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Roma: le partite degli altri

Le ammissioni di colpevolezza servono a poco, se restano sterili e se sono contraddittorie, come quelle di Ranieri. Non si può infatti dire che si ha la colpa di una certa situazione per poi puntualizzare che le scelte fatte erano quelle giuste, come ha fatto il tecnico con un cronista di Sky.

Non è l’unica incongruenza, questa: è molto contraddittorio, almeno a giudizio di chi scrive, parlare di colpe proprie e poi ricoprire l’avversario di lodi e complimenti francamente eccessivi, per quanto bene possa aver giocato il Napoli di Mazzarri. Mazzarri, non il colonnello Lobanowsky e neppure Guardiola. Questo per dire che il Napoli in trasferta sfrutta in maniera efficacissima gli spazi che gli si lasciano e le ripartenze orchestrate con qualità e realizzate a grande velocità, viste le qualità dei singoli in attacco, ma a livello strategico non appare un meccanismo particolarmente raffinato. Una Roma concentrata e determinata, come ce l’aspettavamo dopo l’umiliazione di San Siro, quegli spazi non li avrebbe lasciati e neppure avrebbe consentito quella perenne superiorità azzurra a centrocampo. Più colpe romaniste che meriti partenopei, dunque; su questo non abbiamo dubbi, pure considerando che invece dello 0-2 avremmo potuto ritrovarci sul groppone un risultato molto più rotondo, se Julio Sergio non ci avesse messo la pezza più di una volta e soprattutto nel secondo tempo.

Però, oltre allo sfruttamento degli spazi e ad una corsa fluidissima, il Napoli ha avuto dalla sua anche un approccio famelico alla partita, una tigna che sin dai primi minuto si è vista su ogni pallone, in ogni zona di campo, assieme ad una serie di provocazioni in cui la Roma è caduta. Mazzarri, l’abbiamo detto, non sarà un alchimista della tattica ed è peraltro un nome che quando lo scorso anno venne accostato, come ipotesi, ai nostri colori, ci fece gridare al ridimensionamento. Però, in un confronto speculare su come i nostri avversari, allenatori compresi, affrontano le partite, abbiamo fatto caso al suo scamiciarsi, sbracciarsi, dimenarsi continuo ai confini della propria area tecnica. Certo, non è l’apparire esagitati che fa la differenza, altrimenti Oronzo Pugliese avrebbe vinto sei Coppe Dei Campioni e Liedholm neppure un “Pezzana”, però è lecito dire che la tensione agonistica che il Napoli è riuscito a tenere per tutti i novanta minuti è la stessa che abbiamo visto scuotere il tecnico toscano in panchina.

Non vogliamo qui censurare l’aplomb  di Ranieri, sono ben altre le critiche che avremmo da muovergli e poi quello stesso aplomb ha portato lo scorso anno ad un quasi-scudetto; però ogni tanto fa bene spiare le partite degli altri, guardare le cose da un altro angolo prospettico, come il protagonista di quel meraviglioso film tedesco, spia della Stasi per il governo della defunta DDR, che attraverso il monitoraggio dell’esistenza altrui scopre cose di se stesso che mai avrebbe sospettato. Come le vite, anche le partite degli altri ci possono aiutare a capire meglio le nostre, anche se nelle ultime settimane, a proposito della Roma, ci sembra di aver capito quasi tutto.

[P. Marcacci – Fonte: www.forzaroma.info]

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