92° Giro d'Italia: Il Trionfo di Menchov, la iella di Petacchi
Dunque anche l’Edizione del Centenario è andata in archivio, col suo carico di gioie, illusioni, amarezze, speranze, vittorie e sconfitte. Ogni corridore, anche l’ultimo chiodo del carro, sa di aver portato a termine qualcosa di straordinario, inammissibile per noi comuni mortali. Ogni goccia di sudore avrà avuto un peso specifico ed un valore particolari. C’è chi ha accarezzato, magari per 1’’, il sogno di vestire la maglia rosa. Chi invece ha temuto di perderla…all’ultimo secondo, come Menchov, che è incappato in una caduta nella tappa conclusiva, rischiando di mettere a repentaglio il simbolo del primato. C’è chi ha vagheggiato un succeso alla Bartali, o chi si sarebbe accontentato di emulare Cipollini, in una delle sue volate imperiose. C’è chi come Petacchi aveva una gran voglia di ricominciare, ad assaporare il Giro e di tornare a sfrecciare davanti a tutti, senza aver fatto i conti con il mancato supporto della squadra, tanto per ricordare come il ciclismo non sia uno sport individuale. Aldilà di proiezioni nostalgiche ricordiamo che a primeggiare in questa 92^ edizione della Corsa Rosa è stato il russo Denis Menchov (già vincitore di 2 Vuelte) che col suo successo ha dato lustro ad un torneo dove spesso vi è la lotta “intestina” a farla da padrone. La vittoria di uno straniero, inversamente di quanto avviene al Tour o in altre competizioni, è addirittura da accogliere con entusiasmo, anche se potrebbe sembrare un controsenso logico. Il russo della Rabobank ha costruito il suo successo grazie alle cronometro, difendendosi alla grande in salita, pur dovendo fare i conti con un Di Luca agguerritissimo, poi terminato a 41’’ dal vertice. Terza piazza per un generosissimo Pellizotti, giunto a 1’59’’. Lo spagnolo Sastre (detentore del Tour) ha terminato la sua avventura a 3’46’’, vincendo 2 tappe doc, mostrando come la sua non sia stata esclusivamente una presenza promozionale come quella di Armstrong, che dopo 3 anni di stop non poteva augurarsi di meglio. Basso (reduce da 2 anni di squalifica) è arrivato a 3’59’’. Per quanto concerne i successi parziali, complimenti a Scarponi che si è aggiudicato 2 fughe da lontano, e naturalmente al britannico Cavendish, che ha assurto a se 3 volate, contro le 2 di Petacchi (al rientro dopo 1 anno di squalifica, o meglio di ingiustizia subita), che a 35 anni non poteva permettersi più errori. Invero Ale-jet era partito alla grande, ma alla lunga si è dovuto arrendere a Cavendish ed alla solita iella che non smette di bersagliarlo, avendogli precluso maggiori gioie a causa di 2 suoi fidi gregari infortunatisi alla vigilia del Giro, e di una squadra che non lo ha aiutato per niente, infischiandosene altamente delle sue aspirazioni, rimaste congelate per mesi e mesi. - articolo letto 288 volte