Serie A

Ode ad Andrea Barzagli

Addio al calcio per il difensore della Juventus che, ieri sera, ha giocato la sua ultima partita con la maglia bianconera, questo il nostro tributo.  

TORINO – Avevi preso un chiodo dentro la cassetta degli attrezzi e lo avevi puntato contro il muro per non ricordare più cosa volesse dire batterlo caldo sul campo. Ti apprestava a martellarlo, a bucare quel muro, per poterci appendere su quelle scarpe a 12 tacchetti in cui ogni giorno infilavi quel dannato tendine fine e fragile come un cristallo. Hai sentito squillare il telefono, hai risposto “Pronto?”. Dall’altro lato hai sentito una voce lieve, veneta che ti chiedeva cosa volessi fare della tua carriera. “Niente Alex, penso di ritirarmi”. “Ritirarti? Ma sei impazzito? La Juventus ha chiesto un difensore serio, forte ed affidabile, a me sei venuto in mente tu”. Eri in Germania, lì dove qualche anno prima avevi sollevato la coppa del mondo con la maglia della tua nazionale e stavi per prendere la via del non ritorno, il saluto al calcio giocato. A soli 29 anni.

Quando sei arrivato a Torino hai preso la maglia numero 15. Prima il prestito in una squadra difficile, in anni difficili. Poi l’acquisto. €300.000, un avanzo di galera, quasi regalato. Quasi, perché il contentino al cane che riporta il bastone lo si dà sempre. In molti hanno parlato della straordinaria lucidità e visione di gioco di Leonardo, della grinta e il pressing di Giorgio. Pochi ti hanno menzionato, Andrea, davvero pochi. O almeno, non ti hanno menzionato quanto meritavi. In quella difesa credo tu valessi più di tutti. Eri la tenacia, eri la puntualità, la tempestività dell’intervento. Eri la velocità, perché nei test fisici di Vinovo, ora la Continassa, eri il migliore, sempre: velocità, resistenza, forza.. solo Pogba faceva meglio di te. Ma tu avevi 33 anni all’epoca e un tendine di cristallo.

Eri il vero leader della difesa: quello silenzioso. Non parlavi, non ne avevi bisogno. Petto all’infuori, gonfio, forse troppo fiero, ma le tue parole erano scritte negli interventi, nelle rincorse, anche al 90′, nelle scavallate come quella a Torino contro la Roma, a partita praticamente chiusa. Intervento, sombrero su Taddei, accelerazione. 80 metri di campo per servire Giovinco e.. Gol. Questo è un leader. Non posso, non voglio ricordare tutti i tuoi interventi che mi hanno fatto saltare in aria come un gol, non posso parlare di quanto riuscivi ad esaltarsi con la tua capacità di far sembrare semplice un intervento estremamente complicato, non posso perché servirebbero giorni e pagine per fare un resoconto integrale.

Sei stato un farò nella nostra difesa, anzi Il farò della nostra difesa, la BBC che per anni è stata sulla bocca di tutto il mondo. Roba da insegnare nelle scuole calcio di tutto il mondo. Il tempo passa per tutti però, Andrea, ed è gravato anche su di te. Avrei voluto che fosse infinita, davvero, pensavo che fossi immortale e questa cosa non mi era capitata neanche con Alex. Qualche fastidio di troppo ha viziato le ultime due stagioni, è vero, ma ogni volta che tornavi in campo eri vino: diventavi più buono, più forte. Più pregiato. Le prestazioni fisiche non calavano mai. Come quando avevi 30 anni, correvi e fermavi ragazzini come Mbappé. Eri un Benjamin Button perfettamente riuscito, perché la passione ti persuadeva e l’amore per quei colori annegava le circostanze, i dogmi, le verità, vinceva la natura. Si dice che quando sei innamorato si perda la ragione e lo scenario della follia invade il mondo. Non credo abbiano poi così tanto sbagliato nel definire l’amore.

Oggi per l’ultima volta abbiamo sentito urlare il tuo nome a casa nostra. Non sono riuscito a vederlo in diretta, ma ho avuto una sensazione di solitudine e tristezza per tutta la serata. Tu che per anni hai rappresentato il mio calciatore preferito, che hai sfidato spesso lo status quo, che hai saputo fare un passo indietro quando serviva e che hai saputo aspettare una chiamata, che hai aiutato e consigliato il mister quando serviva, che hai esultato sugli spalti, in panchina, come un vero ultra. Tu che ci hai emozionati, che ci hai fatto credere che esiste ancora un calcio gentile: mai una scorrettezza, mai una parola fuori posto, mai un comportamento oltre le righe. Umiltà, impegno, silenzio. Sei stato ragione e passione contemporaneamente. Sapevi scrivere sul campo testi di calcio, di difesa, impartivi vere e proprie lezioni facilmente comprensibili da tutti. Eri perfetto, sei stato sempre perfetto Andrea.

Se non avessi risposto alla chiamata di Alex sarebbe stato un grosso spreco, ma il destino ha la sua puntualità. Credo porti il nome di Andrea Barzagli anche lui. Si sono spenti i fari allo Stadium. Sei rientrato nello spogliatoio, oggi è un altro giorno e starai sicuramente con la tua famiglia. L’altra, purtroppo, sta per piangerti per sempre. Ne abbiamo avuto un assaggio.

Grazie di tutto Andrea, grazie per sempre, meraviglioso numero 15, tuo per l’eternità.

Riccardo Varveri
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Scritto
Riccardo Varveri

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