Sommerso da una selva di microfoni, inquadrato da obiettivi indiscreti, senza possibilità di fuga. Davanti, un esercito di giornalisti con gli occhi puntati su di te. Alle spalle, il tabellone azzurro con tutti gli sponsor immaginabili. Benvenuto a Coverciano, Andrea Cossu.
Alto (si fa per dire) 171 cm tacchetti compresi, il folletto rossoblù risponde con una timidezza disarmante alle banalissime domande dei cronisti che seguono la Nazionale di Lippi. Al contrario delle richieste, le risposte sono tutt'altro che scontate.
Andrea, piccolo e timido davanti ai microfoni, diventa un gigante in campo. Da antidivo si trasforma in primadonna, riuscendo a svolgere con sorprendente naturalezza il solista o il corista nell'arco di uno stesso concerto. Max Allegri lo ha responsabilizzato e valorizzato, lui ha colto la palla al balzo: meno punta di Gianfranco Zola, più centrocampista di Lionel Messi, Andreino ha il sacrificio nel dna. Negli anni in cui persisteva l'onda lunga dei rigidi e quadrati dettami tattici sacchiani, Cossu si era ritagliato un ruolo da quarto di centrocampo: esterno destro o sinistro, poca differenza. Tante sgroppate e la linea laterale come costante compagna di viaggio. Poi, sbarcato la prima volta a Cagliari quando Zola aveva appena appeso le scarpette accanto alla bacheca con i trofei, la novità: qualche metro più avanti, nel 4-3-3 lasciato in eredità ancora da Reja, con Esposito e Suazo. 22 presenze, nessun gol, sacrificato e poco impiegato da Sonetti: al termine della stagione decide di tornare a Verona, per ripartire. Gli scaligeri precipitano in C1, Andrea perde le motivazioni e finisce addirittura in panchina.
Intanto, il Cagliari langue sul fondo della classifica di A. Per dare una scossa, Cellino sceglie di affidarsi a Ballardini (che aveva lavorato in Sardegna con Cossu già nel 2005, per sette partite) e richiama nell'Isola Andrea Cossu. Nasi storti, puzza di bruciato: "E' pronto il piano per gestire la retrocessione in B", mugugnava qualcuno. E invece no. Invece capita che il tecnico romagnolo (pelata, occhiale scuro e accento forte: no, Ravenna non è Fusignano) decida di puntare a occhi chiusi sul talentino cresciuto nella Johannes, reinventandolo trequartista. Da lì, un'ascesa progressiva, sfociata domenica scorsa con la chiamata del Ct azzurro Lippi. Che, tra qualche ora, affiderà la torcia della sua Nazionale proprio ad Andrea Cossu, professione antidivo. - articolo letto 468 volte