De Rossi, un problema di Rosella. Le tre regole del mercato

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Che deve fare la Roma con Daniele De Rossi? Sono disposti a pagarlo cifre assurde per questi tempi di lacrime e povertà. Conviene lasciarlo andare o no? L’interrogativo riguarda lui, come riguardava Totti, Signori, Del Piero, Kakà, Nesta e via via Adriano (rieccolo, comunque), Ronaldo per arrivare a Zidane, la cui cessione ha modificato i termini della questione. Prima della partenza del testardo francese, si diceva, portando la mano al petto: le bandiere non si vendono. Poi Zidane ha preso a sventolare altrove, i tifosi della Juve se ne sono fatti una ragione e la Juve ha cominciato a vincere come raramente le era successo e sì che ha vinto tanto.

Con quei soldi, Luciano Moggi acquistò praticamente la difesa del Parma, rafforzando la squadra e dando vigore a due teorie: 1) un giocatore da solo non vince le partite; tre giocatori possono vincere le partite; 2) i calciatori si vendono quando vengono richiesti: l’anno successivo varranno di meno e il capitale fa presto a liquefarsi.

Ritorniamo, dunque, alla vicenda che interessa la mezza Europa che conta (l’altra è alle prese con la divina commedia di Mourinho e Capello): che si fa con Daniele? Il ragazzo, che non è stupido e non è falso, a precisa domanda ieri, come scrivono i carabinieri, ha risposto: dicano ed eseguirò gli ordini. Insomma, si è reso disponibile, sempre che siano altri a prendere la storica e pesante decisione. Ci si aspettava un no, com’è capitato in passato. E’ invece arrivato un ni, che é tutt’altra cosa. In pratica ha passato, da buon centrocampista la palla a Rosella Sensi, che adesso deve decidere se tirare in porta.

La Sensi ha sempre detto che solo l’idea della cessione la offende. Ranieri non riesce neppure a immaginarsi una Roma senza De Rossi. Pradè si è adeguato. Conti si gira da un’altra parte, se gli fai una domanda relativa al mediano. I tifosi? Come sopra. Molti di loro già mettono sullo stesso piano De Rossi e Totti, anticipando i tempi: è capitan futuro, non capitan passato. Insomma, un NO robusto, stentoreo, gigantesco. Sino a ieri. Sino alle parole di Daniele che hanno, obiettivamente, aperto un nuovo e imprevedibile scenario giallorosso. A questo punto la società potrebbe ritrovarsi a fare i conti che qualunque azienda, in realtà, dovrebbe fare. Lasciando da parte le ragioni del cuore (ma si può? Il pallone è soprattutto cuore) e aprendo il libro del bilancio, che cosa conviene fare?

Diciamo che Real o Manchester arrivino a contare sino a cinquanta milioni e che questi soldi finiscano nelle mani giuste, che cosa farebbe la Roma con quei soldi? Potrebbe destinarne una decina a un festival giovanile, andando a cogliere i fiori più belli del mondo, entrando dunque in concorrenza con Barcellona, Arsenal, Psv Eindhoven e in genere i club che i campioni amano crescerli in casa. Resterebbero quaranta milioni da investire su un mediano alla De Rossi, un terzino destro, un terzino sinistro, un attaccante esterno. Ne avanzerebbero anche: Simplicio e un centravanti arriveranno a parametro zero. Ricordiamo che la Roma ha chiuso un ciclo e ne deve aprire un altro.

Detto questo, ce ne laviamo le mani. De Rossi è una fortuna averlo trovato, visto e cresciuto: il resto è un problema di Rosella.

[Roberto Renga – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

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