AIC, Tommasi: “La posizione della Lega Serie A è nota”

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Tommasi: "Serve una FIGC forte, Abete è il nostro candidato"

Le parole del presidente dell’Associazione Italiana Calciatori nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport.

ROMA – Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sky Sport. Queste le sue parole:  “Non è l’organo che decide se si riprende a giocare ma è una posizione che conoscevamo già, si andrà oltre il 30 giugno come stabilito da UEFA e FIFA, noi siamo concentrati a parte del protocollo per gli sport di squadra. Vediamo se si riuscirà a ripartire con un protocollo di ripartenza con allenamenti individuali per atleti di sport di squadra”.

Sull’ordinanza dell’Emilia Romagna: “Quello che dicevamo noi e chiedevamo: dobbiamo capire quanto questa ordinanza possa essere messa in pratica, visto che anche i comuni vorranno dire la loro, era il senso della chiacchierata che ho avuto modo di fare col ministro Spadafora. Discrepanza tra regioni? “È la particolarità del nostro movimento: la disparità di trattamento tra atleti individuali e di squadra e stiamo cercando di approntare il protocollo che oggi non è previsto, questo per tutti i giocatori, anche per quelli di categoria inferiore. I tifosi sono quelli di una stagione che può essere fermata, c’è il tempo per ragionare, quelli di riapertura su sport individuali e altri sono piccoli step che anche nel calcio vorremmo”.

Sugli esempi che possono arrivare dall’estero: “Abbiamo visto, sin dai primi di marzo, e imparato ad aspettare. Le decisioni prese oggi avranno altre premesse tra una settimana, i commenti di oggi verranno superati dagli eventi. Serve capire come arrivarci a piccoli step, c’è bisogno di una preparazione progressiva, non so se c’è un modello di riferimento e non vedo grande ottimismo neanche all’estero. C’è da fare un percorso, vedremo se l’inizio degli allenamenti individuali potrà esserlo. Paure dei giocatori? “Una che riguarda il movimento, che riguarda la sostenibilità e la chiusura dei campionati pone tanti interrogativi visto che tante squadre mettono in dubbio la ripresa come azienda. Dall’altra una paura che riguarda la sicurezza sul posto di lavoro, dell’attività, ci sono parecchi calciatori che hanno una sensibilità diversa rispetto ad altre regioni”.