Hellas Verona, Setti: “Non possiamo fermare il calcio”

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Hellas Verona, Setti

Le parole del presidente dell’Hellas Verona nel corso di una diretta Facebook per celebrare il trentacinquesimo anniversario dello Scudetto.

VERONA – Il presidente dell’Hellas Verona Setti, nel corso di una diretta Facebook per celebrare il trentacinquesimo anniversario dello Scudetto, ha parlato dell’eventuale ripresa del campionato. Queste le sue parole: “Sono un po’ come la Borsa in questo momento: con degli ups and downs pazzeschi. Credo che, se vogliamo il bene del calcio, non lo possiamo fermare. E lo dico in una posizione che mi consentirebbe di stare zitto, perché noi potremmo anche avere qualche sorpresa.  Ma, seguendo un ragionamento di sistema, credo che il calcio debba ripartire. Intanto perché i problemi che abbiamo oggi li avremmo anche a settembre. Poi se in un’azienda si trova un malato di Covid questi si dovrà curare, ma non si potrà chiudere l’azienda. Questi scrupoli mi sembrano esagerati. Capisco anche il dottore, che è l’unico a rischiare penalmente insieme a me. Non è semplice chiedergli di prendersi queste responsabilità di fronte ad un problema del genere.

Io, che sono molto pragmatico, ho detto che se muore qualcuno per problemi di cuore, com’è stato per Astori, non si ferma il calcio. Nel senso buono della cosa, ci vuole equilibrio. Una volta passata la fase critica, almeno fino al vaccino, dovrà diventare una malattia come le altre. Gli atleti sono, in quanto tali, più sani. Nel mondo non mi risulta che sia morto un solo giocatore di Coronavirus, la Germania mi sembra di capire che riparta, così come l’Inghilterra. Se gli altri dovessero ripartire e noi no perderemmo molte posizioni nel ranking, perderemmo di credibilità, perderemmo i nostri campioni a prezzi stracciati. Non dico che rischiamo il default, ma ci andiamo molto vicino. E io parlo di Serie A, figuriamoci le categorie inferiori. Dobbiamo stare molto attenti, perché il calcio non è solo Ronaldo o Lukaku, ma è tutta quella gente che lavora tutti i giorni, per uno stipendio normale”.