Bertarelli: “La Sampdoria mi è rimasta nel cuore. Goal nel derby? Indimenticabile”

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Ogni tanto la sfortuna condiziona fortemente la carriera di un giovane talento, ma nemmeno la mala sorte può impedire ai tifosi di restare per sempre affezionati a quel protagonista, al campioncino ammirato negli anni più gloriosi, un attaccante capace di lasciare il segno in uno dei derby più graditi, quello terminato a nostro favore per 4-1 nella stagione 1992-93, e mostrare tutte le proprie indiscutibili qualità prima di un grave infortunio subito in Coppa delle Coppe.

Nonostante mille operazioni, lui non ha mai mollato, non ha gettato la spugna, è ritornato in campo e ha giocato finchè il fisico lo ha consentito. Ancora oggi, a distanza di 15 anni, i tifosi blucerchiati sono protagonisti di attributi di stima e affetto nei suoi confronti. Dimostrazioni meritate e doverose per chi ha dato tutto per la nostra gloriosa casacca. Ci stiamo ovviamente riferendo a Mauro Bertarelli, che Sampdorianews.net ha avuto il piacere di contattare in esclusiva:

Mauro, sei rimasto nel mondo del calcio, o hai preferito seguire strade diverse? “Adesso ho scelto di intraprendere percorsi differenti da quando mi sono trasferito con mia moglie a Civitanova Marche, mi sono preso un anno sabbatico, un anno di transizione, ma, fino a poco tempo fa, svolgevo il ruolo di allenatore e responsabile del settore giovanile a Jesi a livello dilettantistico. In futuro mi piacerebbe molto poter fare l’osservatore tra i professionisti”.

A distanza ormai di tanti anni, cosa ti è rimasto dentro dell’esperienza blucerchiata? “L’era Mantovani, l’uomo e la famiglia Mantovani sono cose irripetibili non soltanto alla Samp, ma credo nell’intero mondo calcistico, l’ambiente che quella famiglia riuscì a creare fu eccezionale. Con Francesca Mantovani sono rimasto amico, ci sentiamo spesso, ero venuto a Genova per il derby rinviato poi per la neve. Sono venuto un altro paio di volte sempre in tribuna, ma dopodomani Francesca mi vuole portare con lei in gradinata Sud. Tornando agli anni vissuti alla Samp, ricordo quando, dopo il mio grave infortunio e un anno e mezzo di stop tra varie operazioni, in occasione della presentazione della squadra a Marassi con il Presidente Paolo Mantovani, la Sud gremita mi accolse con applausi e le mani al cielo, sono cose che ti rimangono dentro per sempre”.

A proposito…come il goal in quel derby vero? “Vero, resta indimenticabile, ho avuto la fortuna di segnare in un derby ancora oggi ricordato per il risultato di 4-1 a favore della Samp, per il sottoscritto si trattava del primo goal in serie A, in più realizzato sotto la Sud. Ricordo i goal realizzati contro Lazio, Cagliari, al 90’ a Bergamo, ma un goal nel derby non può essere paragonato agli altri”.

Che aria si respira prima e durante la stracittadina genovese? “L’atmosfera derby si respira a Genova durante tutto l’anno, poi la settimana precedente e gli ultimi giorni prima della sfida non riesci proprio a dormire. Quando entri in campo, non capisci più niente, i tifosi sono vicinissimi al campo, i fischi e gli applausi di entrambe le sponde fanno sì che il tempo trascorra senza nemmeno che te ne possa rendere conto. Provi della sensazioni che sono indescrivibili, soltanto chi le vive dentro te le può spiegare”.

Nel corso della tua carriera quale è stata la gioia più grande provata e il rimpianto più pesante che non riesci a dimenticare? “Calcisticamente parlando il goal nel derby, ma ritengo ancora più importanti gli attestati di stima e affetto che ho ricevuto dopo l’infortunio da tifosi, compagni, società e dirigenti, nessuno di loro mi ha mai abbandonato. Quella situazione mi ha fatto crescere molto come uomo e giocatore. Il goal nel derby vale molto, ma gli aspetti morali vanno oltre”.

La tua carriera è stata pesantemente condizionata da quel grave infortunio al ginocchio subito in una gara di Coppa delle Coppe contro i norvegesi del Bodo Glimt. Puoi raccontarci le sensazioni vissute in quel lungo calvario? “Erano sorti grossi problemi dopo il primo intervento, rimasi fermo 7 mesi per poi operarmi nuovamente perché l’intervento a Genova non era andato come ci si augurava. Una volta rientrato, fui trasferito in prestito, ma il trauma era stato troppo grande, al di là del fatto che subii altre due operazioni. Sono rimasto sempre in B, un anno ad Empoli, 4 a Ravenna, ma fisicamente fu un calvario. Mi allenavo, ma appena provavo qualcosa in più, il ginocchio si gonfiava e a 31 anni fui costretto a smettere, non avevo più cartilagine, non riuscivo a reggere tre, o quattro partite nel giro di pochi giorni, non potendomi allenare con frequenza, andare a mille alla domenica mi portava a subire strappi, stiramenti e altri guai muscolari, anche se ad Empoli e a Ravenna mi sono ben comportato. E pensare che contro il Bodo non avrei dovuto nemmeno giocare dopo lo stiramento subito in Coppa Italia a Vicenza, ma in quel periodo giocavo sempre, ero ritenuto indispensabile, non giocai a Torino con la Juventus. Nel preriscaldamento con il Bodo, Eriksson mi chiese di provare, parlai con Viganò, mi sentivo a posto e si decise di scendere in campo e la mala sorte mi bloccò subito al primo minuto”.

Dall’esterno come giudichi l’attuale stagione della Sampdoria, a dir il vero piuttosto tormentata con la beffa subita contro il Werder Brema, le eliminazioni dalle varie competizioni, un rendimento altalenante in campionato e la partenza del tandem Cassano – Pazzini? “Quanto avvenuto con il Werder ha avuto ripercussioni sull’intera stagione. Se la Samp fosse entrata in Champions, probabilmente avremmo assistito ad un’altra annata e certi giocatori forse sarebbero rimasti, ma certe scelte vanno prese purtroppo. Uno è andato al Milan, l’altro all’Inter, comunque a squadre importantissime, capisco che i tifosi si siano incavolati, ma dietro a mosse simili devono per forza esserci determinate motivazioni, non credo che la società abbia effettuato tali operazioni soltanto per guadagnarci, non voglio crederci. In generale se un giocatore richiesto da un grosso club e la società non lo cede, si corre il rischio che rimanga scontento, comunque bisognerebbe conoscere come davvero siano andate le cose, quelle interne, non quelle rese pubbliche. Maccarone ha sempre fatto goal, Biabany è veloce, Macheda è un giovane di valore, sono tutti buoni giocatori, ma i due andati via erano dei campioni”.

Chi parte favorito per mercoledì? “Non lo so, è una situazione particolare, la Samp ha dovuto fare i conti con un certo malumore dopo la partenza dei gioielli, ma si è ripresa con la vittoria ottenuta contro il Bologna, anche il Genoa ha incontrato qualche problema in stagione. Entrambe si ritrovano a metà classifica, ovviamente mi auguro che vinca la Samp, ma credo che il pareggio sia il risultato più probabile”.

Su chi punteresti come uomo derby? “E’ una partita a sé, può risolverla l’uomo dotato di maggiore qualità, ma non è detto, potrebbe risultare decisivo un difensore come Gastaldello, oppure un centrocampista. Molte stracittadine vengono decise da un goal realizzato da un giocatore di “secondo piano””.

[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]