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Superman Buffon, il portiere più forte della storia del calcio

Il portierone della Juventus, ieri a Lione, ha smentito ancora una volta gli scettici facendo parate al limite del possibile

Nel mondo di oggi si vive per criticare l’altro aspettando con ansia il momento in cui questi commette un minimo errore. Nel mondo che ci circonda e ci inghiottisce fa più notizia un errore in vent’anni che tutte le altre cose magnifiche fatte in questo arco di tempo cosi lungo ma al contempo veloce da non poter tirare nemmeno il fiato per respirare.

Nel mondo in cui viviamo oggi il calcio la fa da padrone e, in questo sport, ci sono prima gli uomini e poi i calciatori. Poi ci sono uomini che la domenica indossano un mantello rosso e volano tra i pali parando anche l’aria.

In due parole: Gigi Buffon

Superfluo raccontare la carriera ventennale di una leggenda che, a 38 anni (38!) continua a far cose paranormali all’interno di una porta che dovrebbe essere larga sette metri ma viene rimpicciolita cosi tanto che gli avversari non sanno più dove tirare, tanto la prende sempre. Ma prima del calciatore straordinario qual’è c’è prima l’uomo. Un uomo ed un capitano che ci ha messo la faccia nei momenti più bui della sua squadra ma soprattutto della sua carriera come nei giorni scorsi a causa delle infondate critiche subite per le “papere” contro Spagna e Udinese. Da gran signore lui non risponde sui giornali perché non è nel suo stile ma lo fa ancora una volta sul campo, per la millesima volta risponde a chi lo critica e, rivolgere critiche a Buffon, indica una “leggera” incompatibilità con il mondo del calcio in ogni sua singola sfaccettatura.

C’è chi dice che Superman abbia rimesso il mantello ma, dispiace per voi, Buffon il mantello non se lo è mai tolto. E’ scolpito nel suo Dna e nel suo talento sconfinato che mi porta a dire che lui sia il portiere più forte di tutti tempi perché basta fermarsi un’oretta e mezza e vedere la partita perché a Lione il portierone della Juve ha dimostrato di essere ancora il migliore in circolazione. Una serata da incorniciare, forse la miglior partita della carriera con il rigore parato a Lacazette e i due interventi miracolosi su Fekir e Gonalons. Soprattutto le ultime due parate finiscono di diritto nell’album dei ricordi. Gesti tecnici impressionanti per istinto e reattività. Inumano in campo e straordinariamente sincero fuori quando ha zittito con la solita eleganza le critiche dei giorni scorsi. Adesso nessuno andrà al funerale.

In molti avevano etichettato gli errori contro Spagna e Udinese come l’inizio della discesa. E invece no, ancora una volta (l’ennesima!) tutti gli scettici si sono dovuti ricredere.

A 38 anni Gigi scrive ancora pagine importanti ed indelebili della storia del calcio e l’augurio comune è quello che continuerà a farlo ancora per molto tempo.

Almeno per due anni perché l’obiettivo è quello di arrivare al Mondiale di Russia 2018. Poi si vedrà perché a 40 anni, magari, non sarà ancora il momento di appendere i guantoni al chiodo. Troppo presto per pensarci, meglio godersi il momento perché il calcio ha bisogno di gente cosi, perché un bambino ha bisogno di guardare estasiato un uomo di 38 anni volare da una parte all’altra della porta, mettersi il mantello, e continuare a trasformare e parare l’impossibile. Lunga vita a te Gigi, il migliore di tutti.

Alessio Evangelista
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Alessio Evangelista

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