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“Non ridursi mai come l’Inter”. Mi consenta, Mister: mai più come ad Amsterdam!

“Accontentarsi” non è un verbo d’uso nel club più titolato al Mondo, checchè gli ultimi anni dicano: tantomeno può esserlo nella stagione che dovrebbe essere del riscatto, in cui la proprietà torna ad investire sul mercato e soprattutto segue la squadra a stretto contatto con passione, amore e puntualità.
Il riferimento è alla partita che il Milan ha giocato contro l’Ajax, affrontata in maniera particolare quanto discutibile, a causa di una formazione disposta volontariamente da Allegri per rompere e ripartire, non per imporre il proprio gioco: tanti mediani, pochi inserimenti dei centrocampisti, niente gioco sulle fasce, difesa più coperta ma ancora soggetta agli schiacciamenti che hanno causato il gol olandese.

Il peccato originale, l’esclusione di Ronaldinho, che ha reso Van der Wiel (ottimo giocatore, ma non di certo Carlos Alberto) un fenomeno, capace di far impazzire, in collaborazione con Suarez, il mai domo Antonini: Martin Jol ha ringraziato, potendo sgravare il suo terzino dai compiti difensivi e lasciandolo concentrare sulla spinta, come fatto a sinistra in particolare dal momento dell’infortunio di Anita con l’arretramento di Emanuelson in favore di Sulejmani.
C’è poco da fare: questa squadra non può prescindere dal talento di Ronaldinho, fosse solo per il timore che incute agli avversari, costretti a restare bassi per impedire l’assist decisivo. Il Milan si è accontentato di giocare con qualche palla in profondità di Seedorf per Robinho ed un paio di suggerimenti per Ibra: tanto è bastato per un pareggio difeso addirittura con la melina negli ultimi minuti, con un atteggiamento francamente non “da Milan”. Importante sarà seguire gli sviluppi futuri di questa squadra, perchè Massimiliano Allegri è un tecnico che ama il gioco offensivo e spettacolare, dunque non ha di certo preso certe misure per “sfizio” o masochismo: quella attuale è palesemente una fase di sperimentazione ma, almeno per gusti personali, c’è da augurarsi che quella di Amsterdam venga accantonata. Se compri Robinho ed Ibrahimovic nel delirio mediatico ed aggiungendoli a Ronaldinho, Pato e Pirlo, ci si aspetta una squadra che dia del tu alla palla, che sappia sfruttare il campo in verticale sullo svedese ma anche in orizzontale sui laterali d’attacco e di difesa: è un paradosso, ma forse Leonardo sarebbe stato davvero l’allenatore perfetto per guidare l’attuale organico, più simile alle sue filosofie calcistiche, senza doverle snaturare con Huntelaar sulla destra.
Come detto però, Allegri ha il diritto ma addirittura il dovere di provare: le prime prestazioni stagionali hanno dimostrato che la difesa balla eccome ed il centrocampo spesso stenta contro un adeguato pressing. Già detto della difficile compatibilità Pirlo-Seedorf e dell’indispensabilità di Boateng, occorrerebbe discutere delle scelte da fare in attacco: il progetto “Fantastici 4” sembra mai come oggi lontano anni luce, ma resta il più affascinante per i tifosi e per chi tira fuori “il grano”, dettaglio non da poco nell’ottica dell’accattivarsi fiducia e consensi. Clarence Seedorf, allenatore in campo rossonero, ha detto senza troppi fronzoli: “Non dobbiamo ridurci come l’Inter di una volta, con i lanci lunghi per Ibrahimovic”. Un modo “colorito” per rendere l’idea del rischio da scongiurare, anche se, per la verità, un simile estremismo potrebbe risultare anche più fruttifero dell’ibrido schierato in Olanda: sarebbe però l’apoteosi dell’accontentarsi e non quella dell’imporre il proprio “giuoco” spettacolare sui campi di tutta Europa, missione che il Presidente Berlusconi ha sempre posto in cima alla propria volontà. Per riprendere una metafora ormai impolverata, ma sempre di moda com i jeans: il sarto è volenteroso e l’abito è di difficile realizzazione… Ma la stoffa, quella è ottima: ora non resta che impiegarla come merita.

[Francesco Letizia – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

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