Ballardini: “É una stagione che è nata male, in mezzo ha continuato ad andare male ed è finita ancora peggio”

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logo-bolognaMortificato lui. Distrutti i giocatori. É la fotografia scattata da Davide Ballardini al termine della sconfitta con il Catania che ha sancito la retrocessione in B del Bologna a sei anni dall’ultima promozione in serie A.

Mister, serviva una vittoria per mantenere vive le speranze ma il Bologna non ce l’ha fatta.“Da quando siamo arrivati noi spesso ci è capitato di non meritare di perdere. Oggi per me il Bologna non meritava neanche di pareggiare, ma abbiamo perso: questo è un po’ il riassunto della stagione. Tanti errori commessi, a partire da quando siamo arrivati, a partire dall’allenatore, tutti noi dobbiamo farne buon uso. Ero convinto che vincendo avremmo potuto giocarcela ancora: la partita l’avete vista anche voi. É una stagione che è nata male, in mezzo ha continuato ad andare male ed è finita ancora peggio”.

Parlava di errori: cosa si rimprovera?“Si lavora, durante la settimana, e si fanno delle scelte: a volte le scelte si possono sbagliare. Lavorando sai che puoi fare degli errori, cerchi di farne il meno possibile ma sai che ne puoi commettere. Abbiamo cercato tutti noi di fare del nostro meglio: nessuno, squadra, allenatore e società, voleva arrivare a questo punto. Ora non conta nulla quello che è stato. Conta il risultato che abbiamo ottenuto, che purtroppo è negativo. Diamanti? E un giocatore importante, meraviglioso, ma non dimentichiamo che Kone lo abbiamo avuto poco e Della Rocca mai. Eravamo convinti di poter fare un bel lavoro lo stesso, nonostante Diamanti, Della Rocca e per lunghi tratti Kone”.

La cessione di Diamanti ha pesato però parecchio.“Eravamo convinti di poter fare un buon lavoro anche senza Alessandro, tutto qua. Dopo la sua cessione, tra l’altro, avevamo vinto a Torino. C’era la convinzione, nonostante si fosse perso un gran giocatore come Alessandro, di poter riuscire a ottenere la salvezza. Il dato dice che abbiamo fatto tutti un errore”.

Aritmeticamente, la retrocessione è arrivata oggi. Ma, di fatto, quando è retrocesso il Bologna?“Se oggi il Bologna avesse vinto, per me avrebbe ancora potuto giocarsi la salvezza. Il Bologna è retrocesso un po’ alla volta: quando si deve vincere magari si pareggia o addirittura si perde. Ci sono state delle situazioni in cui avremmo potuto portare a casa dei punti e non lo abbiamo fatto per nostri limiti. Il Bologna, piano piano, si è giocato la salvezza: non è questione di una partita ma di una stagione”.

Gli attaccanti che non hanno segnato è stata una zavorra pesante.“Ci sono di quelle annate in cui  un po’ gli attaccanti hanno la stagione no, un po’ non vengono serviti bene da centrocampisti e difensori: è una concomitanza di situazioni. Ti manca il centrocampista che ti dà la palla gol, tu attaccante non sei nella stagione giusta e il risultato è che l’attaccante non fa gol e i centrocampisti fanno fatica a servire gli attaccanti perché magari nel loro dna non c’è la palla importante da dare agli attaccanti. Nelle prime 18 partite di campionato non c’eravamo,  ma probabilmente è una somma di tanti piccoli, medi e grandi errori che hanno portato il Bologna a retrocedere. Non c’è un errore che porta a dire: se lì avessimo fatto gol le cose sarebbero cambiate. É una serie lunga di errori. Ai numeri non si può dar contro, guardando le partite, possiamo vedere che abbiamo avuto occasioni in cui avremmo potuto pareggiare o vincere: ma questo non conta nulla”.

La squadra come è arrivata alla partita di oggi?“Certamente era molto appesantita dalla situazione, ed è un discorso diverso dall’essere spenta. Era molto appesantita, sentiva tremendamente la responsabilità, sono ragazzi perbene e vogliono dare soddisfazione ai tifosi, ce la mettono tutta ma lavorano con molto peso sopra le spalle. Questo porta  poca serenità, le gambe non girano come vorresti e quello che vuoi fare non ti viene”.

Stiamo parlando però di professionisti lautamente pagati.“Io vengo dal niente e anche io, quando ero nulla prima di arrivare in serie A facendo tutte le categorie, la pensavo così. Purtroppo un fatto è essere professionista e guadagnare tanti soldi e un fatto è la testa: non c’entra niente. La testa è legata al momento, alle difficoltà e al fatto che giochi nel Bologna. La maglia del Bologna pesa, tu vorresti dare tutto perché sai che a Bologna, se vai bene, sei idolatrato, non riesci a dare quello che tu vorresti e ti pesa tutto molto di più, nonostante quello che guadagni. Sono due linee parallele che non si incontrano mai: un conto è il discorso economico, un conto è il discorso mentale”.

Brucia ancora di più essere retrocessi in un campionato che non ha certo espresso valori particolarmente elevati.“Da anni sento dire che, ogni volta, è il campionato più mediocre. Può essere vero che il campionato è  mediocre e brutto per chi lo guarda: ma è retrocesso il Catania, dopo l’ottima stagione dello scorso anno”.

Già intorno al quarto d’ora della ripresa aveva effettuato tutti e tre i cambi…“L’unico cambio tattico è stato quello di Sorensen. Gli altri due sono stati  cambi forzati”.

Quando lei è arrivato si era detto ottimista sulla salvezza. Quand’è che un compito alla portata è diventato improbo?“A gennaio dissi questo, e sapete bene quanto me che i giocatori che c’erano a gennaio, a inizio febbraio non c’erano più. Oltre a Diamanti, come ho detto prima per tante partite non abbiamo avuto Kone e non abbiamo avuto mai Della Rocca. Detto questo, eravamo convinti di poter fare un campionato che ci portasse alla salvezza: c’era questa convinzione, poi i risultati, le partite e il campionato dicono il contrario. Non è un fatto di sopravvalutare l’uno o l’altro, c’era proprio la convinzione di poter fare un buon lavoro visto il gruppo che avevamo a disposizione”.

Oltre al Bologna, anche il Catania è retrocesso. Perché, a suo avviso?“Il Catania per me ha valori importanti, a partire dal centravanti per finire con i difensori. Non so proprio dire perché sia in questa situazione, non posso mettere il naso nelle cose altrui: già faccio fatica a capire le cose che sono dentro casa mia. Io penso al Bologna e sono mortificato perché il Bologna non si è salvato”.

I giocatori come stanno?“Distrutti. Li conoscente, sono tutti molto responsabili e ora sono distrutti: non una parola. E’ vero che c’era questa cappa, ma era dovuta anche al fatto che ogni giocatore ci teneva particolarmente a fare bene. Questo non è accaduto, siamo mortificati”.

[Cinzia Saccomanni – Fonte: www.zerocinquantuno.it]