AIC, Calcagno: “Abbiamo il dovere di mandare avanti i campionati”

204

Le parole del vicepresidente dell’AIC Umberto Calcagno nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Radio RAI.

ROMA – Il vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori Umberto Calcagno è intervenuto ai microfoni di Radio RAI. Queste le sue parole: “Quella della Lega di Serie A non era una proposta, anche perché formalmente la Lega non può formularla, era un comunicato che nell’ultimo inciso ha spiegato bene che le contrattazioni vanno fatte a livello di singolo. Il comunicato tra l’altro è arrivato in un momento in cui le squadre stavano già ragionando coi propri calciatori. Rispetto a qualche giorno fa mi pare che stia prevalendo il buonsenso, ed i ragionamenti mi sembra che siano ricominciati senza dover fare operazioni muscolari che in questo momento non giovano a nessuno”.

Calcagno ha, poi, aggiunto: “Nessuna delle parti sociali ha avuto il mandato dall’intera categoria per trattare: tra serie A e Lega Pro ci sono differenze enormi ed è impensabile che, anche all’interno della stessa categoria, si possa tracciare una linea comune per tutti. Ci sono differenze anche all’interno delle stesse squadre: c’è chi ha scadenza di contratto datata 30 giugno rispetto a chi ha un biennale o un triennale in essere, o una parte premiale molto importante rispetto a chi invece non ce l’ha, per cui scaturiscono contrattazioni che è giusto che siano fatte di persona in persona. Ma sottolineo che non c’è stato un calciatore che non si sia reso disponibile alla trattativa”.

Sull’eventuale ripresa dei campionati: “Già da qualche settimana stiamo lavorando sull’ipotesi di poter andare otre il 30 giugno perché abbiamo tutti la responsabilità di mandare avanti i campionati se l’epidemia, e chi decide sulla nostra sicurezza, ci darà la possibilità di completarli. Non possiamo farci trovare impreparati, è una posizione dell’intero mondo sportivo, non esiste sull’argomento una posizione dell’AIC o delle Leghe, perché stiamo tutti attendendo che ci siano segnali importanti da chi ha la responsabilità della nostra salute. Sarebbe un peccato se, avendo la possibilità se mai l’epidemia ce lo permettesse, non si riuscisse a portare a termine la stagione; tutti i tecnicismi, come ha indicato la FIFA, sono superabili, tornare a giocare vorrebbe dire essere usciti dalla fase più critica del nostro Paese e il calcio potrebbe dare una mano al ritorno alla normalità regalando qualche sorriso”.

E, infine, la conclusione: “Sono convinto che se non riusciremo a completare i campionati, e purtroppo le esperienze passate ce lo insegnano, il prossimo campionato rischia di partire molto più tardi perché il contenzioso che si creerà sui due terzi di campionato già disputato, e sulle decisioni che per forza di cose il nostro mondo dovrà prendere, perché abbiamo la responsabilità sportiva di decretare promozioni e retrocessioni, porteranno a posizioni che sicuramente scontenterebbero qualcuno. Il mio augurio è che la stagione si possa concludere, vorrebbe dire anche preservare gli investimenti di chi quest’anno ha fatto calco”.