Gennaro Ruotolo: : «Nelle vigilie dei derby, Branco ci faceva ballare una danza brasiliana»
Quanti ricordi per Gennaro Ruotolo, ex giocatore rossoblù che vanta tuttora il maggior numero di presenze con la maglia del Genoa. Tra quelli indelebili ci sono sicuramente i derby, che il centrocampista campano disputava sempre alla grande. Non è nato a Genova ma è come se lo fosse. Da quando ha vestito per la prima volta la maglia del Grifone, il feeling tra Gennaro Ruotolo ed il capoluogo ligure non si è più interrotto. Troppi i ricordi e le emozioni vissute in rossoblù, indimenticabile l’affetto del pubblico e le soddisfazioni centrate in quelle magiche stagioni. Senza tralasciare il fatto che l’ex centrocampista campano è riuscito a stabilire il record di presenze tra le file del Genoa (403) che, con le dinamiche del calcio moderno, sarà molto difficile da frantumare.
Tanti anni con il Grifone cucito sul petto fa rima anche con tanti derby appassionanti. Ed è il diretto interessato che, confidandosi con Pianetagenoa, esprime la propria opinione sulla stracittadina genovese.
Lei ha giocato parecchi derby sia in serie A che in B che in Coppa Italia. Quale ricorda con maggior piacere?
«Sicuramente quello che vincemmo per 2-1 grazie ad i gol di Eranio e Branco. In quella stagione, infatti, il Genoa riuscì a qualificarsi per la Coppa Uefa al termine di un campionato straordinario. Ho ancora nella mente, inoltre, le cartoline ironiche con la foto della punizione di Branco che i tifosi rossoblù idearono e spedirono ai “cugini” come augurio di buon Natale».
Il suo ex tecnico Claudio Maselli ha detto che lei sentiva il derby come nessun altro e riusciva a tramutare in ottime prestazioni la pressione della settimana. Come viveva i giorni precedenti la gara?
«Tutti quanti eravamo molto carichi, non solo io, anche se ognuno reagiva in modo diverso per cercare la massima concentrazione. Le motivazioni non dovevamo certo andarle a cercare: venivano da sole. E poi bastava vedere quanto i tifosi tenessero a questa gara per moltiplicare le forze. Per quanto mi riguarda, comunque, ho sempre voluto evitare un coinvolgimento troppo forte nella settimana del derby: anzi, a volte anche sdrammatizzare aiutava a presentarsi alla partita nelle migliori condizioni mentali. Pensare solo ed esclusivamente a questa partita, infatti, rischia di sortire l’effetto opposto e farti scendere in campo con una pressione eccessiva, che rappresenta una cattiva compagna nei fatidici novanta minuti».
Pur essendo un centrocampista, nei derby si è più volte comportato come un attaccante aggiunto, segnando due reti e sfiorandone altrettante…
Nei derby ho segnato due gol e li ricordo ancora con grande emozione ed immenso piacere. Entrambe le partite finirono 1-1: nel 1993 portai in vantaggio il Genoa già al primo minuto, con un diagonale precisissimo propiziato da una sponda di Skuhravy. Nel 1999, invece, pareggiai nelle fasi finali con una rete sotto la nord anticipando il mio compagno di squadra Martusciello. In quell’occasione iniziai la gara dalla panchina e, più passava il tempo, più aumentava il desiderio di scendere in campo. Mi sentivo molto bene ed in grado di fornire un buon contributo alla causa, ed infatti, quando il mister mi fece entrare, riuscii a raddrizzare la situazione con il gol del definitivo pareggio».
Ricorda in particolare un duello avvincente con un giocatore della Sampdoria?
«Militando tanti anni nel Genoa, ho trovato avversari diversi nel mio settore di campo. Tra gli altri ricordo Salsano, Dossena, Platt e Gullit. Nei derby, però, più del singolo giocatore, devi preoccuparti dell’equilibrio generale della squadra. Ed è per questo che si giocava una sorta di “calcio globale”, con il confronto tra le due formazioni nel loro complesso a prevalere sui singoli duelli».
Che rapporti aveva con i giocatori ed i tifosi della Sampdoria?
«I rapporti con i calciatori blucerchiati erano all’insegna del massimo rispetto. Non avevo amici nella Sampdoria ma nelle frequenti circostanze i cui incontravo a cena Mancini, Dossena ed Invernizzi, solo per citarne alcuni, scambiavamo due chiacchiere con grande cordialità. Dai tifosi doriani, invece, in più di un derby sono stato “beccato”, ma solo perché ero temuto. Ad esempio, quando dalla nord si alzava il coro “Ruotolo, papapapapa Ruotolo…”, la sud rispondeva con “Ruotolo, io non cammino Ruotolo…". Sfottò simpatici che hanno sempre rappresentato l’anima di questo splendido derby».
Qual è stato l’allenatore capace di preparare meglio i derby?
«Devo ammettere che ho sempre avuto la fortuna di essere allenato da tecnici molto capaci e competenti, in grado di preparare la stracittadina con il giusto criterio. Se devo fare un nome, però, scelgo Franco Scoglio, soprattutto ricordando l’approccio al derby del 2001 che vincemmo per 2-0. Il professore, che già nel resto delle partite era quantomai meticoloso, aveva deciso di portarci in ritiro in Costa Azzurra e lì studiò tutte le possibili varianti che la gara avrebbe potuto presentare, in modo da renderci pronti a qualsiasi eventualità. In quella settimana Scoglio fu ancora più minuzioso nella cura dei minimi particolari, e alla fine noi riuscimmo ad eseguire sul campo ciò che lui aveva pensato. Ricordo quanto tenesse ai derby che, inoltre, prima di quella circostanza non era mai riuscito a vincere. Al triplice fischio la sua gioia fu davvero incontenibile».
E tra i suoi ex compagni di squadra, invece, chi riusciva ad arrivare all’appuntamento nelle migliori condizioni?
«Ripeto, ognuno di noi aveva un proprio modo per preparare l’incontro. Gianluca Signorini, ad esempio, diventava molto taciturno, preferendo vivere dentro se stesso le emozioni della vigilia. Claudio Branco, al contrario, esteriorizzava molto e, per aiutarci a non vivere con troppa pressione quei giorni, ci “costringeva” a ballare una danza brasiliana. Lo faceva in albergo, durante i ritiri, ed addirittura anche sul pullman che, dall’hotel, ci portava allo stadio».
Secondo lei, per il Genoa, il derby arriva nel momento giusto oppure dopo due sconfitte consecutive sarebbe stato meglio un avversario più morbido?
«Sono convinto che miglior partita di questa il calendario non avrebbe potuto offrire. E’ vero, i rossoblù hanno perso le ultime due gare ma guai a perdere di vista la realtà: il campionato che stanno disputando, infatti, è assolutamente straordinario, e le chance di raggiungere la Champions League sono ancora intatte. Una partita come quella contro la Samp regala ulteriori stimoli e permette di archiviare subito i passi falsi con Lazio e Bologna per concentrare tutte le energie sul derby». - articolo letto 483 volte