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Gergely Rudolf: «Sono un attaccante senza l’ansia per il gol, adesso mi interessa solo imparare»

Che si trattasse di un elemento molto interessante i tifosi del Genoa se ne erano accorti fin dal suo arrivo in rossoblù ma la rete, purtroppo inutile ai fini del risultato, segnata all’”Olimpico” di Roma, ha permesso a tutta l’Italia di scoprire le grandi qualità di Gergely Rudolf. Un giocatore di cui non puoi non innamorarti a prima vista, con quella tecnica invidiabile e quella velocità di esecuzione che segna spesso il confine tra un buon giocatore ed un grande talento. Ancora tutto da scoprire, per quanto riguarda l’ungherese, ma già in grado di concedere un delizioso antipasto.

Testa sulle spalle, spirito di sacrificio, Rudolf, che in patria è ormai un idolo, ed in nazionale un punto di riferimento, non vive solo per il gol come molti attaccanti. Nel nostro campionato vuole lasciare il segno e non certo essere ricordato per un preciso diagonale in una notte capitolina.

Peccato per la sconfitta della squadra ma la partita di Roma, per lei, è stata molto importante. Tanti complimenti ed il primo gol in Italia…
«Segnare all’Olimpico”, contro la Roma, non è cosa da tutti i giorni e rappresenta senza dubbio una bella soddisfazione. Quel che conta, però, è il bene del Genoa, ed il risultato negativo mi rammarica molto. La prestazione, soprattutto nel secondo tempo, è stata incoraggiante e proprio da lì dobbiamo ripartire».

Quanti gol si prefigge di realizzare in campionato?
«In questo momento mi interessa imparare il più possibile, conoscere nei dettagli il calcio italiano, ed apprendere rapidamente la filosofia del Genoa. Se riuscirò anche a segnare con regolarità tanto meglio ma non mi farò certo prendere dall’ansia. Il mio unico obiettivo, ora, è quello di crescere assieme alla squadra».

Come è stata accolta la sua prodezza in Ungheria?
«I media nazionali ne hanno parlato molto e questo non può che farmi piacere. L’azione del gol è stata mostrata in tv a più riprese nel contesto del bel secondo tempo disputato dal Genoa».

Pensa che potreste ambire ad un piazzamento subito a ridosso delle primissime posizioni?
«Lavoriamo per questo ma c’è bisogno ancora di tempo. La squadra è formata da tanti giocatori nuovi, diversi dei quali alla prima esperienza in Italia. Progressivamente le cose sono destinate ad andare sempre meglio soprattutto considerando che la qualità non manca».

Nel Genoa ha giocato un altro ungherese, Lajos Detari. Ha avuto modo di parlargli in occasione del suo trasferimento in rossoblù?
«Sì, è stato un grande giocatore ed ora ha intrapreso la carriera di allenatore. Mi ha dato molti consigli, primo fra tutti quello di imparare al più presto la lingua per inserirmi con maggior facilità. Mi ha parlato anche del suo trascorso in Italia, soprattutto al Genoa, ed ha speso parole di grande stima ed affetto verso l’ambiente del Grifone. E’ contento che io ora giochi qui e mi ha augurato di togliermi tante soddisfazioni».

Che cosa si conosce del Genoa in Ungheria?
«Da quando mi sono trasferito qui, la nostra squadra viene seguita con attenzione. Oltre alla mia presenza, infatti, in organico ci sono diversi giocatori noti agli appassionati ungheresi e mi riferisco, tra gli altri, a Luca Toni, Miguel Veloso ed Eduardo».

Lei è anche un punto di forza della nazionale ungherese, nella quale viene impiegato in maniera differente rispetto a quanto accade nel Genoa…
«E’ vero ma è proprio il sistema di gioco ad essere diverso. Io ho caratteristiche tali da poter ricoprire tutti i ruoli d’attacco e ciò mi permette di poter passare senza problemi da un modulo all’altro. In nazionale sto facendo bene e, solo pochi giorni fa, sono anche andato a segno con una doppietta nella partita contro San Marino. Indossare la maglia dell’Ungheria per me è un grande onore oltre che un immenso piacere. Per tutti i giocatori, di qualsiasi nazionalità, si tratta del traguardo massimo a cui ambire».

Qual è l’aspetto che l’ha sorpresa di più del calcio e della vita in Italia?
«Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, rispetto al mio paese natale qui c’è molto meno stress. I ritmi sono più blandi ed i negozi chiudono alle 12.30 per riaprire alle 16. Un fatto a dir poco inusuale rispetto a come siamo abituati noi ungheresi. In campo, invece, i ritmi sono molto più alti, l’aspetto tattico è curato nei minimi dettagli ed il livello tecnico delle partite è decisamente superiore».

Quali sono i compagni di squadra che l’hanno aiutata maggiormente nell’inserimento a Genova e nello spogliatoio?
«Non ce n’è uno in particolare. Tutti i ragazzi, dal primo all’ultimo, sono eccezionali e mi stanno dando una grossa mano a farmi sentire come a casa. Se proprio devo fare un nome, con Kharja sono riuscito ad instaurare un rapporto molto bello anche grazie alla comune conoscenza della lingua francese».

Toni, Sculli, Palacio, Palladino, Destro, Mesto e, ovviamente, Rudolf. Nel reparto offensivo siete davvero in tanti e la squadra non può che beneficiare delle vostre grandi qualità…
«Possedere tante alternative di valore credo che sia molto importante per l’allenatore. In questo modo, partita per partita, ha la possibilità di puntare sempre sui giocatori maggiormente in forma».

Lei, sia con la nazionale che con le varie squadre di club, ha potuto giocare in molti stadi importanti. Che ne pensa del “Ferraris” e del supporto dei genoani?
«Mi piace molto, è un ambiente ideale per giocare a calcio. Ho subito avuto modo di apprezzare il calore dei tifosi, ed il loro incitamento rappresenta per noi un grande aiuto».

Mercoledì, in Coppa Italia, arriva il Grosseto; domenica, in campionato, ospiterete il Catania. Cosa si aspetta da queste due partite?
«Vogliamo vincerle entrambe. Alla Coppa Italia teniamo molto e, oltre a poter contare sul fattore campo, mercoledì avremo dalla nostra anche i favori del pronostico. Domenica, invece, sarà più dura, ma sulla scia del secondo tempo contro la Roma e forti del sostegno del pubblico, siamo certi di poter sfoderare una grande prestazione».

[Claudio Baffico – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]

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