Bologna, il punto: c’è molto di Portanova nella serata speciale dei rossoblù

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Se esiste il purgatorio, sono quattro mesi di squalifica. Se esiste il paradiso, è un gol vittoria al rientro dalla squalifica. C’è molto di Daniele Portanova nella serata speciale del Bologna al San Paolo. L’incornata che ha incartato i tre punti è una liberazione, una sublimazione ed è soprattutto ciò che Pioli ha sempre chiesto ai suoi: trasformate la delusione e la rabbia delle sconfitte in energia positiva. Portanova ne aveva da vendere, di energia positiva. E oggi probabilmente sta festeggiando uno dei compleanni (questo è il trentaquattresimo) più belli della sua vita.

Partita memorabile per tanti altri motivi. Bella, prima di tutto. Bella da mozzare il fiato. Come quella del tre a quattro in casa del Genoa con tripletta di Adailton. Con un’aggiunta, in questo caso: che l’avversario era di un’altra categoria. Il <movimento> calcistico (e televisivo) spingeva il Napoli alla vittoria: per motivi di audience meglio sarebbe stato che la Juve non avesse avuto già a Natale lo scudetto impacchettato sotto l’albero. E il Bologna, come nel finale della scorsa stagione quando il Napoli galleggiava in zona Champions, ha guastato la festa <nazionale> per gustarsi la propria.

Poi c’è la storia di Pioli che non perde mai contro Mazzarri e che, anzi, spesso e volentieri lo batte, quattro volte negli ultimi cinque incontri. Ma soprattutto c’è la storia di Kone, famoso in zona gol fin ora soprattutto per il gol facili sbagliati davanti alla porta. Ebbene ieri sera una magìa: lì per lì, dici che è un gol eccezionale. La guardi e la riguardi quella rovesciata e arrivi a una conclusione: quella è roba de fenomeni. Da storia del calcio. Ma Konè non é Pelè. Certo che no. Ma un gol così arriva solo se nelle tue corde c’è una musica speciale. Altrimenti neppure ci provi a buttarla dentro in quel modo. Non ti viene in mente che esiste un colpo così e ne provi un altro. Oppure non ci provi affatto.

Perché il Bologna sbanchi il San Paolo, recriminando pure per il gol valido annullato a Gilardino (fuorigioco che non esiste proprio), è ovvio che molto giocatori siano usciti dal loro spartito, dalla loro normalità. Ma lo è pure che in molti lo abbiano interpretato nel modo migliore. Come Agliardi, che ha parato tutto. Come Gabbiadini, che sta trovando la regolarità nel gol e nell’impegno del grande giocatore. Come Diamanti, che ha giocato una partita di sostanza. Come i difensori che, almeno per un tempo, hanno cancellato dal campo Cavani e Insigne. Come Taider, che riassume in se stesso le doti tecniche e caratteriali che lo segnalano come degno erede di Mudingayi. Come Gilardino che gioca per il Bologna con lo spirito di un principiante che si vuole affermare e senza fermarsi una sola volta davanti allo specchio a guardare quante medaglie si è già messo al petto. Il terzo bomber più prolifico dopo Totti e Di Natale ancora in attività che si sbatte come un ragazzino di primo pelo. Insomma, eccezionale.

É il bello delle vittorie, che permettono di approcciare i problemi con il sorriso sulle labbra. Il Bologna ne ha uno urgente da risolvere: riuscire a fare del suo goleador un protagonista assoluto, non un gregario che scala la montagna ad ogni partita, per poi lasciare che sia un compagno a piantare sulla vetta la bandiera dell’impresa compiuta. Anche se va sfruttato il suo sacrificio. Lo spiegava sabato lo stesso Pioli: se i difensori avversari si concentrano su Gilardino perchè fa sempre il movimento giusto, vorrà dire che qualche compagno dovrà approfittarne. Detto e fatto: Portanova ieri sera raccontava così il suo gol: “ Me lo sentivo, mi sono piazzato dietro a Gila, se abbattono lui, ho pensato, poi ci sono io”. Schema efficacissimo.

[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]