Dove l’Inter vince sempre

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Sarebbe semplice parlare di Gattuso, capitano del Milan, che dopo il pareggio contro la Roma e il raggiungimento matematico dello scudetto va dal popolo rossonero esultante unendosi alla curva nel canto ‘Leonardo uomo di m…’. Reputo che immagini e parole chiariscano tutto ciò che potrebbe esser detto. Chiunque, anche i bambini, riuscirà a trarne le proprie amare conclusioni, pensando ai valori, al modello e agli esempi che i capitani di ogni squadra hanno l’obbligo di fornire ai tifosi di calcio. Io ricordo il sorriso – o i sorrisi, visto che in questi anni ce ne sono stati parecchi -, di capitan Zanetti e dei compagni, o le lacrime di gioia ogni qualvolta l’Inter è riuscita a raggiungere un obiettivo. Come dimenticare la Coppa Campioni sulla testa dell’argentino, euforico, dopo averla alzata sotto il cielo di Madrid? La vittoria contro il Bayern era l’apice di un sogno che si cullava nei 15 anni di gloriosa carriera in nerazzurro e che adesso poteva essere toccato con mano. Non c’è posto per scaramucce, odi ed offese nei cuori in festa interisti.

Milan e Inter sono due mondi di una stessa città, ma che si trovano in poli totalmente distaccati, un po’ come il rosso e l’azzurro, i colori che definiscono la differenza sostanziale tra le due maglie. Tornando alla Champions e allo scudetto rossonero, vien logico pensare ad Ambrosini (tutti l’abbiamo fatto), vice-capitano del Milan, e allo striscione poco nobile esposto durante i festeggiamenti del 2007, dopo la finale di Atene. Anche in questo caso prevale l’accanimento nei confronti dei cugini. Colpevoli di cosa? Di aver trionfato in campionato? L’Inter, che quest’anno vede il tricolore andare sull’altra sponda del Naviglio, non si abbasserà a rispedire al mittente lo squallido invito del centrocampista.

Come detto precedentemente, Gattuso ce l’aveva in particolare con Leonardo, reo di esser passato all’Inter. Anche Abate si è unito inizialmente al motivetto della curva, scegliendo poi di tacere, forse ricordandosi di ciò che ha fatto per lui l’ex tecnico milanista, grazie al quale è diventato titolare inamovibile della squadra. Riguardo a Ringhio, non stiamo certo parlando né di Maldini né di Baresi, campioni di stile e mai una volta sleali con gli avversari. Viene comunque difficile riuscire a trovare delle spiegazioni a quel coro. Chissà, i soldi possono dare alla testa (magari quelli intravisti dall’offerta russa dell’Anzi), ma anche il non vedere uno scudetto per 7 anni può creare grossi fastidi. Nulla comunque giustifica il comportamento del giocatore/ultrà ripreso nel video. Un accenno va fatto anche al secondo portiere del Milan, Marco Amelia, che scuce lo scudetto dalla maglia interista, ma qui non ci troviamo negli studi di una nota trasmissione tv, definita come sportiva e in realtà comica, in cui è stato emulato il gesto. Credo che anche il taglio del tricolore esemplifichi tutta la rabbia incorporata per anni dall’ambiente rossonero, dopo aver visto vagonate di trofei entrare nella bacheca nerazzurra.

Per ciò che concerne le accuse a Leonardo, ho dei dubbi sul fatto che forse, in fondo, venga considerato ancora del Milan, squadra che gli affida sempre ‘ruoli’ diversi. Giocatore prima, poi dirigente, allenatore, traditore (o Giuda) e infine l’ultimo appellativo affibbiatogli dal capitano rossonero, di cui dicevamo prima. E il brasiliano cosa risponde? Come aveva fatto anche il presidente Moratti, spedendo un sms di auguri ad Adriano Galliani e congratulandosi con la sua ex squadra. No, su questo non ho dubbi: Leonardo, in fondo, è sempre stato ‘interista’. Ovviamente non sto parlando della maglia indossata in carriera, ma di stile, filosofia calcistica e rispetto per l’avversario, capisaldi del club nerazzurro. Che siano successi o sconfitte, gioie o delusioni, in questo campo vince sempre l’Inter.

[Daniele Alfieri – Fonte: www.fcinternews.it]