A fari spenti. San Siro ospita la Roma. L’avversario ai raggi X

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UN QUARTO D’ORA, UNA SCOSSA. Chi frequenta da vicino Milanello, racconta che l’anno scorso la stagione del Milan cambiò nell’intervallo di Milan-Roma. Al quarantacinquesimo i ragazzi rientrarono in spogliatoio spenti, demotivati, quasi afflosciati. La Roma era in vantaggio con un gol di Menez propiziato da un clamoroso errore di Thiago Silva, e il Milan era più vicino alla zona retrocessione che al vertice della classifica. Ma, in quel quarto d’ora, qualcosa cambiò. Leonardo, che inizialmente aveva presentato un 4-4-2 con Ronaldinho e Pato in attacco, decise di fare fino in fondo di testa sua: basta diktat presidenziali, si gioca con il 4-2-3-1. Dentro Inzaghi nel ruolo di centravanti, Pato largo a destra, Ronaldinho largo a sinistra e Seedorf trequartista.

Il Milan si trasformò, diventando bello e a tratti irresistibile. Rigore di Ronaldinho, uno a uno. Perla di Pato su assist dello stesso Ronaldinho, due a uno. La stagione del Milan svoltò, la squadra tornò a respirare l’aria dell’alta classifica e il 4-2-3-1 venne ribattezzato 4-2-fantasia. Poco più di un anno dopo il Milan si presenta all’incontro casalingo con la Roma forte di ben altre convinzioni e di un primo posto in classifica che ha portato fiducia ed entusiasmo. Alla vigilia di questo Milan-Roma non c’è dunque la pressione di un anno fa, quando la panchina di Leonardo iniziava se non a traballare almeno a scricchiolare, ma il risultato potrebbe rivelarsi comunque molto importante.

Se una sconfitta consentirebbe alla Juventus di avvicinarsi sensibilmente al Milan, chiudere l’anno battendo la Roma vorrebbe dire dare un segnale forte chiaro al campionato. Un segnale talmente forte che arriverebbe anche negli Emirati Arabi, dove poche ore prima l’altra metà di Milano si giocherà il Mondiale per Club credendo di poterne trarre beneficio anche per una rincorsa al Milan in campionato.

UN DIESEL PERICOLOSO. E la Roma, invece, come arriva a questo appuntamento? La squadra di Ranieri paga, come sempre da qualche anno a questa parte, una partenza ad handicap che condiziona pesantemente l’umore della piazza ma che, allo stesso tempo, fa da molla per una risalita importante. Dopo un avvio di stagione talmente complicato da mettere in seria discussione la permanenza di Ranieri, la Roma sta trovando pian piano la quadratura del cerchio e si candida ad un ruolo da protagonista nella seconda parte di stagione. Ora che la qualificazione agli ottavi di Champions è stata ottenuta, potrà concentrarsi per due mesi sul campionato senza altre distrazioni. Attualmente la Roma è sesta in classifica con quattro punti in meno della Juventus e dieci lunghezze dal Milan, ma la rosa a disposizione di Ranieri è di grande livello, qualitativamente molto superiore a quella di Lazio e Juventus. L’equivoco maggiore, però, riguarda il suo simbolo: capitan Totti.

EQUIVOCO PERICOLOSO. Sono del parere che l’attacco ideale della Roma sia quello formato da Vucinic e Borriello, con Menez a supporto. Classe, potenza, velocità, freschezza e dinamismo. Caratteristiche, le ultime tre, che purtroppo non appartengono più ad un campione come Totti. Sempre più spesso la presenza di Totti rende il gioco della Roma più lento e prevedibile, mettendo in ombra Borriello e privandolo dei guizzi di Mirko Vucinic. Non siamo qui a dire che Totti sia ormai inutile per la sua Roma, anzi. Se dosato nel modo giusto, la sua esperienza e i suoi piedi fatati potranno rivelarsi ancora determinanti per i giallorossi. Il suo carisma e le sue intuizioni geniali sono ancora merce più unica che rara in Italia e in Europa, ma forse la piazza romana e lo stesso capitano dovrebbe accettare un ridimensionamento della sua importanza e un centellinamento del suo utilizzo. Ne trarrebbe giovamento sia il rendimento di Totti che quello della Roma, che potrebbe velocizzare il suo gioco e programmare il futuro abituandosi alla non indispensabilità del capitano.

POCHI DUBBI. Ranieri confermerà il 4-3-1-2 presentato nelle ultime settimane. Assenti Julio Sergio e Lobont, tra i pali giocherà Doni. Cassetti, Mexes, Juan e Riise dovrebbero essere i quattro difensori. Il norvegese non è al meglio, ma al momento appare ancora favorito su Castellini. Simplicio, De Rossi e Pizarro saranno i tre centrocampisti alle spalle di Menez. Con Vucinic ancora acciaccato e Adriano indietro di condizione, davanti giocheranno ancora Totti e Borriello. A differenza di Gilardino, fischiatissimo qualche settimana fa a San Siro, Marco raccoglierà solo applausi e saluti dal suo vecchio pubblico. Il Milan l’ha sacrificato per puntare su Ibra e Robinho, ma il passato non si dimentica. Borriello sa quanto gli ha dato il Milan e quanto l’hanno amato i tifosi nell’ultima stagione. L’ambiente rossonero, dal canto suo, sa bene quando Marco abbia dato alla nostra maglia in termini di gol e professionalità.

[Gabriele Pipia – Fonte: www.ilveromilanista.it]