Il Tour de France omaggia (finalmente) l’Italia

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Due eccezionali prime volte nella storia della corsa più importante al mondo: la partenza dall’Italia e l’arrivo a Nizza invece che a Parigi, a causa delle Olimpiadi, che partiranno subito dopo

Il Tour de France 2024, ha dichiarato da mesi Christian Proudhomme, capo dell’organizzazione della Grande Boucle, sanerà una storica ingiustizia: mai nella storia ultracentenaria del Tour, la corsa era partita dal Paese “cugino”, da un Paese che condivide, con la Francia, il ruolo di culla storica dello sport della bicicletta. E questo a un secolo esatto, come ha ricordato il presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini, intervenuto alla presentazione, dalla prima vittoria di un italiano nella corsa francese, il leggendario Ottavio Bottecchia, autore peraltro di una doppietta consecutiva (1924-25). Ne sarebbero seguite altre otto di vittorie finali, con le doppiette di Gino Bartali e Fausto Coppi, e le vittorie di Gastone Nencini, Felice Gimondi, Marco Pantani e Vincenzo Nibali.

E in verità le tre e tappe e mezza che si correranno in territorio italiano, omaggeranno direttamente molti fra i grandi nomi sopraccitati: Bartali innanzitutto, con la partenza da Firenze sabato 29 giugno. Pantani, con la partenza della seconda tappa da Cesenatico, che farà tappa a Bologna. Su questo, ci si consenta di aprire una polemica parentesi: l’omaggio a Marco Pantani, in quello che sarà il ventennale della scomparsa, suonerà come una beffa, se consideriamo come ingiustamente e vigliaccamente il Tour lo abbia trattato negli ultimi anni della sua carriera, escludendo dagli inviti la sua formazione, anche in quel 2003 in cui si corse il Tour del centenario, e lui era uno dei vincitori ancora in attività, e lui era tornato competitivo, per quell’ultimo, lancinante, emozionante, tentativo di lasciarsi alle spalle i suoi fantasmi. Certo, c’era un’altra organizzazione, a quella attuale non si possono dare colpe non sue. L’omaggio a Coppi infine, con la partenza della quarta tappa da Pinerolo, città indissolubilmente legata al mito di Coppi, prima del ritorno sul suolo francese.

E le tappe in terra italiana riserveranno peraltro subito percorsi molto impegnativi: l’arrivo di Rimini sarà preceduto dalla scalata delle colline romagnole, l’arrivo di Bologna sarà posto sul durissimo Colle di San Luca, con una doppia scalata da percorrere. L’arrivo di Torino, nella tappa con partenza da Piacenza, sarà invece il primo riservato ai velocisti.

Da Pinerolo i ciclisti si incammineranno verso le Alpi francesi, passando dal Sestriere e dal Galibier, scalato però dal versante più semplice, prima dell’arrivo a Valloire, che chiuderà una fase di avvio difficile come mai avvenuto nella storia della corsa, cui seguirà una fase interlocutoria, con alcune frazioni sostanzialmente pianeggianti, la quinta, la sesta e l’ottava. La settima invece prevede una cronometro individuale di 25 km. Più interessante la nona tappa, con partenza e arrivo a Troyes, con all’interno molti tratti di quello sterrato che ormai è cercato come l’oro dagli organizzatori, e che effettivamente riserva tappe sempre spettacolari.

Dopo il primo giorno di riposo, il 7 luglio altro arrivo per velocisti, a Saint Amand Montrond, è previsto il primo vero arrivo in salita della corsa, ai 1238 metri di località Le Lorian, sul Massiccio Centrale. A Villeneuve sur Lot e a Pau, città quasi immancabile nei percorsi del Giro di Francia, vi saranno altre occasioni per i velocisti, ed in particolare per Mark Cavendish, che farà un altro tentativo di ritoccare lo strepitoso record di vittorie di tappa che per il momento detiene assieme a Merckx, dopo aver dovuto abbandonare quest’anno per una rovinosa caduta.

Ma Pau vuol dire che i Pirenei stanno arrivando, ed il secondo fine settimana vedrà i corridori affrontare due arrivi molto impegnativi. Ci piace più la prima tappa per la verità, per la distribuzione delle salite, con l’arrivo sul Pla D’Adet immediatamente preceduto dal Tourmalet e dall’Hourquette d’Ancizan, che quella con arrivo a Plateau de Beille ma con le altre salite troppo distanti. Il bellissimo anfiteatro romano di Nimes, dopo il secondo giorno di riposo, sarà sede di una tappa facile, mentre il giorno dopo vi sarà un finale di tappa molto insidioso, con salite ravvicinate prima dell’inedito arrivo a Superdevoluy, che segnerà l’ingresso nel gran finale della corsa, per la prima volta lontano dalla capitale di Francia. Dopo un’altra tappa interlocutoria a Barcellonette, la tappa con arrivo a Isola 2000 vedrà i ciclisti affrontare pure Vars e Bonnette, la cima più alta della corsa, a oltre 2800 metri. Il sabato altra tappa di montagna, sulle Alpi marittime attorno a Nizza, da cui prenderà il via la frazione, e altro arrivo inedito sul Col de Couillole.

L’ultimo giorno infine, invece del traguardo riservato ai velocisti che poteva garantire Parigi, ci sarà la seconda prova contro il tempo. 35 km, scalando pure il Col d’Eze, che i professionisti conoscono perfettamente perché sempre scalato nella Parigi-Nizza.

La scelta di inserire due cronometro individuali, come accadrà anche al Giro 2024 del resto, ci pare opportuna, ed in linea col ciclismo tradizionale. Certo, assieme le due crono messe assieme non arrivano neppure ad eguagliare una tipica maxi crono dei Tour, ormai vecchi e sepolti, dell’era Indurain o Armstrong. E in generale, i gusti degli organizzatori francesi cercano di assecondare molto la tendenza a creare percorsi il più possibile movimentati, con chilometraggi non eccessivi ma che invitino agli attacchi, con salite inedite e difficili, a sostituire, almeno parzialmente quelle che gli appassionati di ciclismo conoscono a memoria.

La seconda parte della gara riserverà cinque arrivi in salita, difficile non dare come favorito il vincitore delle ultime due edizioni, il “ghiacciolo” danese Jonas Vingegaard, tanto forte quanto algido.

Per quanto riguarda il resto del lotto-partecipanti, aspettiamoci come al solito il meglio possibile dell’offerta, che esclude quasi del tutto il ciclismo italiano attualmente dal lotto, se non per qualche successo parziale, come è stato il conseguimento della maglia pois da parte di Ciccone quest’anno. Il Tour de France sta diventando, se possibile, sempre più importante e prevalente rispetto al resto, ed il Giro d’Italia, in questa fase storica, è l’evento più penalizzato da questo fra quelli di grande tradizione storica del ciclismo. E paradossalmente proprio la corsa rosa sarà ancora più schiacciata il prossimo anno, visto l’evento tanto inedito che si terrà poche settimane più tardi sulle stesse strade.

L’incognita più grande è legata alle scelte di Tadej Pogacar, visto che ancora non si può escludere che l’anno prossimo possa tentare l’accoppiata Giro-Tour. Si saprà a breve, ma non ci scommetteremmo molto…

A cura di Fabio Alfonsetti