Diavolo in paradiso (commento alla 36esima giornata)

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18° Scudetto per il Milan. I rossoneri vincono un Campionato dominato sin dal principio e tornano a festeggiare in Italia dopo 7 anni; Napoli storico: è qualificazione diretta alla Champions League; dopo il Bari anche il Brescia va in B.

Il Milan di Max Allegri vince a redini basse il 18° Scudetto della propria storia, l’8° dell’era Berlusconi, che dura ormai da un quarto di secolo. Un Tricolore che nel corso della logorante stagione non è mai stato messo in discussione, se non in sporadiche circostanze, badando bene a non far guadagnare poi tanta fiducia alla concorrenza, per gran parte del torneo rappresentata soltanto dallo spavaldo Napoli, che si gode nel frattempo il ritorno nell’Europa dei grandi dopo oltre vent’anni.

Adesso l’anti Milan (se proprio ne dobbiamo trovare uno) è il team di Leonardo, ovvero l’Inter Campione del Mondo, che dopo un lustro di trionfi starà nostalgicamente  alla finestra. Uno dei segreti del trionfo rossonero, massimo comune denominatore dei successi tricolori del passato, è stato quello di non aver praticato, rispetto alla scorsa stagione, grandi cambi, se si eccettuano gli innesti di Ibrahimovic, comunque in lieve flessione rispetto ai suoi standard precedenti, e Robinho (ed in parte Cassano), in modo da non disorientare la squadra e farle assumere quella compattezza necessaria ad ottenere i risultati ad essa consoni.

Un team quindi dai meccanismi già collaudati che ha ritrovato la continuità di rendimento eclissatasi ai tempi di Leonardo. I rossoneri, fra l’altro, in questa stagione hanno saputo ridare soprattutto nuova linfa a gente che pareva sul viale del tramonto, da Seedorf a Zambrotta, passando per Abbiati e Gattuso. In una squadra dal tasso tecnico così elevato è difficile trovare un uomo simbolo che abbia guadagnato terreno sui compagni.

Ma lasciatemi dire come il brasiliano Pato, in certe occasioni, sia stato un pizzico più decisivo rispetto agli altri, siglando gol provvidenziali, come quello contro il Napoli, che ha chiuso letteralmente la porta in faccia alle ambizioni non troppo fantasiose dei partenopei, tornati a sognare dopo lustri di oblio, nel corso dei quali avevano persino saggiato la Serie C.

Napoli che rappresenta la vera sorpresa della stagione, assieme al suo bomberissimo Edinson Cavani, nuovo mostro della Serie A italiana. Al momento il sudamericano conta nel forziere ben 26 reti (avrà un’altra partita per incrementare il bottino), a 2 lunghezze da quel pazzesco Totò Di Natale, leader dei marcatori per il secondo anno di fila, e leader di un Udinese che accarezza con convinzione il miracolo del 4° posto che varrebbe la Champions (preliminari).

4° posto scippato ai danni della Lazio, in una sorta di spareggio fissato da un calendario assai galeotto. Come nel caso del derby della Lanterna, che pare possa condannare alla B una Sampdoria che aveva iniziato la stagione coi preliminari di Champions, seppur con ancora in dote Cassano (poi andato al Milan) e Pazzini (a rinvigorire l’attacco dell’Inter). Il Genoa ha superato in inferiorità numerica i blucerchiati solo all’ultimo secondo, emblema di un destino beffardo che negli ultimi 3 mesi ha accompagnato la squadra di Garrone.

Destino che in taluni casi può essere persino atroce, come quello che ieri (9 maggio) si è portato all’aldilà (a causa di una caduta) il 26 enne belga Wouter Weylandt, quarto corridore a perire al Giro d’Italia. In momenti come questi il cordoglio prende il sopravvento su ogni altro sentimento umano. Tornando, per dovere di cronaca, allo sport nel senso genuino del termine, ricordiamo l’ultimo “suicidio” della Juventus, che col Chievo ha perso la possibilità di giocare la prossima Champions; non basta più nemmeno Del Piero, sempre più dedito agli straordinari (36 enne com’è), ed ai gol (284 in maglia zebrata, di cui 185 in A, sorpassato Batistuta, a -3 da Signori). Il Brescia intanto va a fare compagnia al Bari: è Serie B!