Roma: gli errori di mercato si pagano. Baptista ha il diritto di dire no

In un’estate noiosa dal punto di vista del calciomercato, sopratutto in casa giallorossa, a tener banco sembra essere la telenevola Baptista. La Bestia, e non da giugno, bensì dalla finestra di mercato di gennaio, sta rifiutando tutte le offerte provenienti da città e campionati che il giocatore non ritiene essere alla sua altezza. Dopo i primissimi colpi di inizio estate, Simplicio e Adriano, entrambi arrivati a costo zero, la Roma si è presa forzatamente una lunga pausa.

La campagna acquisti non è finita, e gli ultimi giorni e le ultime ore, si sa, sono i più caldi (soprattutto in tempi di crisi come questi). Ma Pradè non potrà muoversi finchè non riuscirà a vendere almeno uno dei pezzi pregiati in rosa (o forse sarebbe meglio dire “fuori rosa?”). In pole c’è proprio il brasiliano: lo scorso anno ha giocato molto poco, e quelle volte che Ranieri lo ha schierato in campo, la Bestia non ha mai dato l’apporto che si sperava. Il suo ingaggio, poi, è fra i più alti della squadra. Un club come la Roma, che si autofinanzia, non può proprio permettersi il lusso di avere nello spogliatoio un giocatore strapagato e che non rientra negli schemi dell’allenatore. Venderlo, anche facendo una minusvalenza, è l’unica soluzione.

La Bestia arrivò a Roma nel Ferragosto del 2008 firmando un contratto quadriennale a 4,5 milioni di euro lordi l’anno. Al Real Madrid venne accordata una cifra di 9 milioni di euro pagabili in 3 anni più un corrispettivo variabile di 1 milione di euro, per i successivi 4 anni, in caso di qualificazione alla UEFA Champions League per un massimo di 2 milioni. Un’operazione onerosissima (l’ultimo grande colpo dell’era Franco Sensi che si spense dopo pochi giorni, il 20 agosto), che però, si è rivelata essere uno dei più grandi flop di mercato della dirigenza romanista. Il brasiliano venne accolto in città con grande entusiasmo; il suo primo anno con Spalletti non fu da buttar via. Concluse la stagione con 11 gol totali (9 in campionato – tra cui quello nel derby – e 2 in Champions League). Poi bisognò aspettare 9 mesi (una gravidanza) per riverderlo esultare a un suo gol, era il 13 febbraio 2010, con una rete nella gara contro il Palermo.

Julio Baptista nle mercato invernale scorso è stato vicino a vestire la maglia dell’Inter, poteva rientrare nell’operazione di acquisto definitivo di Nicolas Burdisso (altra telenovela estiva), poi non se ne fece più nulla. Milano, quella sì era una destinazione gradita alla Bestia, che negli ultimi mesi ha rifiutato di accasarsi in Turchia (dove piace a diversi club), in Grecia e presso società minori di campionati più importanti. L’ex Real vuole giocare soltanto in campionati di livello, la Premier e la Liga su tutte: alla Bestia, neosposo, sta inoltre a cuore anche la valutazione della città in cui trasferirsi. Roma gli piace molto, prima ha vissuto a Madrid, e non accetta di dover traslocare in luoghi a suo giudizio meno vivibili.

E qui è necessaria una riflessione. Come biasimarlo? Di fronte al calcio-business dei nostri giorni, in cui i protagonisti sono sempre più giocatori mossi soltanto dal desiderio di guadagnare, guadagnare e ancora gudagnare, è giusto criticare un calciatore che decide di rifutare allettanti offerte economiche pur di non andare in club ritenuti di minore spessore? Baptista con la Roma ha ancora altri due anni di contratto, e i contratti vanno rispettati. Questa regola non può valere soltanto quando a partire sono i beniamini della tifoseria. La piazza ricorderà le critiche piovute su Christian Chivu quando lasciò la capitale per indossare la maglia dell’Inter in cambio di un ingaggio sontuoso. La piazza ricorderà quando Amantino Mancini per un anno entrò in campo per la Roma con il broncio perchè voleva andare a Milano per firmare un contratto milionario già pronto da tempo per lui (a proposito, che fine ha fatto Mancini?).

La stessa società non è nella posizione di poter puntare i piedi di fronte ai continui “no” di Baptista, non ultimo il rifiuto al Galatasaray che sta facendo carte false per averlo (l’ultima offerta è da 14 milioni di euro per 4 anni). L’errore fu a monte: prendere l’ennesimo scarto del Real Madrid e farne un gioiello della campagna acquisti di due anni fa, senza sapere bene dove collocare un giocatore che un vero e proprio ruolo non lo ha mai avuto. Gli errori di mercato prima o poi si pagano. Quella stessa estate in extremis, al 28 agosto, arrivò anche Jeremy Menez: il francesino per un anno è stato un mistero per tifosi e appassionati. Poi lo scorso anno ha fatto intravedere qualche lampo di classe: non fu pagato poco dalla Roma (10,5 milioni di euro, più un bonus di 1,5 milioni di euro in caso di qualificazione della Roma alla UEFA Champions League per le stagioni 2008/09 o 2009/10 o 2010/11), ma se dovesse espoldere nella stagione che sta per iniziare sabato sera con la Supercoppa, quello sì che sarà stato un autentico affare per i colori giallorossi!

[Giulia Spiniello – Fonte: www.vocegiallorossa.it]

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