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2009-09-16

Davide Fontolan - Per tutti è "Fontolino"


Per tutti è "Fontolino" – E’ e resterà sempre “Fontolino”: quello dei numeri in campo, che non le manda a dire, che dice sempre quello che pensa, che ha la battuta sempre pronta ed il sorriso sulle labbra. Con un grazie alla Gialappas. Per altri è l’anticonformista degli anni Novanta, quello che ha lasciato il mondo del calcio sbattendo la porta o che, quantomeno, prima di uscire si è accertato di averle chiuse bene, certe porte. Davide Fontolan inizia a tirar calci ad un pallone non troppo lontano da casa e, dopo qualche anno di gavetta, alla sua porta bussa il Parma. E’ l’inizio di una carriera che lo porterà ad Udine, Genova, Milano sponda Inter, Bologna e Cagliari. Quattro, a partire dal 1996, le stagioni vissute in rossoblu, tutte belle e intense. E tutte in serie A, condite da un amore reciproco anche se, come in tutte le storie d’amore che si rispettino, non si è mancato di mettere qualche puntino sulle i. Come la querelle con Giancarlo Marocchi, accusato di “non fare nulla per nulla” e “aver chiesto a Gazzoni un posto da dirigente per dare il suo aiuto a Buso”. L’addio alle due torri arriva nel 2000, quando Fontolan se ne va per vestire i colori del Cagliari. Ma questa sua avventura non è destinata a durare, e sarà l’ultima da calciatore. Come un fulmine a ciel sereno arriva l’annuncio del suo addio, con tanto di qualche sassolino tolto dalle scarpe. Da allora, prima ha gestito una società per sofferenze bancarie poi si è messo a commerciare vino, compreso quello legato al centenario dell’Inter. Porte sbattute prima di andare via forse sì, ma magari accertandosi bene di non averle chiuse proprio del tutto.
Dati biografici: Davide Fontolan è nato a Garbagnate Milanese il 24 febbraio 1966. Altezza: 182 cm. Peso: 76 kg. La carriera: 1982/83: Legnano (1 presenza, 1 rete); 1983784: Legnano (12 presenze, 0 reti); 1984/85: Legnano (22 presenze, 3 reti); 1985/86: Legnano (32 presenze, 4 reti); 1986/87: Parma (31 presenze, 6 reti); 1987/88: Udinese (25 presenze, 5 reti); 1988/89: Genoa (35 presenze, 6 reti); 1989/90: Genoa (32 presenze, 9 reti); 1990/91: Inter (0 presenze, 0 reti); 1991/92: Inter (29 presenze, 3 reti); 1992/93: Inter (25 presenze, 2 reti); 1993/94: Inter (30 presenze, 2 reti); 1994/95: Inter 18 presenze, 2 reti); 1995/96: Inter (25 presenze, 2 reti); 1996/97: Bologna (17 presenze, 3 reti); 1997/98: Bologna (27 presenze, 2 reti); 1998/99: Bologna (23 presenze, 2 reti); 1999/2000: Bologna (15 presenze, 0 reti); 2000/01: Cagliari (9 presenze, 2 reti). Le partite: Con la maglia rossoblù Fontolan ha giocato 108 partite: 83 in serie A, 11 in Coppa Italia, 9 in Uefa e 5 in Intertoto. I gol: Le reti messe a segno nel Bologna sono state 12: 6 in serie A, 3 in Coppa Italia, 3 in Coppa Uefa. Fontolan e la Nazionale: Il rapporto con la maglia azzurra è legato alle convocazioni firmate Arrigo Sacchi per lo stage di preparazione ai Mondiali a stelle e strisce del 1994. Non è poi stato convocato per la fase finale. E anche in questo caso Fontolan dimostra di essere tra quelli che non hanno paura a dire quello che pensano: “Sembra strano, ma alla Nazionale non ho mai pensato veramente. Sono stato convocato tre volte.
Quando arrivò la prima chiamata, imprecai. Non volevo andarci, non mi sentivo a mio agio. La prima sera, dopo cena, mi ritrovai da solo al biliardo con una sigaretta in bocca. In Nazionale devi seguire le regole e io, quelle sbagliate, non le ho mai rispettate. La maggior parte dei calciatori fuma, ma non si può scrivere”. In campo: Ala? Ovviamente. Attaccante? Anche, certo. Difensore? Massì, perché no, all’occorrenza….E’ difficile trovare un ruolo in cui Fontolan non abbia giocato, per piacere o per necessità, nel corso della sua carriera. Manca forse solo il portiere. E poi ci sono la corsa, la generosità e l’intelligenza tattica, il fatto che in campo dava sempre il massimo e fuori era uno di quelli che fanno spogliatoio. I fortuna lo hanno spesso messo ai box, ma quando c’era e stava bene, era di quelli in grando di dare una marcia in più. Del resto di lui è stato detto che è come le bustine di thè…”colora le partite”. Il piede, ed è lui stesso ad ammetterlo, non era forse “caldissimo”, ma a segno, quando contava, c’è andato eccome. Ad esempio la doppietta del 1998 contro il Betis e, più ancora, la rete del settembre 1996 contro la Lazio. Non è stato un gol qualsiasi: il Bologna era neopromosso in A e Fontolan era al debutto con la maglia rossoblu. Fontolan e il Bologna: “L’esperienza più felice. Nella città e con la squadra mi sono sempre trovato benissimo, tanto che a Bologna ho vissuto anche dopo. Quattro anni stupendi”. L’addio al calcio: “Me ne vado da un ambiente che non è pulito, mentre io mi sento pulito e tale vorrei rimanere, non ho intenzione di sporcarmi. Però non sono un pentito, non ho nulla di scottante da rivelare e non sputo nel piatto dove ho mangiato bene per anni”. Parte da qui l’addio di Fontolan dal calcio giocato, dopo l’esperienza di Cagliari. Ma prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo, ci sono ancora altre puntualizzazioni da fare. Un ambiente, quello del calcio “falso, sporco e ipocrita. Nessuno dice la verità. Dal calcio mi sono preso il meglio: i soldi e le soddisfazioni personali. Le due Coppe Uefa e il gol che permise al Genoa di andare in vantaggio in un derby prima che Vialli e Mancini ci acchiappiassero. E’ un mondo di bugiardi, quando servi tutti ti fanno le fusa, appena non servi più ti danno un calcio nel sedere e ti mettono da parte. Ora che ho deciso di chiudere mi accorgo ti stimare pochissimi miei compagni. Maldini e Baresi sono campioni del mio calcio: passione, adrenalina, voglia di vincere, il denaro come piacevole conseguenza”. Nascono anche da qui i tre anni di silenzio stampa: “non potendo dire la verità, ho preferito stare zitto. E poi non volevo cadere nelle solite banalità. Ma non ce l’ho coi giornalisti, anzi alcuni sono ottimi amici”.
Quella vittoria finita all’ospedale: Finale della Uefa, 1994. Per Fontolan, che all’epoca vestiva la maglia nerazzurra, non è stato un successo come gli altri. C’era il trofeo vinto, certo, ma anche un malore che lo ha colto in campo. “Ero in tensione, giocavamo davanti a 85mila persone. Avevamo battuto il Casino Salisburgo all’andata. Zenga parava e parava, ma finché non ho visto il gol di Jonk non mi sono sentito bene. Forse troppo: mi sono rilassato e sono svenuto. Diagnosi: calo di zuccheri. Restai in ospedale fino alle 3 del mattino per tutti gli accertamenti. Firmai per uscire. Mi dissero: non beva nulla, neppure l’acqua. Ma dovevo festeggiare ed allora annaffiai con un bel bicchiere di Lambrusco”. Anche questa, affrontata e risolta alla Fontolan, insomma.
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