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2009-05-05

Torino: una leggenda rimastaci nel cuore


L'Epiteto
Con il nome di Grande Torino si indica la squadra di calcio del Torino nel periodo storico compreso negli anni 40 del secolo scorso, 5 volte Campione d'Italia e i cui giocatori erano la colonna portante della Nazionale italiana, che ebbe tragico epilogo il 4 maggio 1949, in quella sciagura aerea nota come Tragedia di Superga.
Una squadra rivoluzionaria
Il Torino degli anni '40 impose un nuovo modo di giocare, il cosiddetto Sistema. Il Sistema esaltava le qualità atletiche e quindi risultò immediatamente congeniale a inglesi e tedeschi, mentre il Metodo (assai caro alla Nazionale bi-campione di Pozzo) consentiva un calcio più raffinato e tecnico, con il sistematico ricorso al contropiede, vero marchio di fabbrica della nostra scuola. Sotto la guida tecnica di Luigi Ferrero quel Torino giocava un calcio offensivo.
La linea arretrata si schierava a 3: a destra Ballarin, la cui forza fisica si sposava con la classe del collega di sinistra Maroso, precursore di Facchetti, Cabrini…; al centro agiva lo stopper Rigamonti, irriducibile nel contrasto. Rigamonti si interscambiava coi mediani laterali Casigliano, vero propulsore delle manovre offensive, e Grezar, rapido nei recuperi e più portato all'interdizione.
Vi erano Loik (uomo di raccordo che macinava km) e la stella assoluta dei granata, Valentino Mazzola, il più completo calciatore di sempre, almeno in Italia.
L'attacco si avvaleva di Gabetto (al centro), un giocatore acrobatico dal tiro micidiale, assistito da due ali rapide e tecniche come Menti e Ossola. Nel campionato 47-48, che vinse con 16 punti di vantaggio sulla seconda (record infranto dall'Inter di Mancini 2 anni fa), realizzò 125 reti, per un primato ineguagliabile, passassero altri cent'anni.
Il gioco del Toro era una continua carica, ad alto ritmo, asfissiante per gli avversari soprattutto nelle partite interne, al vecchio Filadelfia, quando l'urlo del pubblico scatenava i granata all'assalto.
La tragica fine
Il 3 maggio del 1949 il Torino vola in Portogallo per disputare un'amichevole col Benfica. Al rientro da Lisbona, il 4 maggio 1949, il trimotore FIAT G. 212 delle Aviolinee Italiane trovò una fitta nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti. Alle ore 17,05, fuori rotta per l'assenza di visibilità, l'aeroplano si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga. L'impatto causò la morte istantanea di tutte le 31 persone di bordo, fra calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio. Per la fama della squadra, la tragedia ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale, oltre che in Italia. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l'ultimo saluto ai campioni.
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