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Bologna: Pioli punto di equilibrio, stimato nonostante la nona sconfitta stagionale

Per i tifosi è intoccabile, per la società è l’uomo giusto al posto giusto, per la critica è facile mandarlo sempre assolto. Stefano Pioli è l’allenatore del momento. Perde ed è saldo in sella. Perde e non è colpa sua. Perde ma poteva anche vincere. Perde ma era inevitabile. Ha perso per nove volte su quattordici e l’unica voce di dissenso che si è levata nei suoi confronti è stata quella di Massimo Zanetti, ancora oggi secondo azionista del Bologna. Silente in consiglio, parlante (una volta ogni tanto) in pubblico. Ha detto: basta che con Pioli non si vada in serie B, altrimenti bisognerà pur pensare di cambiarlo. Premesso che di cose e di uomini da cambiare prima di Pioli ce ne sarebbero altre, il dubbio che al Bologna farebbe bene una scossa esiste e deve convivere con la certezza che Pioli sia comunque l’uomo che serve al Bologna. É un punto di equilibrio, è l’uomo di calcio, rappresenta l’esperienza che altrimenti scarseggerebbe ed è, contemporaneamente, l’allenatore più battuto della serie A.

Allora che si fa? La memoria va alla stagione maledetta 2005-2006, quella di Calciopoli, ma anche quella di Mazzone che Gazzoni aveva richiamato per salvare la baracca e che mai al mondo, dopo averlo mandato via al culmine della cavalcata in Europa del 1998-99, avrebbe liquidato una seconda volta. Il Bologna non cambiò l’allenatore e non riuscì a fare quel punticino che gli sarebbe servito a salvarsi, nonostante alle sue spalle si stessero facendo giochi pericolosi fra burattini e burattinai. Ripesandoci dopo sarebbe stato saggio tentare qualcosa invece che rimanere immobili in attesa del verdetto.

Che atteggiamento deve assumere oggi il Bologna con il suo allenatore è difficile da stabilire. Probabilmente non c’è una medicina, ma è bene comunque riflettere piuttosto che tenere la testa sotto la sabbia sperando che il problema di una squadra, che si impegna ma non produce, trovi una soluzione. E se poi la soluzione non si trova? Ma lo è cambiare l’allenatore? Nel nostro caso, forse no. Se al mondo esiste un tecnico sicuro che il Bologna così come è stato concepito si possa salvare, quello è proprio Pioli. Figuriamoci: se agli altri (Delio Rossi, Ballardini)  parve una missione impossibile salvare la squadra della passata stagione che più di questa aveva Ramirez, Mudingayi e un portiere più affidabile, chissà se c’è ancora libero da impegni un tecnico disposto a provarci prima che il mercato sia stato fatto o che almeno una strategia per rinforzarsi sia stata varata.

Pioli ne ha perse nove, ma la sostanza non cambia. Un tecnico è licenziabile dopo otto sconfitte su tredici anche da chi non si ispira né a Zamparini né a Preziosi. La società ha stima del suo allenatore e i tifosi non vogliono che, esonerandolo, i dirigenti tentino l’operazione <scaricabarile>. E allora, se creare ulteriori tensioni è l’ultima cosa da fare, la procedura potrebbe essere questa: remare nella direzione di Pioli, accontentarlo in tutto e per tutto al mercato di gennaio (con la speranza che l’aumento di capitale vada in porto e che non sia troppo tardi) e metterlo alla prova con una squadra ricostruita secondo logica. Un tecnico, come chiunque altro lavoratore, è giusto giudicarlo soltanto dopo averlo messo nelle condizioni di lavorare al meglio.

[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]

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