Lance Armstrong si dimostra davvero speciale anche nel chiudere la porta alla sua vera ed indelebile passione, quella passione che anni a dietro, prima di divenire colui che conosciamo, lo ha probabilmente spinto a sopravvivere ad uno degli avversari più subdoli come il cancro che rischiava di relegarlo anzitempo in archivio, senza che molti si sarebbero più ricordati di quest’uomo che nel ’93 aveva pur vinto il Mondiale in linea di Oslo. Nella sua leggendaria carriera l’uomo dagli occhi di ghiaccio, dopo il ritorno in sella alla bicicletta parteciperà quasi esclusivamente alla grande boucle che lo consacrerà come l’uomo della corsa gialla, un uomo che dal ’99 non sbaglierà più una tappa, come una sorta di ingranaggio infallibile racimolerà successi su successi senza la minima ostruzione, che lo porteranno alla conquista di 22 tappe gialle e di 83 maglie da leader della corsa francese: in quest’ultimo primato meglio di lui vi è solamente Merckx, da sempre metro eccellente per ogni mostro del pedale.
In totale il corridore americano ha collezionato 89 successi, fra i quali però non risulta neanche un Giro d’Italia che un campione come lui avrebbe dovuto correre (e vincere) almeno una volta per quella che sarebbe stata la vera consacrazione, per un ciclista che per sempre sarà ricordato anche per questa pecca non veniale. D’altra parte se il Nostro non può essere accostato, ad esempi, all’ultimo super big Indurain lo si deve proprio a questa singolare rinunzia… Adesso che il Re ha abdicato in gloria in molti si chiedono chi sarà il successore, o meglio, vi sarà un uomo in grado di ricordarne, anche in scala, le gesta o dovremo accontentarci di vedere all’opera delle controfigure assai improbabili?
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L’Italia in quel Tour vinse 3 tappe (Bernucci, Savoldelli e Guerini).
2006 QUEL TOUR ASSEGNATO A TAVOLINO
Ed eccoci al 2006, Tour recentissimo, di cui tutti ci ricordiamo benissimo. Proprio nel 2006 si registrò la prima vittoria finale revocata per doping. In passato era già successo nel 1904 che una vittoria venisse revocta, ma lì il doping non c’entrava. Landis si era aggiudicato il Tour 2006 ma dopo pochi giorni si seppe che era risultato positivo (testosterone) ad un controllo antidoping a margine della 17^ tappa. Il successo andrà a tavolino allo spagnolo Pereiro Sio, il quale in seguito sparirà dalla scena o quasi. Per il Tour la squalifica di Landis è un duro colpo: il Tour ha perso ogni credibilità e c’è chi parla addirittura di sospenderlo a tempo indeterminato, sinchè la piaga del doping possa scomparire.
Gli azzurri in quella edizione-farsa vinse 1 tappa con Tosatto. Di seguito ecco come commentai a caldo il Tour 2006: “Ci mancava solo questo, che per la prima volta nella storia il Tour de France fosse deciso a tavolino. Come se non bastasse l’attribuzione dello scudetto, della Vuelta, di tanto altro ancora, nelle aule dei tribunali sportivi e non, come mai era accaduto in precedenza. Ora io non so che gusto possano provare l’Inter, Menchov, Pereiro Sio…, a vedersi conferire il copione della vittoria grazie alle negligenze (imperdonabili) altrui. In nessuna parte d’italia, ad esempio, si sono registrati caroselli esultanti d’auto per festeggiare il tanto atteso scudetto nerazzurro (che fra l’altro non è che sia poi così definitivo). Forse perché nessuno ne aveva voglia, capendo molto bene che a vincere in questa maniera c’è solo da far perdere lo sport tutto, la sua integrità, il suo fascino, oramai bruciato dalla fiamma del cinismo puro, prodotto da tanti individui per niente inclini al “salubre”. Lo sport è stato leso, temo irrimediabilmente, (almeni per i prossimi 10 anni e più…), nel suo DNA, alla radice, nei suoi valori più elementari.
Di questo passo non potremo più esultare per un oro od uno scudetto conquistato (apparentemente in modo legittimo) sul campo. No che non potremo: chi ci assicura che fra un giorno, un mese, un anno, un decennio…non ci venga scippato in maniera più o meno conforme a giustizia perché si è scoperto di qualche illecito di varia natura? Non ci si potrà più sentir tranquilli neanche dopo i routinari controlli antidoping, perché c’è di più, molto di più, ahimè, a far andare in rovina la cosa maggiormente bella della vita terrena. Ci sono bilanci truccati, gare…truccate, ed irregolarità della più svariata natura. Che schifo! Sta accadendo in poche settimane quanto non era capitato in oltre un secolo di competizioni.
Mi verrebbe da dire:<>. Basta con tutto quest’orrore. È arrivato il momento di voltare pagina. E che diamine! Per una volta il bene potrebbe trionfare sul male? O no?..Pare che si stia facendo di tutto per annientare il passatempo preferito degli italiani e non solo…Sì, è vero, la speranza è l’ultima a morire, ma di questo passo chissà se non si dovrà derogare a questo vecchio adagio…
Tornando al Tour, è davvero un peccato che una corsa così bella stia vivendo per l’ennesima volta uno dei momenti più neri della storia del ciclismo e non solo. Per di più che quest’anno ci si preparava a vivere uno splendido duello fra il nostro Ivan Basso –che poteva salire sull’Olimpo degli dei prima di precipitare nell’inferno dei dannati- e il tedesco Ullrich, l’eterno piazzato della Gran boucle. Purtroppo, alla vigilia della corsa gialla i due candidati principali al successo sono stati sospesi per il solo fatto di essere indagati per doping, come se il principio secondo il quale non si è colpevoli sino a prova contraria non varrebbe più.. Dopo questa clamorosa esclusione che aveva nuovamente scosso per bene il mondo sportivo, ed in particolare delle due ruote, si sperava almeno in una competizione aperta, visto che nessun big vi prendeva parte, ora che anche Re Armstrong aveva abdicato dopo un regno lungo 7 anni. Della serie, non tutto il male viene per nuocere. Non potevamo immaginare che si sarebbe ulteriormente discesi negli inferi dello sport.
Eppure tutto lasciava presagire il contrario di quanto poi accadrà. L’americano Landis, infatti, sembrava avere le carte in regola per fungere da degno erede di Armstrong, specie dopo la 17^ tappa (quella che verrà incriminata, guarda un po’ l’ironia della sorte a volte fin dove si spinge…), grazie alla quale s’era ripreso, con un’impresa d’altri tempi, la maglia gialla, colmando l’enorme gap che aveva accumulato nemmeno 24 ore prima. Quella di Landis (30 anni), che adesso promette una battaglia legale senza precedenti per riappropriarsi del Tour, era stata una delle più belle vittorie degli ultimi 30 anni, eppure rischia di essere cancellata con un colpo di spugna, come si pulisce una lavagna dai segni di gesso…Invece che passare alla storia come uno dei più bei trionfi degli ultimi decenni potrebbe divenire il più clamoroso caso di doping di sempre, che costerebbe la 1^ revoca della storia, la 2^ nel giro di pochi mesi, dopo quella inerente la Vuelta, passata dalle mani di Heras (anch’egli piombato nel giro di non molto dalla leggenda, avendo vinto la corsa iberica per la 4^ volta, come non era riuscito ad alcuno, alla polvere) alle grinfie di Menchov (Russia). In caso di squalifica definitiva onore al merito della rivelazione spagnola Pereiro Sio, che comunque non è parso poi così indegno di aggiudicarsi l’edizione più discussa del Tour francese.
Per noi azzurri un altro Tour da dimenticare causa malasorte, da sempre accorta nei nostri confronti, che ci ha privato di Petacchi prima e Basso poi, il primo per infortunio, l’altro, come suddetto, dal doping. I superstiti alla iella pura non sono riusciti a farsi notare, come Savoldelli (sì è vero, anche lui dovrà abbandonare per infortunio, ma sin dalle prime battute si intuiva come la sua condizione non fosse propedeutica per ottenere soddisfazioni), Simoni, Garzelli (sì, c’erano anche loro, anche se sarà stato difficoltoso notarli) e lo stesso Cunego, che, almeno lui, si può consolare con la conquista della maglia bianca che contraddistingue il leader della classifica giovani, ritenuti tali solo se aventi 25 anni al massimo). A non concludere il Tour senza battezzare una tappa ci ha pensato Tosatto. Come dire, l’onore è salvo.”
Un pensiero sul momentaccio del ciclismo...
“Rieccoci ancora una volta a vederci costretti ad occuparci dell’anti sport. Salite, volate, maglie rosa, gialle e quant’altro debbono giocoforza cedere il passo a confessioni shock, squalifiche, revoche, sospensioni “cautelari” e quanto più possa ledere nel cuore dei valori il fior fiore delle discipline sportive, ciclismo in primis, ormai abbonato a simili sconcezze. Non avevamo nemmeno avuto il tempo di metabolizzare l’incredibile caso Landis, solo l’ultimo cronologicamente degli episodi più clamorosi interessanti le due ruote e più segnatamente il blasonato Tour de France, che adesso ripresenta in tutta la sua gravità il fenomeno più inquietante dello sport, che di questo deplorevole passo si appresta a distruggere in definitiva il dio ciclismo. Quasi regolarmente, negli ultimi mesi, i verdetti maturati sul campo (pardon, sulla strada) vengono seguiti da sentenze di tribunali, federazioni nazionali, internazionali, a seguito di inchieste giudiziare volte a mettere a nudo i veri mali di codesto Mondo, infettato sino al midollo dal germe della falsità, dell’ipocrisia e dell’inganno.
Così abbiamo dovuto digerire, non senza angoscia, il forfait obbligato di Ivan Basso agli ultimi due Tour ed al Giro 2007, rassegnandoci a veder evaporare il nostro atleta di punta che prometteva fuochi d’artificio nell’immediato avvenire. Poi la squalifica a vita di Ullrich, per un piccolo mito del ciclismo mondiale che cade rovinosamente. Senza scordarci di Heras, scippato dalla vittoria all’ultimo Giro di Spagna (Menchov ringrazia…) e di tanti altri corridori meno noti squalificati o comunque intrisi di sospetti non certo edificanti come nel caso dello stesso pluridecorato Armstrong, imperatore di Francia incontrastato per 7 lunghi anni.. o del compianto Marco Pantani che fra l’altro fu costretto ad abbandonare il Giro ’99 (che aveva già vinto al 90%…) a causa di un ematocrito… sospetto. Come se non bastasse, nei giorni scorsi, Zabel prima e Riis poi, vogliosi di vuotare il sacco per liberarsi da un fardello gravoso per la coscienza, hanno confessato pubblicamente di essersi avvalsi dell’EPO al fine di migliorare sensibilmente le loro performance. Non a caso Riis (EPO- dipendente dal ’93 al ’98), quando vinse nel ’96 la Gran Boucle destò non poco stupore, che ora sfocia nella certezza che le vittorie del danese siano da ricondurre a comportamenti illeciti. Di conseguenza l’ex corridore scandinavo è stato privato, dopo ben 11 anni (così tanti da far cadere ogni ipotesi di revoca), della conquista di quel Tour incriminato. Al momento resta da chiarire se Bearne sarà defraudato anche di tutte le altre vittorie parziali e totali, creando un vero caos nella storia, con i vari almanacchi, annuari, le classifiche di vario genere costrette ad essere revisionate e corrette. Certo, se tutti coloro che hanno assunto sostanze dopanti dovessero confessare bisognerebbe annullare una quindicina di tour…A questo punto sarebbe quasi più saggio, dopo tutto questo tempo, considerare per così dire prescritti questi reati sportivi. E non in onor del “mal comune mezzo gaudio” ma al fine di preservare i tanti risultati ormai passati in giudicato, anche perché sarebbe sciocco perseguire unicamente i corridori, quando la parte marcia sono i dirigenti delle varie squadre, in molti casi i primi a consigliare (o imporre) certi comportamenti pena il licenziamento.
Sarebbe opportuno, inoltre, squalificare a vita i dirigenti coinvolti in questo circolo vizioso, senza dare loro alcuna chance per ritornare nel ciclismo. La radiazione potrebbe essere l’unico viatico”.
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