Bologna-Livorno 1-0: una vittoria per i tifosi

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logo-bolognaContava solo la vittoria, i tre punti, il bottino pieno. Per questo più di mille tifosi ieri si sono recati a Casteldebole per stare vicini alla squadra durante l’allenamento di rifinitura. Con il solito amore. Per questo capitan Diamanti ha caricato i suoi compagni prima del match contro il Livorno, gridando nello spogliatoio: “Soffrire, picchiare, giocare”. Con la solita grinta. E alla fine la vittoria, una boccata d’ossigeno dopo due mesi di apnea, è arrivata.

Pronti via, Duncan scodella a centro area un corner velenoso come un serpente a sonagli, la difesa rossoblù si dimentica completamente di Mbaye e Paulinho, il brasiliano colpisce di testa da sottomisura ma spedisce sul fondo. Sembra clamoroso, ma il Bologna non è sotto, non è ferito. È ancora indenne, nonostante il tremendo brivido. Primo indizio di un pomeriggio diverso.

Sul versante opposto, Cech raccoglie un pallone crossato malamente da Kone e lo appoggia nel mezzo di piatto per l’accorrente Crespo, che sfugge alla blanda marcatura di Ceccherini e trafigge Bardi colpendo la sfera di faccia. Sembra ancor più clamoroso, ma il Bologna è avanti, ha sferrato la prima stoccata vincente. Secondo indizio di un pomeriggio diverso. Al 6’ poi Curci spicca letteralmente il volo per deviare in angolo una sassata di Emerson su punizione da lontanissimo, guadagnandosi gli applausi della curva Bulgarelli. Se tre indizi fanno una prova, stiamo davvero vivendo un pomeriggio diverso.

Dopo un avvio frizzante, i ritmi si abbassano gradualmente e le occasioni da gol iniziano a scarseggiare. Al 34’ ci prova Laxalt dopo una bella combinazione Kone-Crespo sulla destra, ma la sua conclusione tutta potenza termina alta. Al 41’ è poi il turno di Cristaldo, che si avventa su un traversone dell’esterno spagnolo ma incorna la sfera troppo debolmente per creare grattacapi a Bardi. Sul finire della frazione Tagliavento ammonisce Diamanti per un fallo su Luci: diffidato, Alino non ci sarà mercoledì a Cagliari. Gran brutta notizia.

A inizio ripresa Morleo rileva Cech, lievemente infortunato, mentre negli amaranto l’ex Siligardi prende il posto di un evanescente Emeghara. La squadra di Nicola sale subito in cattedra e si mette a fare la partita, alla disperata ricerca del pareggio. Come nel primo tempo, i brividi maggiori arrivano nei minuti iniziali, con Sorensen che al 2’ rinvia malamente sui piedi di Schiattarella, il cui destro secco dal limite è trattenuto in due tempi da Curci.

Cristaldo, lasciato un po’ troppo solo al suo destino, corre, lotta e si sbatte, e prova a infastidire la retroguardia toscana con qualche sporadica incursione partendo da posizione defilata. Non è da meno Diamanti, che si abbassa spesso sulla linea dei centrocampisti per creare maggiore densità nella zona mediana del campo, ma un attimo dopo è pronto a gettarsi in avanti con la solita impareggiabile classe. Come al 24’, quando si inserisce all’altezza del dischetto del rigore e va a staccare di testa su un delizioso cross di Laxalt, chiamando Bardi al miracolo in tuffo. Il Livorno gioca meglio, ma il Bologna dà sempre l’impressione di poter chiudere l’incontro da un momento all’altro.

Al 32’ proprio Siligardi prova a rovinare la festa dei rossoblù, aggirando Laxalt con una veronica e scaricando un gran destro che sfiora di pochi centimetri il palo alla sinistra di Curci. Pioli si rende conto del momento di incredibile sofferenza dei suoi ragazzi, e decide di affidarsi ai muscoli di Diego Perez, seppure in condizioni fisiche tutt’altro che eccellenti. Diamanti fallisce il colpo del ko al 42’, ed è un peccato non solo per il tabellino ma anche per la bellezza della giocata: aggancio al velluto col sinistro per addomesticare un campanile di Garics e destro di controbalzo che sibila vicino all’incrocio dei pali.

Così c’è spazio per un ultimo sussulto, una punizione dai venti metri di Paulinho che fortunatamente si perde ai piedi della curva San Luca. Ora è ufficiale, è un pomeriggio diverso: il Bologna ha vinto! Di misura, soffrendo, mostrando ancora una volta i propri limiti, ma ha vinto. Era quello che contava.

La fine come l’inizio, con i tifosi a stringersi attorno alla squadra, in un abbraccio virtuale che poi tanto virtuale non è, perché le sensazioni che il popolo del Dall’Ara è in grado di trasmettere sono qualcosa di concreto, di tangibile. Meravigliosi e decisivi, una vera arma in più nella disperata corsa verso la salvezza.

E con le parole schiette e taglienti del capitano: “Sì, finalmente abbiamo vinto, ma non abbiamo ancora fatto niente. Niente”. Anche senza di lui, ma con queste sue parole ben impresse nella mente, mercoledì si dovrà andare a Cagliari per cominciare a far assomigliare questo niente a qualcosa. Qualcosa di positivo.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]